A conclusione del viaggio giornalistico di Tempostretto nel Piau parafrasando il noto film di Troisi potremmo dire “Pensavo fosse amore invece era il ballo del mattone”.
Per fortuna per l’amore non è mai troppo tardi, soprattutto se ci si mette d’impegno per correggere le cose che non vanno.
Sintetizzando le maggiori criticità del Piano possiamo dire che, a dispetto delle premesse:
1)resta la cesura tra la città ed il mare
2)Le Ferrovie continuano ad avere un ruolo pesante, restano i fasci binari ed RFI si appresta a diventare “operatore immobiliare”
3)determinati interessi nel territorio non vengono toccati
4)è un piano che predilige la fabbricazione e la speculazione edilizia
5)manca un’identità definita e restano le criticità ambientali
Strada facendo il Piau ha perso lo spirito originario diventando altro.
La domanda principale è chi abiterà tutte queste costruzioni residenziali visto che Messina va verso la desertificazione. C’ è da chiedersi anche chi dovrebbe utilizzare le aree a fini turistici visto che il nodo della fruizione del mare non è stato risolto.
Quando l’ingegnere capo Leonardo Santoro invita i progettisti a limitare le altezze nelle aree ex Zir e Zis non lo fa perché è un menagramo ma perché il Piano- Tetris nell’addensare una catena di edifici comporterà la costruzione di grattacieli dal momento che lo spazio è quello che è. Una doccia gelata per chi sperava di poter guardare il mare. E che turismo vogliamo sviluppare con attività industriali fianco a fianco ai palazzoni?
Per questo lavoro giornalistico ci siamo basati su documenti ufficiali: la nota del 27 aprile 2017 del Genio Civile che si conclude con “Solo a seguito della riproposizione dell’intera pianificazione urbanistica di dettaglio (…) potrà essere riproposto il Piano in oggetto per la richiesta del nulla osta geomorfologico di questo Ufficio)”, le due note del dirigente del Dipartimento Urbanistico Vincenzo Schiera (una del 28 aprile 2016 ed una del 21 marzo 2017) e quelle del consigliere della terza circoscrizione Santi Interdonato (21 aprile 2016 e 30 gennaio 2017).
“La verità è che è un po' come con l’ossobuco-ci spiega Schiera– ai messinesi resta l’osso mentre la polpa va ad altri. Ho un punto di vista che sta a monte della critica al PIAU come per qualunque programma che non privilegi l'uso pubblico e la rivalutazione ambientale della costa e riguarda il fatto che i sindaci di città di mare rischiano di avere “troppi padroni in casa loro” e di perdere la loro giurisdizione senza rendersene conto proprio su quel pezzo di città che ha dato origine alla città stessa”.
Il dirigente fa l’esempio di chi non ha ceduto a questi rapporti di forza, come il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha usato il Piau per riutilizzare due spazi urbani degradati, uno nella zona del Porto e l’altro in zona ferroviaria ed il sindaco di Bari Emiliano che nella zona ferroviaria di Bari centrale ha creato un grande parco urbano sopraelevato ricucendo le due parti di città separate dalla linea ferroviaria.
“La vita di tutti i giorni in città marinare come Messina, così come ci mostrano le vecchie foto, aveva luogo sulla via del porto e sulla banchina portuale- dichiara ancora Schiera– Dal ’94 in tutta Italia le Autorità portuali hanno preso la guida di queste aree e i cittadini, nel tempo hanno perso il diritto ancestrale di frequentare il proprio porto ,dove prima potevano entrare a piacimento per passeggiare, pescare, incontrarsi con gli amici , guardare lo Stretto, o semplicemente oziare. Adesso gran parte del porto è recintato dalla cancellata che oltre ad impedirne l’accesso non consente la vista sul mare e sul porto antico. Le Autorità portuali hanno piena autonomia sul PRG del porto e così si stanno utilizzando sempre più ampie porzioni di banchine. Si sta pensando anche di realizzare un nuovo grande Terminal, mentre un tempo questa struttura era prevista in una location unica al mondo e da restaurare: La Dogana”.
Per Schiera l’anomalia tutta messinese è quel 30% di affaccio a mare che appartiene ad un altro padrone del fronte-mare: le Ferrovie che si preparano a “mettere a reddito” le immense aree che vanno dalla Stazione Marittima a Contesse.
“A ridosso delle aree di FFSS ,vi sono poi grandi superfici private di cui nel frattempo "lungimiranti" investitori avranno fatto incetta, magari senza esagerati sforzi economici – trattandosi di aree degradate e/o occupate da capannoni abbandonati ed edilizia fatiscente. Per il resto tutta la costa appartiene al terzo grande "padrone di casa " il Demanio Marittimo della Regione che rilascia le concessioni ottenendo cospicue entrate finanziarie, a: lidi,pizzerie, ricoveri barche ,cantieri navali, ristoranti discoteche salvo lasciare qualche fazzoletto di spiaggia libera che , ahimè ,risulta sempre più un'eccezione”.
La questione dello spostamento dei volumi, quel “ballo del mattone” tra le colline ed il mare è stata ampiamente sviscerata nel corso delle 4 puntate. Val la pena aggiungere che in tutto questo “ambaradan” ci si è scordati della Sovrintendenza ai Beni culturali cui toccherà, in sede di Cru a Palermo, dire la sua. Non vi è dubbio che il sovrintendente Micali, così attento come si è dimostrato finora alla tutela del nostro patrimonio culturale, storico, paesaggistico, ambientale, guarderà le carte con la lente d’ingrandimento. Non a caso Santoro, nell’elencare gli atti che mancano all’appello al Piau ha richiesto anche gli studi sulle emergenze archeologiche esistenti, oltre che l’adeguamento al Piano paesaggistico. Il progetto dovrà prevedere tutte le indicazioni volte non solo alla tutela dei beni, ma anche alla valorizzazione. Si va dalla riqualificazione del fronte-mare alla tutela dei beni e dei siti archeologici e storici.
A titolo solo esemplificativo, perché sicuramente vi sono migliaia di contributi, alleghiamo le proposte che nel 2016 Schiera fece all’amministrazione, rilevando come a suo avviso il Piau e il Prg dovessero camminare a braccetto mentre invece l’assessore De Cola aveva già portato il Piano per il water front sulla corsia di sorpasso
LE PROPOSTE DI SCHIERA
1) Per eliminare la persistente separazione tra mare e città esercitata dall'area ferroviaria, sarebbe auspicabile il trasferimento della stazione centrale a Contesse o meglio a Tremestieri o limitare il funzionamento dell'attuale sede ai soli treni che effettuano il traghettamento o alla metroferrovia. Nel caso non si possa rinunciare all'attuale sito si propone di realizzare una piastra, sopra pedonale e sotto fruibile al movimento dei treni. Fascia o piastra composta da elementi scatolari estesa il più possibile. Una cintura o piastra panoramica, sopraelevata appena quanto basta a copertura della sede dei binari che costituisca una terrazza, una promenade dove possano trovare anche posto: un percorso ciclabile per il footing, chioschi, bar e pub all'aperto, ampi spazi verdi per il tempo libero. Una cintura sopraelevata sul mare collegata in vari 'punti con il resto della città e il lato mare mediante rampe e scalinate: i nuovi complessi edilizi previsti dal PIAU si potrebbero avvantaggiare di ciò realizzando proprio alla quota di questa immensa terrazza i locali commerciali (negozi, bar, ristoranti, pub e discoteche)
2)I nuovi complessi edilizi rigorosamente a vetri almeno sul fronte mare per rispecchiare l'azzurro dello stretto – anziché a cortili chiusi del tipo "Borzì" come attualmente disegnati – dovranno rientrare nella tipologia a corte aperta sul fronte mare, con i cortili verdi, fioriti alberati e arredati, tali da essere non di esclusivo utilizzo dei condomini ma di pubblica fruizione
3)L'inscatolamento dei binari. Risolverebbe il 'problema dell'inquinamento acustico rendendo più tranquilla e silenziosa anche la fascia a mare con le sue attrezzature.
Costituirebbe una barriera contro le mareggiate consentirebbe di ammirare e raggiungere il lato mare in qualunque punto, eliminando la cesura secolare esistente tra questa vasta zona centrale e il mare.
4)La parte seminterrata dei complessi edilizi non verrebbe penalizzata in quanto conterrebbe i locali impianti, i servizi, gli ingressi con gli ascensori o scale mobili, i magazzini e i parcheggi dei fabbricati.
Un anno dopo questa nota, datata 28 aprile 2016, il dirigente ne scrive un’altra che trasmette, insieme al Piano alla Commissione urbanistica comunale per “acquisirne il parere di competenza sull'opera e un giudizio complessivo sulle implicazioni o ricadute urbanistiche sul tessuto cittadino direttamente interessato”. Schiera sottolinea come in modo inusuale la procedura progettuale non sia stata incardinata dal Dipartimento urbanistico e come in un anno non siano state apportate modifiche al progetto rispetto ai suggerimenti ed ai rilievi apportati”.
Il Piano continua ad essere scollegato dalla Variante al Prg nonostante non si tratti di un progetto che interessa un’area su Marte ma la “cerniera” per eccellenza tra Messina e la sua identità.
Variante al Prg e Piau non sono due corpi estranei ma devono essere armonizzati, né il Piau può essere camera di compensazione per il salva- colline, perché così facendo si salvano le colline ma a scapito del mare.
Rosaria Brancato