Si è chiuso in meno di 24 ore il cerchio sui due scafisti accusati di aver guidato il gommone malandato su cui viaggiavano i 121 migranti sbarcati ieri mattina nel Porto di Messina.
Si tratta di Musa Sidibeh, 25enne del Gambia, e di Sadies Joof, 18enne del Senegal, finiti adesso a Gazzi con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Le indagini della Squadra Mobile sono scattate poco dopo l’arrivo dei profughi al Molo Marconi. Come sempre, sono state le testimonianze dei sopravvissuti a permettere agli investigatori di ricostruire l’intero viaggio della speranza e individuare i due scafisti.
I migranti hanno raccontato di come il viaggio verso la Sicilia fosse iniziato la sera del 7 ottobre quando, dopo mille peripezie, si erano tutti ritrovati su una spiaggia di Garabulli, in Libia. Lì, un gruppo di libici armati li aveva fatti salire su un barcone alla volta delle coste siciliane. Ognuno di loro, per quel viaggio, aveva sborsato dai 100 ai 700 dinari.
I due scafisti sono stati trovati con addosso anche un telefono satellitare, lo stesso dal quale era partita la chiamata alla sala Operativa del Comando Generale della Capitanerie di Porto. Erano nel bel mezzo del Canale di Sicilia, infatti, quando hanno deciso di chiamare i soccorsi e “farsi venire a prendere”. A salvarli in mare era stata la nave Corsi che, subito dopo, era partita alla volta di Messina. (Ve. Cro.)