Siamo in pieno autunno, le notti si stanno facendo più buie. Giunge una festività che in un modo o in un altro ci è cara, nondimeno travagliata. Frequentissime ogni anno sono le critiche ad Halloween, incriminata quale festa straniera e financo perversa; ed emerge il confronto fra la focalizzazione di All-Hallows-e’en sulla paura, e la quieta e inconsapevole spensieratezza del Giorno dei Morti, e sorge spontanea la domanda: quale delle due? Ma la Festa dei Morti siciliana, in verità, non è una “festa babba”, è una festa che fa rizzare le carni (quella originaria), ed è giusto così.
La dimensione ultraterrena è un’incognita che non può essere trattata con aria sbarazzina (come si vorrebbe), ma nemmeno si può vivere nello sgomento; perciò, serve che la paura che suscita fuoriesca per venire esorcizzata. I nostri antenati lo sapevano, perciò hanno via via creato una festività foriera d’equilibrio.
Il problema è che noi, loro discendenti, ce ne dimentichiamo, e vorremmo dare la Festa dei Morti in pasto agl’infanti come si fa con un oggetto rotto ormai inutile. Invece non è una festa per bambini: certe usanze e credenze nostre sono anche più inquietanti di quelle “anglo-celtiche” che vengono tanto stigmatizzate. Ora ne presentiamo alcune; scoprirete che l’unica differenza fra la festa nostrana e la straniera è un giorno di distanza.
Alcuni dolci nascondono simbologie molto antiche. I pupi à cena sono altamente caratteristici soprattutto nel territorio occidentale; sono statuine realizzate in pasta di zucchero e colorate, rappresentanti guerrieri dei poemi e danzatrici siciliane. Si aggiungano pure i biscotti chiamati ossa dî morti – nome esplicativo – e almuzze – raffiguranti busti d’anime del Purgatorio con le braccia incrociate. Probabilmente non c’è bisogno di spiegare che questi dolci ricordano l’usanza preistorica di mangiare parti dei defunti per conservarne le virtù e la memoria.
Lo sapevate che in alcune località i Morti ritornano davvero? Si narra d’un vero e proprio corteo di fantasmi, che riemergono da punti che fungono da porte dell’oltretomba ed entrano nelle città percorrendo vie processionali: si chiama il Viaggio e si verifica nella notte fra l’1 e il 2 Novembre con la doppia funzione d’espiare i peccati e di visitare i vivi. A Baucina misteriosi Morti scendono dalla necropoli del Falcone vestiti tutti di bianco, reggendo con la mano destra un rosario e sbattendolo contro un pitale tenuto nella sinistra mentre mormorano incomprensibili parole, discendono in una certa grotta e là si riuniscono per uno scopo noto solo a loro; a Erice escono dalla Chiesa dei Cappuccini e vanno alla Rocca Chiana, ove consumano un’abbondante banchetto, poi raggiungono le case tramite le vie più desolate per portare doni e infine rientrano, ma qualcuno si attarda sino all’alba; a Modica escono al primo canto del gallo e camminano per la città in una lenta processione, ordinati a due a due, avanti i morti graziosi vestiti di bianco, poi i dannati vestiti di nero, infine gli uccisi vestiti di rosso, tutti con un braciere sul capo tenuto in equilibrio e pronti a retrocedere al primo crocifisso; ad Aci Reale indossano un lenzuolo bianco e calzari di seta per essere silenziosi, a Borgetto e a Partinico solo il lenzuolo funebre e camminano a piedi nudi, a due a due, pronunciando litanie e rosarî; a Milazzo appaiono scheletrici – così come nell’Etneo – e attraversano i quartieri più popolosi facendosi luce con candele, quando vogliono entrare nelle case dei cari per fare doni si tramutano in formiche. Macabro; intrigante!
Su quello che succede durante la notte dell’1 (e facciamo finta che i bambini non pertengano) la tradizione è dettagliata. A Salaparuta una volta le campane suonavano con un tocco funebre per tutta la notte, credendosi che i Morti stessero svegliandosi, nel mentre le anziane radunavano nipoti attorno a sé per narrare loro le gesta degli antenati e pregare prima del loro arrivo. Poi, (credenza comune) la visita dei “Morticini” con (forse) i loro doni. In molti casi si suole nascondere le grattugie, perché i Morti lasciano presenti soltanto ai virtuosi, ma a quelli che sono stati tinti grattano i piedi col metallo; la precauzione è inutile a Milazzo, dove i Morti arrivano direttamente con proprie grattugie spettrali, nonché in possesso di crocette per cavare gli occhi; ahia!
I trapassati, chiamati semplicemente li Morti, nella tradizione autentica non corrispondono precisamente a nessun membro estinto della famiglia ed è veramente raro che un intervento soprannaturale venga attribuito a un singolo. Ergo i Morti sono entità soprannaturali, provenienti da un’altra dimensione, dotate di caratteristiche non riconducibili a quanto terrenamente noto. Non sono sempre teneri parenti, sono figure sacre che destano stupore e terrore al contempo.
Non si è detto tutto, ma molte altre informazioni si possono rinvenire nella Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane di Giuseppe Pitrè. Insomma, criticare Halloween è come criticarci da soli.