Cultura

“Una città che abbandona la Casa del puparo di Cammarata non farà mai un salto di qualità”

MESSINA – Messina e la “Casa del puparo” di Giovanni Cammarata, a Maregrosso: per il consigliere della III Municipalità Alessandro Geraci un simbolo di una disattenzione nei confronti dell’arte e della cultura. Sottolinea in una nota il consigliere del Movimento 5 Stelle: “Una città che non comprende Cammarata, probabilmente, non avrà mai la speranza di fare un salto di qualità. Lo sviluppo economico, sociale, culturale e anche turistico di un territorio arriva solo se quella comunità riesce a fare emergere la propria anima. Peculiarità e caratteristiche che rendono quel territorio unico rispetto ad altri. Per questo non basterà mai, inaugurare strade, creare isole pedonali, o copiare modelli riusciti in altri luoghi per diventare attrattivi, se dentro non ci metti qualcosa di tuo, qualcosa di magico. L’abbandono della Casa del puparo del cavaliere Cammarata ne è un esempio”.

Alessandro Geraci

“Cammarata, un figlio di Messina poco conosciuto ed esempio dell’arte come strumento di riscatto sociale a Maregrosso”

Aggiunge Geraci: “Sono tanti i messinesi che non conoscono la sua storia, figuriamoci gli oltre 600,000 croceristi che arrivano nel porto della nostra città. Eppure parliamo di un artista definito outsider a livello internazionale. 𝗨𝗻 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗠𝗲𝘀𝘀𝗶𝗻𝗮 con una storia sofferta e travagliata ( fu soldato in Africa e nel Mar Egeo) che, con pazienza e ingegno, trasformò la sua vecchia baracca in un incredibile castello incantato”.

Osserva il consigliere: “Cammarata ci ha lasciato un’importante eredità dal 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐞 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨, grazie agli elementi originali e unici rispetto al panorama espressivo e architettonico cittadino. Ma anche un’eredità sociale, davvero attuale, perché attraverso la sua arte ha voluto rappresentare una forma di riscatto post dopoguerra del quartiere di Maregrosso. Una plateale denuncia del degrado ambientale, del disagio sociale e dell’assenza dei diritti fondamentali in cui versa una grossa fetta della popolazione messinese. D’altronde noi siamo un po’ figli di Antonello da Messina e un po’ delle baracche. Insomma proprio quella magia da raccontare, unica e sola, messinese”.