Decollano anche in Sicilia i distretti culturali europei, il progetto per trasformare il patrimonio culturale, il genio e la bellezza dei territori in occasione di crescita e sviluppo reali. Hanno già aderito Legambiente regionale, l’Assessorato ai Beni Culturali, Sicindustria, Sac Aeroporti e le Camere di Commercio di Palermo, Enna e Messina.
Dopo Calabria e Campania, anche l’isola entra nel progetto per l’istituzione effettiva dei distretti culturali europei, che per il sud Italia passa dallo strumento Unesco dei patrocini, ed in particolare dal riconoscimento dell’identità della Magna Grecia.
Non è un percorso soltanto “meridionale”: tra i soggetti, istituzionali ed economici che hanno raccolto l’appello per la costituzione del distretto, ci sono anche le Marche, che sulla nuova geografia delle linee di sviluppo e di finanziamento europei è già molto avanti.
“Pensiamo ad una fondazione, ad un consorzio, un tavolo di lavoro permanente che sia da incubatore ad iniziative di diverso genere, come una scuola di restauro archeologico o una rete di musei multididattici – spiega Paolo Coppola, presidente del Tribunale del Lavoro di Napoli e tra i promotori insieme al collega Lucio Minervini di un ciclo di conferenze che da un lato offrirà la base teorica al progetto, dall’altro costruisce la rete dei soggetti interessati – ma devono essere i territori a indicarci quali sono le necessità e quale livello di rigidità dare all’ente che garantirà continuità al distretto”.
Coppola ha aperto le interlocuzioni con privati e rappresentanti delle istituzioni interessate lo scorso fine settimana, nel corso di un seminario in due tappe tra Monreale e Taormina, inserito in un ciclo di conferenze internazionali in corso da qui alla primavera prossima in diverse regioni, che mira a ottenere, entro due anni, il riconoscimento dell’eredità ellenica nella cultura europea come patrimonio immateriale dell’umanità e quindi il patrocinio dell’Unesco.
Al tavolo, filosofi, giuristi, operatori culturali ed economici. Coppola e il comitato Unesco che sta mappando i distretti culturali italiani hanno incontrato anche molti sindaci interessati, responsabili di dipartimenti della Regione, consorzi e imprenditori attivi nel settore della cultura e dello sviluppo turistico ed enogastronomico, artisti ed operatori culturali. Per la due giorni siciliana è stato scelto il titolo di “Economia per la cultura, cultura per l’economia”, chiusi nella splendida cornice di Palazzo Ciampoli a Taormina, già sede Unesco, dove hanno relazionato anche la filosofa Caterina Resta e il mecenate Antonio Presti.
“Alle istituzioni spetterà il compito di “prendersi cura” del progetto della istituzione del distretto – dice l’Assessore regionale ai Beni Culturali Aurora Notarianni – e concretizzare la prima fase di individuazione dei territori. Alcuni sono immediatamente definibili: le aree archeologiche della Valle dei Templi con le eccellenze delle saline di Trapani, la Val di Noto con Siracusa, Naxos-Taormina e naturalmente Monreale, primo presidio Unesco siciliano”.
“E’ essenziale dimostrare che con la cultura si può produrre reddito – continua Coppola – ma il punto è un altro: il mondo del lavoro cambia, la tecnocratizzazione eccessiva, spinta da una riforma della scuola fallimentare, crea una domanda di intelligenze ancora non soddisfatta. Intelligenze che soltanto la cultura classica può fornirci. Per questo l’Unesco vuole difenderne e reintrodurne lo studio nella scuola italiana”.
“Il recupero dell’eredità dei greci nel nostro patrimonio artistico ma soprattutto nel nostro vivere quotidiano è essenziale per rifondare la centralità dell’uomo che ragiona, che sovrintende alla fase creativa e di ideazione, che progetta lo sviluppo dei processi lavorativi e di sviluppo” – spiega il filosofo Giulio Maria Chiodi .
“Nell'attuale fase di riassetto globale delle istituzioni statali e locali, sotto la spinta della spending reviewes – dice il giurista ambientale Giovanni Cordini – i distretti europei sono strutture formidabili per promuovere lo sviluppo dei territori in maniera efficiente ed efficace – e gli strumenti di tutela dell’Unesco un tassello fondamentale. Ma è essenziale che questa costruzione avvenga “dal basso”, affidandola agli attori partecipanti, perché le riforme calate dall’alto si sono sin dimostrate inattuabili. Pensiamo al fallimento della riforma dell’articolo 9 della costituzione o alla mancata introduzione dell’educazione ambientale nelle scuole, entrambi non decollati malgrado avessero l’unanime e amplissimo consenso parlamentare”.