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Unime. Limosani: “La mia una voce fuori dal coro, il sistema va ripensato”

MESSINA – “Lealtà sì. Acquiescenza no. C’è un sistema di governo che va ridisegnato. In mezzo a un incomprensibile silenzio, la mia è stata una voce stonata in questi anni”. In vista delle elezioni per il rettore dell’Università, primo turno il 23 novembre, interviene uno dei tre candidati, l’economista Michele Limosani. E tiene a precisare, tra le righe, la sua distanza dal governo dell’Ateneo targato Cuzzocrea. E, in particolare, rispetto ai suoi competitor: gli ex prorettori Giovanni Moschella e Giovanna Spatari.

Scrive Limosani: “Siamo o dovremmo essere in tre a sfidarci sulla base dei programmi da proporre alla comunità. Nelle dichiarazioni, ovviamente, un invito ad un confronto sereno e leale. Non potrebbe essere diversamente e da parte mia vi è piena – già peraltro manifestata – disponibilità in tal senso. Tuttavia, non vorrei che serenità e lealtà vengano confuse con l’acquiescenza. Quanto accaduto e la fase che sta attraversando l’Ateneo non possono essere sottaciuti. C’è un sistema di governo che va ridisegnato per evitare sovrapposizioni tra controllori e controllati, ci sono procedure di verifica da potenziare, c’è la necessità di garantire una trasparenza assoluta nelle scelte amministrative e di governo”.

Conclude il direttore del Dipartimento di Economia: “Tali tematiche non possono creare imbarazzo, non possiamo fare finta di nulla. Abbiamo, infatti, il dovere di porre le condizioni affinché l’intera comunità accademica sia tutelata in futuro rispetto a determinati rischi. L’incomprensibile silenzio, rotto in questi anni soltanto da qualche voce “stonata” tra cui la mia, ha prodotto effetti indesiderati per l’Ateneo e legittimato itinerari impervi. Non possiamo e non dobbiamo permettere che tale errore possa perpetuarsi anche nel futuro”.