MESSINA – Da una città con l’Università a una citta universitaria che rafforzi il proprio rapporto con il territorio. Il tema è attuale e deve diventare centrale nell’ottica di un necessario risveglio: “Messina città universitaria. Confronto tra i candidati rettore Unime”. Ma Messina quanto si percepisce come città universitaria e quante potenzialità rimangono inespresse? Parleremo anche di questo, nel Salone degli specchi della Città metropolitana, giovedì 16 novembre, alle 17.15, con i professori di Unime Michele Limosani, Giovanni Moschella e Giovanna Spatari, in vista della prima votazione il 23 novembre. Tutti e tre sono stati prorettori, Limosani nel periodo di Navarra rettore, e si dicono pronti a rasserenare il clima scosso dalle dimissioni di Cuzzocrea e dalle indagini della Guardia di finanza.
L’incontro è aperto alla cittadinanza ed è in programma la diretta Facebook sulla pagina della nostra testata e sul nostro sito. Previste pure due domande da parte di Fabrizio Costantino, presidente dell’Akademia Città di Messina, e di Rovena Raymo, responsabile marketing dell’impresa “Simone Gatto”, nell’ottica dello scambio d’idee con le realtà del territorio.
Ma che cosa scrivono i tre candidati sulla cosiddetta “terza missione”, ovvero l’insieme delle attività con le quali l’Università entra in interazione diretta con la società. Da parte sua, Limosani auspica “processi di interazione diretta dell’Università con la società civile e il tessuto imprenditoriale”.
Si legge nel programma del direttore del dipartimento di Economia: “L’Ateneo in questi ultimi anni ha abdicato al suo ruolo di volano per il trasferimento della conoscenza verso il territorio e di attrattore e trasformatore di risorse economiche culturali e sociali.
Affinché questo ruolo possa essere ripreso occorre definire una strategia fondata su 7 direttrici (di seguito cinque su sette, n.d.r.): “Recuperare il rapporto con gli enti di ricerca che insistono sul territorio della provincia di Messina. La città gode di una condizione vantaggiosa in termini di presenza di istituzioni di ricerca sul territorio (strutture del Cnr, Ingv, distretti tecnologici, fondazioni di ricerca), con un rapporto che si trova solo in poche realtà nazionali. Tuttavia, manca una reale sinergia tra le attività svolte in questi centri e l’attività dell’Ateneo. Per il futuro sarà necessario lavorare insieme alle altre istituzioni del territorio per costruire un ecosistema della ricerca e innovazione in grado di attirare risorse e talenti e rafforzare la posizione della città nel panorama regionale e consentire all’Ateneo di concorrere con gli altri Atenei regionali.
Recuperare il rapporto con il tessuto delle imprese locali e regionali e con le loro associazioni di categoria, con un coordinamento attivo delle iniziative che possa valorizzare le smart specialization dell’Ateneo attraverso interventi di collaborazione pubblico privato volti alla strutturazione di laboratori pubblico/privati, dottorati industriali, interventi di proof of concept, etc.
Trasformare l’Ateneo in uno spazio di innovazione aperta/open living lab, un centro in cui imprese e ricercatori possano testare le proprie soluzioni innovative. L’Ateneo con i suoi poli può essere paragonato, infatti, ad una piccola città con servizi che devono essere erogati ai suoi utenti.
Supportare la transizione digitale da città a smart city fa sì che l’Ateneo possa diventare un banco di
prova ideale per le innovazioni che riguarderanno la vita futura di cittadine e studenti in termini di mobilità, domotica, salute, risparmio energetico, produzione di energia verde, etc. Innalzare la capacità di innovazione delle imprese locali e regionali attraverso il supporto alla creazione e sviluppo d’impresa.
L’Ateneo deve ricostruire il suo ruolo di agente per il supporto all’innovazione favorendo la nascita e l’insediamento nei suoi locali di start-up e piccole e medie imprese innovative per supportare la nascita di un ecosistema dell’innovazione. Occorre creare, anche in partnership con le istituzioni regionali e nazionali, programmi di incubazione e accelerazione d’impresa innovativi, volti sia alla valorizzazione dei risultati della ricerca sviluppata all’interno dell’Ateneo e sia allacreazione e sviluppo di nuove imprese innovative”.
Da parte sua, scrive il costituzionalista Moschella, già prorettore vicario, nel suo programma: “Occorre chiedersi, in via preliminare, se Messina voglia essere semplicemente una “città con Università” o una “città universitaria”. La qualità e l’intensità delle relazioni che si instaurano e si sviluppano fra un’organizzazione complessa e fortemente articolata come l’Università e il territorio sono determinanti nel poter stabilire se una realtà, un sistema urbano o un polo metropolitano possano definirsi come “città universitaria”. Messina non deve limitarsi a essere un “città con Università” ma deve diventare una “città universitaria”.
Rispetto a questo tema è necessario un cambio di approccio. Gli Atenei hanno la tendenza ad agire con un atteggiamento di distacco dal contesto che li circonda, come se le loro scelte avessero ripercussioni solo all’interno dei “recinti” accademici.
Tale impostazione non considera le studentesse e gli studenti (e l’intera comunità accademica) come parte integrante di una società che cambia velocemente, come soggetti con propri bisogni ed esigenze che essi trasferiscono all’interno dell’ambiente universitario.
Al contempo, dall’esterno l’Università viene percepita come distinta da altri attori, soprattutto istituzionali, e con una specifica ed esclusiva missione che la spinge a comportarsi e ad agire in modo differente e
indipendente, avulsa, pertanto, dal contesto e quindi non percepita come soggetto da coinvolgere nella costruzione degli scenari di sviluppo della città e del territorio di cui, comunque, resta parte fondamentale.
Le due visioni, dall’interno e dall’esterno, finiscono col condurre ad una distorsione della realtà che complica la lettura dei fenomeni in corso, a maggior ragione in quei contesti, come nel caso di Messina, dove la presenza dell’Università assume un ruolo determinante e distintivo della realtà locale.
Proprio la “dimensione” dell’istituzione – da intendersi non tanto secondo indicatori quantitativi (rappresentati dal numero di studenti, ricercatori, personale tecnico amministrativo), quanto in ragione dell’elevato e variegato spettro di competenze in grado di incidere sulla crescita politica, sociale ed
economica del territorio – spinge, oggi, a parlare di un ruolo diverso dell’Università nella città.
In questa direzione emergono possibili scenari di una differente e più proficua partecipazione dell’Università alla vita e alla qualità delle città, attraverso relazioni di reciprocità con benefici condivisi.
Lo dimostrano, ad esempio, le proposte di ri-programmazione strategica della mobilità urbana.
(…) Allo stesso modo, la “questione abitativa studentesca” si è imposta nell’agenda pubblica, soprattutto in quelle realtà con evidenti disfunzioni nel funzionamento del mercato immobiliare, come imprescindibile componente del diritto allo studio.
Diversi elementi permettono di cogliere il valore di una politica abitativa studentesca migliore, così come di un’offerta di servizi più ampia e articolata che possa soddisfare anche le esigenze della “popolazione universitaria” che, al di là di alcune specifiche attività, tende ad utilizzare – se disponibili – i servizi pubblici entrando non di rado “in competizione” con i residenti che quei servizi pagano.
Questo è un tema discusso, per quanto mai affrontato con chiarezza, anche se è sempre più evidente (e diverse inchieste a livello locale come a livello internazionale lo hanno dimostrato) che la dotazione di servizi e la loro accessibilità – come i costi e le condizioni di accoglienza e abitabilità – incidano significativamente sull’attrattività di una “città con Università” (vedi il caso di Bologna), con immediato riflesso nelle preferenze di sede per la propria formazione per i cosiddetti studenti “fuori sede”.
Il nostro Ateneo può e deve lavorare, pertanto, insieme a tutti gli altri attori presenti sul territorio, alla costruzione di una “città universitaria” davvero attrattiva, che possa anche invertire il preoccupante trend
demografico registratosi negli ultimi anni e restituire alla comunità speranze di crescita e di ripresa. L’istituzione universitaria potrebbe contribuire, infatti, alla definizione di scenari di sviluppo nel dibattito
pubblico sulle scelte strategiche per il futuro della Città e della Regione, in una diretta azione per rispondere a problemi sociali emergenti e sempre più urgenti e per aumentare attrattività e competitività del territorio. (…)
Tale prospettiva necessita di un dialogo costruttivo con tutte le parti sociali, a partire dalle organizzazioni sindacali.. (…) Dopo anni di scontro con i sindacati e divisioni tra gli stessi, il rettorato si impegnerà a favorire il dialogo permanente con tutte le organizzazioni sindacali e le Rsu (Rappresentana sindacale unitaria)”.
Ed ecco la riflessione dell’ordinaria di Diritto del lavoro: “Il ruolo della terza missione è quello di mantenere un costante confronto e scambio con il territorio. Quest’ultimo obiettivo dovrà essere perseguito nell’ottica di mantenimento di un forte legame con la realtà territoriale, in primo luogo, ma anche con tutta la società spiccatamente globalizzata e interconnessa. (…) La promozione della centralità dell’Università di Messina nel tessuto sociale ed economico cittadino e, a livello nazionale e internazionale, la sua posizione strategica nell’area Mediterranea sono tra gli obiettivi prioritari del prossimo sessennio, sia valorizzando il ruolo centrale che ha e che sempre più deve avere l’Università di Messina come motore culturale, economico e sociale nella nostra città e nell’ambito dell’area Mediterranea, sia puntando ad una Messina “città universitaria” attrattiva dapprima per gli studenti e quindi per l’indotto derivante dalla loro presenza.
La terza missione ha il preciso mandato di stimolare una maggiore vivacità culturale, di diffondere cultura, conoscenze e trasferire i risultati della ricerca al di fuori del contesto accademico, contribuendo alla crescita sociale e all’indirizzo culturale del territorio.
Si tratta quindi di valorizzare, nell’applicazione, i prodotti della didattica e della ricerca, favorendo il confronto, lo scambio e lo sviluppo reciproco tra l’Università e gli stakeholders (portatori d’interesse, n.d.r.), in relazione al territorio e ai contesti sociali di riferimento, per costruire una società della conoscenza.
L’Università di Messina è da sempre impegnata a sostenere lo sviluppo imprenditoriale e a promuovere attività di collaborazione tra ricerca ed economia. Il potenziamento di questa attività deve passare attraverso la diffusione non solo dei risultati della ricerca universitaria, svolta in diversi ambiti, al di fuori del contesto accademico, ma anche delle potenzialità tecnico scientifiche, delle apparecchiature/laboratori, della capacità di attrarre finanziamenti da varie fonti, che prevedano una
collaborazione tra enti universitari e non, con l’obiettivo di stimolare la collaborazione con diversi attori nel territorio (Comune, scuola, imprese, terzo settore), sia localmente che a livello nazionale/internazionale.
La finalità è anche quella di promuovere e implementare lo sviluppo tecnologico e la titolarità di brevetti/start up/spin off, potenziando il “contatto” e l’inserimento dei nostri neolaureati nel mondo del lavoro, oltre che l’attrattività di finanziamenti per la ricerca/divulgazione scientifica. Dipartimenti a spiccata vocazione economica e/o tecnica possono essere trainanti in queste attività.
La promozione della centralità dell’Università di Messina nel tessuto sociale ed economico cittadino e, a livello nazionale e internazionale, la sua posizione strategica nell’area Mediterranea sono tra gli obiettivi prioritari del prossimo sessennio. Il tutto sia valorizzando il ruolo centrale che ha, e che sempre più deve avere, l’Università di Messina come motore culturale, economico e sociale nella nostra città e nell’ambito dell’area Mediterranea, sia puntando a una Messina quale vera e propria città universitaria”.