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UniMe, Udu: “La no tax-area aumenterà le tasse per le altre fasce Isee”

MESSINA – Lo scorso 5 luglio, durante la conferenza stampa dell’offerta formativa, la rettrice Giovanna Spatari ha anche annunciato l’innalzamento della no tax-area a 28mila euro in base all’Isee. Se si è in corso, dunque, e con tutti i requisiti elencati nel bando, si ha diritto all’esonero totale della tasse.

Ma a distanza di qualche giorno l’Udu Messina, Unione degli universitari, ha fatto un po’ i conti, spiegando come l’esenzione per alcuni sarà una maggior tassa per altri, in particolare per chi si trova in VI fascia e per chi si ritroverà nella VII fascia, che sarà inserita.

Pur riconoscendo “l’importanza e il valore aggiunto di una no tax-area più elevata”, l’Udu vorrebbe che questo costo fosse pagato non dagli studenti, bensì “attraverso lo stanziamento strutturale di maggiori fondi pubblici”. Pertanto invita l’amministrazione dell’Ateneo a rivedere la decisione, ripensando al modello di tassazione tutt’ora vigente e ripensandolo in modo più progressivo.

La posizione dell’Udu Messina

“L’Università, che da tempo sosteniamo abbia fasce di reddito troppo ampie – spiegano dall’Udu Messina, con Emanuele Carlo coordinatore – aumenterà quindi la soglia di esenzione dalle tasse, aumentando però notevolmente anche la contribuzione per le restanti fasce Isee. I dati emersi dalla determinazione del Coa, dimostrano un aumento di 500€ rispetto all’anno corrente per chi si trova nella VI fascia (e attualmente vede il pagamento di una somma pari a 2.150€), dunque un importo massimo di 2.634€ e, in aggiunta, l’inserimento di una VII fascia, per via della quale l’importo massimo generale arriverà ad essere di 2.950€. Un aumento complessivo di quasi 1/3 rispetto all’anno corrente”.

La nota prosegue: “Riconosciamo l’importanza e il valore aggiunto di una No-tax area più elevata, che consenta a tutti di potersi permettere di studiare fino ai livelli più alti del sistema universitario, ma allo stesso tempo non crediamo che un investimento in questo senso possa essere effettuato e mantenuto tramite la tassazione di studenti e studentesse e famiglie. L’Università di Messina così diventerà una delle più care degli atenei siciliani, noi continuiamo a credere che il diritto allo studio si debba garantire attraverso lo stanziamento strutturale di maggiori fondi pubblici. Con questo nuovo sistema di contribuzione l’Università di Messina estende la no-tax area, come abbiamo chiesto per anni, ma lo fa andando a sottrarre i fondi dalle tasche degli studenti che scelgono di rimanere nella nostra città”.

Infine un paragone con altre realtà siciliane: “Una differenza sostanziale è evidente anche con gli altri atenei siciliani. Ad esempio, la soglia massima di contribuzione richiesta presso l’Università di Catania si attesta al di sotto dei 1.700 euro annui. Non possiamo assecondare in silenzio la decisione presa e chiediamo all’amministrazione dell’Ateneo messinese non solo di rivedere questa decisione, ma di ripensare il modello di tassazione, applicando un modello maggiormente progressivo e che non aumenti le entrate sulle spalle di famiglie e studenti. Bisogna andare verso un modello di Università che si basi sull’accessibilità e la gratuità del proprio percorso formativo”, si legge in conclusione nella nota di Udu Messina.