Rispetto ad un passato relativamente recente, quello cioè dei primi anni novanta, è facile rendersi conto di come l’avvento della tecnologia abbia enormemente modificato il nostro modo di vivere, e di rapportarci tanto con il mondo circostante quanto con gli altri individui che lo popolano. Gli addetti ai lavori parlano di “rivoluzione digitale” per definire questo processo, sviluppatosi con estrema rapidità, nel giro di un ventennio appena, e con un espansione geografica pressoché globale.
Siamo oggi consapevoli di come una gran quantità di gesti del nostro quotidiano si svolga con l’assistenza di strumenti, appositamente creati per semplificarci la vita.
Tuttavia, a risultare condizionate da questi mutamenti sono anche le leggi che regolano le interazioni sociali o, più semplicemente, la comunicazione. Questo l’oggetto dell’analisi svolta nel volume “Spoken and Written Discourse in Online Interactions. A Multimodal Approach” di Maria Grazia Sindoni, docente di Lingua inglese e ricercatrice presso l’Università degli Studi di Messina. Il testo, presentato ufficialmente durante la conferenza tenutasi il 29 Settembre scorso, presso il dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, indaga sui mutamenti che il processo comunicativo subisce, tanto nelle sue manifestazioni scritte quanto orali, nell’ambito della cosiddetta “digital era”. Con questo scopo, l’indagine si sofferma analiticamente su tre dei canali privilegiati dalla comunicazione multimediale: la video chat, qui investigata come forma di interazione nella quale oralità e scrittura coesistono; il blog come evoluzione del genere diaristico; infine i canali youtube, con particolare riferimento ai commenti al video da parte dell’utenza. Lo studio su questi fenomeni, condotto con un approccio “multimodale” (attento cioè a tutti i fattori che entrano in gioco nella comunicazione, dal contesto, al mezzo, all’intonazione, alla gestualità, alla presenza o meno di immagini, alla disposizione del testo nella pagina, e così via) ha permesso all’autrice di constatare, non soltanto come l’uso dei nuovi mezzi comporti un cambiamento dei consueti “codici” e “rituali” della comunicazione, ma anche come esso possa in qualche misura influenzare la psiche stessa dell’usuario. Basti pensare a come l’improvvisa interruzione della comunicazione da parte di uno dei due utenti, che nel mondo reale risulterebbe ineducata, o perlomeno ambigua, non produce lo stesso effetto nel mondo virtuale, ove risulta quasi normale. Ma si pensi anche a come, nell’utilizzo dei social networks, la necessità di dare ai propri contatti un’immagine di sé quanto più accattivante possibile rischia di generare fenomeni di auto-mitizzazione, ipertrofia dell’io o egocentrismo, che sono indice, in realtà, di un intimo indebolimento della personalità del soggetto, di insicurezza ed incapacità di confrontarsi con l’altro nel mondo reale.
L’analisi procede servendosi di molteplici esempi, come l’impossibilità, nelle video chat, di regolare la distanza fisica dall’interlocutore, o ancora il fattore di distrazione costituito dall’immagine di noi stessi che il computer ci rimanda, in piccolo, accanto a quella del destinatario, che ci spinge ad essere meno naturali e ci fa sentire continuamente sotto esame, come se fossimo davanti ad uno specchio.
Ad ogni modo, la posizione assunta da questo volume rispetto all’uso della tecnologia non vuole essere né favorevole né contraria. Sollecitata in proposito, l’autrice cita, accanto ai rischi comportati dall’uso scorretto, la quantità di opportunità positive che questi mezzi possono offrire, ad esempio nella diffusione di notizie di interesse sociale. Riporta, in proposito, il caso della candidata al Nobel per la pace Malala Yousafzai, studentessa pakistana diventata celebre grazie al blog nel quale documentava il regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne.
In definitiva, questo volume si configura come un’indagine sui mutamenti, tanto linguistici quanto comportamentali, che l’approccio tra individui ha sviluppato nell’era del digitale, ma intende anche inoltrarsi, dati alla mano, in un ambito di ricerca ancora troppo poco esplorato, rispetto all’irruenza con cui questi fenomeni hanno influenzato e continuano ad influenzare le nostre vite.