Le vaccinazioni rappresentano ad oggi uno dei più potenti, sicuri ed efficaci strumenti a disposizione della sanità pubblica per la prevenzione di malattie potenzialmente mortali.
Parte da questa considerazione l’analisi del reportfornito oggi sulle vaccinazioni protettefrutto di un lavoro lungo 8 annie portato avanti da Policlinico, Asp 5 e Università di Messina. Un’attività che ha avuto il suo fulcro nell’Unità operativa di Pediatria d’urgenzadel Policlinico di Messina diretta dal prof. Carmelo Salpietro.
I numeri di questo lavoro sono stati illustrati oggi all’Ordine dei Medici, i risultati sono significativi e aprono uno squarcio importante su quelle che sono non solo le vaccinazioni protette sui bambini potenzialmente a rischio, ma anche sulle preoccupazioni legate alle conseguenze dei vaccini. Soprattutto in un momento in cui il dibattito sull’argomento si muove non solo sul terreno medico, ma anche su quello politico.
Nella sua esposizione, il prof. Salpiero ha spiegato i punti cardine di questo lavoro.
«I vaccini oggi disponibili hanno margini di sicurezza e tollerabilità molto elevati. Esistono, tuttavia, pochissime condizioni nelle quali occorre astenersi dalla vaccinazione, altre nelle quali occorre procedere con prudenza dopo aver valutato attentamente il rapporto rischio-beneficio. Un dato su tutti: le situazioni che controindicano realmente una vaccinazione sono in assoluto pochissime».
Emerge che i soggetti a rischio, ovvero tutti coloro che per qualche ragione clinica costituzionale non possono essere vaccinati degli ambulatori della propria Asp, vengono indirizzati presso i servizi di pediatria per garantire la vaccinazione in u ambiente protetto, cioè l’esecuzione del vaccino in una struttura ospedaliera, secondo una procedura idonea a gestire eventuali reazioni allergiche post vaccinali.
Proprio per garantire la vaccinazione anche a questo gruppo di soggetti, nell’ottobre 2008, è stato stipulato presso l’Ordine dei Medici di Messina un protocollo d’intesa tra l’unità operativa di Pediatria d’urgenza del Policlinico e l’Asp 5. In questi otto anni, grazie a questo progetto, sono stati vaccinati 1220 bambini che per precedenti reazioni avverse, familiarità per malattie allergiche, convulsioni febbrili, sindromi genetiche, immunodeficienze, encefalopatie, non erano stati sottoposti a vaccinazione.
«Prima di decidere se eseguire le vaccinazioni previsto calendario nazionale, questi bambini sono stati sottoposti ad accurata indagine anamnestica familiare e personale, visita clinica, e se serviva a caratterizzazione immunoallergologica al fine di escludere basi reali di controindicazioni alla vaccinazione.
Tutti bambini sono stati vaccinati, previo reperimento di accesso venoso periferico o in ricovero ordinario e ambulatorio in ambienti attigui al Pronto soccorso pediatrico in una stanza munita di carrello per le emergenze.
«Nessun bambino ha presentato alcuna reazione avversa di rilievo. In una ridotta percentuale si è verificata una febbre, qualche lieve rash cutaneo, piccola tumefazione nel punto di inoculo. Non siamo mai ricorso a cure interventistiche.
Solo sei bambini non hanno potuto eseguire la vaccinazione per la presenza di controindicazioni assolute; di questi: due presentavano deficit anticorpali severi, uno presentava un’encefalopatia grave non definita, due reazioni allergiche gravi dopo somministrazione della dose vaccinale, uno la sindrome di Gullaine Barrè entro sei settimane dalla somministrazione del vaccino esavalente. Un ridotto numero di bambini proveniva inoltre da altre province siciliane e calabresi».
Salpietro ha spiegato che nei primi anni è stata vaccinata una percentuale maggiore di bambini in regime di ricovero ordinario poiché erano soggetti che presentavano specifiche patologie per cui per anni nessuno aveva voluto vaccinare perché le famiglie si rifiutavano di farlo. Nell’ultimo biennio le vaccinazioni sono state prevalentemente effettuate regime di Day Hospial o in regime ambulatoriale.
«Riteniamo che questa continua sinergia con l’ASP, i pediatri di famiglia e Policlinico, abbia contribuito a ridurre drasticamente il numero dei bambini non vaccinati. Se si intensificano gli sforzi a tutti livelli riteniamo possiamo raggiungere la nostra provincia quella copertura vaccinale di gregge auspicata dall’organizzazione mondiale della sanità».
Per il presidente dell’Ordine dei Medici Giacomo Caudo, questi risultati sono la grande dimostrazione di come si possa fare buona sanità nel nostro territorio. «Parliamo di bimbi che sarebbero rimasti scoperti dalla vaccinazione. Un grande risultato in termine di salute, ma anche per la ricerca. Tutto questo grazie all’Università, all’Asp e al Policlinico».
Orgoglioso anche il Prorettore dell’Università, prof. Giovanni Tuccari: «Questa attività che si è consolidata trova un riscontro nella piena sinergia tra Policlinico e Università. Per scelta aziendale condivisa abbiamo pensato che la centralità della politica vaccinale fosse estremamente importante. Non solo attenzione massima su questo protocollo d’intesa, ma anche notevole incremento delle pratiche vaccinali nell’ultimo biennio».
Per l’Asp 5 c’era Mimmo Sindoni che ha raccontato quanto sia stato importante questo progetto per le famiglie che avevano difficoltà a vaccinare i loro bambini in assenza di ambienti protetti. Con uno sguardo rivolto. «L’obiettivo comune adesso dev’essere quello di raggiungere il 95% della copertura vaccinale. La Sicilia è un po’ fanalino di coda. La gente deve capire che l’unico modo per evitare l’insorgenza di alcune patologie molto gravi è la vaccinazione che è uno strumento potentissimo che ancora non viene utilizzato appieno».
Il commissario del Policlinico Giuseppe Laganga ha parlato di questo lavoro come di un esempio concreto di sinergia istituzionale che rispecchia il giusto modello della sanità. «Siamo di fronte ad un’integrazione perfetta tra le aziende di questo territorio che possono darsi supporto reciproco a vantaggio di tutta la collettività e di tutti i pazienti. Con l’Università siamo una cosa sola e possiamo dare un contributo importante e se questo contributo può essere condiviso possiamo parlare di buona sanità».
Francesca Stornante