Quaranta associazioni dicono no al green pass per i minorenni e diffidano il Governo Draghi. La lettera aperta è firmata dal Comitato Scuola in presenza, co fondato dalla sigla Sip di Messina,, presieduta da Cesare Natoli. Al comitato piace ancor meno la ventilata ipotesi di rendere la vaccinazione obbligatoria per la frequenza scolastica, e invita l’Esecutivo a non adottare tale misura.
“Pur riconoscendo il ruolo fondamentale della vaccinazione per gli adulti a rischio (per età avanzata o fragilità), si richiamano e si sottolineano le dichiarazioni dell’Ema e della stessa Oms, che la sconsigliano in modo chiaro: “Children should not be vaccinated for the moment”, scrive il Comitato nella missiva indirizzata a tutte le istituzioni, dal Presidente della Repubblica Mattarella alla Commissione Europea.
E’ l’Oms stesso a sostenere che i bambini e gli adolescenti tendono ad avere una malattia lieve rispetto agli adulti, quindi, a meno che non facciano parte di un gruppo a più alto rischio di Covid-19 grave, è meno urgente vaccinarli rispetto agli anziani, alle persone con condizioni di salute croniche e agli operatori sanitari. Secondo l’Oms, “sono necessarie maggiori evidenze riguardo all’uso dei diversi vaccini COVID-19 nei bambini per poter fare raccomandazioni generali sulla vaccinazione dei bambini contro il Covid-19” (https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/covid-19-vaccines/advice?fbclid=IwAR1yZmtO7TOFTSt6msJBdyNgIBpZOIVR6vQLONEfmBSjX3_63KWm9Zto-_I).
Il Comitato fa leva sulle conclusioni delle principali commissioni dei vari paesi, Regno Unito, Francia e Germania, che non raccomandano la vaccinazione per gli under 18. “Crediamo che il Legislatore italiano e il Governo debbano attenersi a criteri di prudenza e massima precauzione nei confronti dei minorenni, tanto più in uno scenario in cui gran parte della popolazione suscettibile a rischio di Covid-19 grave è già coperta da protezione vaccinale.”
I dati scientifici ci confortano in questa riflessione, in quanto i decessi nella fascia di età 0-19 anni da marzo 2020 al 14 maggio 2021 sono stati 27 su quasi 130.000 (percentuale dello 0,0003%), quasi tutti con comorbidità. La vaccinazione, dunque, non andrebbe a proteggere questa fascia di età, in quanto già non colpita dal virus, né dalle sue varianti (come già riscontrato nei mesi di diffusione della cd “variante inglese” che portò tuttavia l’esecutivo a chiudere le scuole).
La vaccinazione di un minore può rendersi necessaria qualora il minore conviva con persona fragile che non possa vaccinarsi, ovvero sia fragile egli stesso, ma al di là di questi rari casi, non è necessaria né pare opportuna, e non dovrebbe essere imposta come mezzo di discrimine per consentire l’accesso a parchi giochi, centri estivi, musei, palestre, piscine.
Si ricorda come il Regolamento UE 2021/953 (su un quadro per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificati interoperabili di vaccinazione, di test e di guarigione in relazione alla COVID-19 – certificato COVID digitale dell’UE – per agevolare la libera circolazione delle persone durante la pandemia di COVID-19, pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea L 211 del 15 giugno 2021) al 36° Considerando – in coerenza con quanto stabilito dalla Risoluzione del Consiglio d’Europa n.2361/2021 ai punti 7.3.2 e 7.5.2 – invita a impedire discriminazioni dirette o indirette verso persone non vaccinate, per ragioni mediche, per gruppi esclusi da quelli per i quali il vaccino è raccomandato, come i bambini, perché non hanno potuto farlo o che scelgono di non essere vaccinate (It is necessary to prevent discrimination against persons who are not vaccinated, for example because of medical reasons, because they are not part of the target group for which the vaccine is currently recommended, or because they have not yet had the opportunity or chose not be vaccinate).
L’iniziativa italiana, spiega il comitato, rappresenta un unicum in Europa, omologando in maniera non ragionevole e non proporzionata la posizione dei sanitari a quella degli studenti e degli insegnanti, quando è noto che i due ambienti rappresentano rischi di contagio completamente diversi.