MESSINA – Vara 2023. Quale Messina attende il grido di “Viva Maria” in questo 15 agosto 2023? In mezzo alle tempeste quotidiane, immaginiamo un’oasi di speranza e riscatto. Il seme di un possibile cambiamento culturale, politico, sociale. In quel semplice “Viva Maria” cogliamo un grido laico e religioso al tempo stesso. Ci vorrebbe un grande scrittore per raccontarlo. Per descrivere il gesto di ogni tiratore che vorrebbe trascinare con sé Messina. Sollevarla da una rassegnazione che ne paralizza ogni gesto. Che toglie respiro a ogni progresso. A ogni piccolo passo in avanti.
Sollevare Messina da cosa? Dal lavoro che non c’è in una città spesso preda di chi fa proliferare discariche abusive. E viola ogni regola del vivere civile in un traffico impazzito. Una città prigioniera di chi la vuole fare vivere nei rifiuti, nella melma.
E, intanto, si assiste al saluto di tanti messinesi in vacanza che ritornano nelle realtà in cui lavorano. Negli ultimi dodici anni sono andati via dalla Sicilia circa 310.000 abitanti. Di questi, circa 35.000, con un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, hanno lasciato la provincia di Messina. Secondo le previsioni dell’Istat, ha ricordato di recente la Cgil, nel 2068 la Sicilia perderà quasi un milione e mezzo di abitanti. La nostra città è un esempio di spopolamento: ha perduto oltre trentamila abitanti negli ultimi vent’anni.
Allora, oggi, ogni tiratore è lì per tutti noi. Per sollevarci dalla Messina che ha deturpato, con l’edilizia incontrollata, la sua bellezza. Dalla Messina che quotidianamente calpesta i più deboli. Da qui la rassegnazione, il non credere a nessun possibile miglioramento.
La Messina baraccata. La Messina delle morti sul lavoro e del lavoro in nero. Delle mafie, del pizzo e delle borghesie parassite che la disprezzano. La Messina terremotata nell’anima, nella psiche.
Quante Messina ci sono? Quella delle divisioni sul ponte sullo Stretto. Quella delle ferite di un territorio che è stato violentato dalle fiamme degli incendi. Un territorio ad alto rischio sismico e idrogeologico e che, sotto ogni punto di vista, ha bisogno di una cura continua. Di una rinascita.
La Messina delle vittime e quella dei carnefici. Oggi è un giorno di festa e il rito collettivo, sia per chi crede, sia per chi non ha fede, può tramutarsi in un’occasione per riannodare il rapporto con la comunità. Per recuperare una dimensione sana di rapporto con gli altri, in un’ottica di diritti e doveri da riaffermare ogni giorno.
Noi ci crediamo. Buon Ferragosto e buona Vara.