Ideata nel 1535, modificata nel corso dei secoli, tante storie e credenze popolari sono racchiuse in quella struttura che è senza dubbio il simbolo della città.
E’ un appuntamento irrinunciabile per i migliaia di fedeli che si ritroveranno per le strade della città. La processione della Vara è indiscutibilmente l’evento più atteso dai messinesi e da una città che per un giorno pare cambiare volto per rendere omaggio alla Madonna dell’Assunta. Tradizione, storia e cultura si fondono in quella grande machina architettata dal Radese nel 1535 e poi modificata in seguito da Giovannello Cortese e dall’architetto Jacopo Duca. Imponenti le sue dimensioni. La Vara è un carro di forma piramidale, alto circa 14 metri, dal peso di 8 tonnellate, che viene fatto slittare sull’asfalto bagnato, trainato da centinaia di devoti che tirano attaccati alle due gomene lunghe ciascuna oltre 110 metri. Attorno alla base, poggiati ad un reticolo di stanghe a crociera, vogatori e timonieri ne dirigono il percorso di volta in volta correggendo eventuali sbandamenti del carro. Immediatamente balza all’occhio come tutti i termini relativi al carro ed ai suoi tiratori siano di derivazione marinara (timonieri, vogatori, gomene, ciurma, fischietto e bandiere), come pure “barare” è il verbo riferito allo spostarsi della nave quando scivola in acqua, come la Vara scivola sull’asfalto. E così tonnellate di legno e cartapesta si muovono al grido di Viva Maria (un tempo Viva la Madonna Santissima), senza sterzo e senza freni, quasi miracolosamente. Sopra la robusta slitta vi erano 12 ragazzini che raffiguravano gli apostoli, attorno al corpo giacente della Vergine, seguono nuvole ed angeli e, contrapposti, sole e luna raggiati, quindi il globo terraqueo che sostiene la figura di Cristo che a sua volta regge la candida Vergine. Il tutto è cosparso di figure variopinte di angeli, cherubini e serafini. In origine tutti i personaggi erano viventi ma a poco a poco furono sostituiti con angioletti di legno e cartapesta, soprattutto dopo alcuni incidenti che però non ebbero vittime. Si ricordano quello del 1681 quando si spezzò l’asse di ferro che fece crollare tutta la parte superiore. I sei personaggi precipitati sulla folla rimasero miracolosamente illesi, come anche nel 1738 quando si ruppe il ferro che sosteneva il sole raggiato che precipitò con i quattro bambini che raffiguravano gli angeli. La bambina che impersonava la Madonna era scelta, tra tante concorrenti, dal Senato. Era dotata di ricco corredo ed offerte in denaro e aveva pure la prerogativa di chiedere la grazia per un condannato a morte. Tra le altre curiosità pare che sino al 1720 la processione si svolgesse il giorno 14 e non il 15, la data fu spostata per evitare di interrompere il digiuno che precedeva la celebrazione. E poi era diverso anche il percorso che seguiva la processione che in origine partiva da Piazza di Santa Maria la Porta (Largo Seguenza ), seguiva l’attuale Corso Cavour e girava per Via dei Librai per giungere in Piazza Duomo. Oggi la processione della Vara ha un percorso di tre chilometri per tre ore di durata. E’ un rito carico di fede, suggestioni e folklore, in cui si mischiano sacro e profano e che risveglia per un giorno una città che al grido di Viva Maria sembra rinascere.
“”E’ un rito carico di fede, suggestioni e folklore, in cui si mischiano sacro e profano e che —risveglia per un giorno una città– che al grido di Viva Maria sembra rinascere””
BEN DETTO!!
in realtà non ri risvegia nulla ,lo dicono i dati e lo schifo che dobbiamo subirci per gli altri 364 giorni