Così come previsto l’arrivo della delibera Salvacolline in Aula è stato fermato dalla scontata impossibilità di procedere per mancanza di numero legale.
Tra i consiglieri che hanno presentato dichiarazione d’incompatibilità, consiglieri che hanno voluto cautelarsi pur non avendo parenti nell’elenco dei proprietari, consiglieri che risultano sempre assenti e dei quali non si conoscono le parentele in elenco perché conosciamo poco anche loro avendoli visti rarissime volte, il numero dei possibili votanti nella seduta di ieri è sceso a 10. Caduto il numero legale, così come ampiamente prevedibile, la seduta è stata rinviata.
Il finale era scontato e le nubi sulla Salvacolline sono tali che si sta rivelando un boomerang per l’amministrazione che della trasparenza e della condivisione ha fatto un ritornello per 5 anni.
Persino la consigliera Ivana Risitano, di Cambiamo Messina dal Basso ha dovuto esprimere tutto il suo rammarico quando ha scoperto che una sua cugina, presente nell’elenco dei titolari di particelle interessate alla Variante, non ha mai ricevuto da parte dell’amministrazione alcuna NOTIFICA, a differenza di quanto finora dichiarato dalla giunta. La conseguenza è seria, perché non ha potuto chiedere di inserire i volumi nella Banca volumi e rischia di essere in possesso di un terreno dal valore zero. Stessa sorte capitata ad uno zio del consigliere Santalco. Anche lo zio di Santalco ha appreso solo dal nipote di essere inserito in un elenco di proprietari di terreni che saranno dichiarati inedificabili e, non avendo ricevuto notifica in tempo, non ha potuto trasferire i volumi nella Banca dati pertanto non potrà farli “atterrare” in nessun’altra zona. E come Santalco e Risitano i casi saranno centinaia, nonostante gli annunci dell’amministrazione in merito a notifiche che evidentemente non hanno raggiunto tutti. Ma c’è di più, perché la giunta ha pubblicato gli avvisi dell’esistenza degli elenchi in due quotidiani, ma, non si sa perché….. ha scelto due quotidiani poco letti a Messina: il Quotidiano di Sicilia ed il Corriere della Sera.
Qesto è solo uno degli aspetti evidenziati dai consiglieri in Aula.
I consiglieri che hanno ricevuto l’elenco soltanto il 27 febbraio ed hanno avuto modo di verificare eventuali parenti (fino al quarto grado) tra i proprietari, e che sono 14, hanno scelto o di trasmettere una dichiarazione d’incompatibilità senza partecipare alla seduta (Giuseppe Santalco, Alessandro La Cava, Claudio Cardile, Piero Adamo, Pierluigi Parisi, Emilia Barrile, Simona Contestabile, Francesco Pagano) oppure di darne lettura in Aula prima di lasciare la seduta (Libero Gioveni, Daniela Faranda, Gaetano Gennaro, Ivana Risitano, Giovanna Crifò, Benedetto Vaccarino).
A loro si è aggiunto Daniele Zuccarello che, pur non avendo, ad una prima lettura, parenti in quell’elenco, alla luce della norma e dei potenziali rischi legati ad esempio a lontani parenti ha preferito comunque uscire dall’Aula.
Franco Mondello ha poi evidenziato come il Consiglio sia composto da 40 consiglieri pertanto sarebbe da accertare la posizione di tutti i componenti, anche di quanti non hanno partecipato alla seduta.
Chi ha acceso una serie di lampadine è stata la consigliera Daniela Faranda che si è soffermata su due dubbi
1- siamo davvero sicuri che l’incompatibilità valga solo per i consiglieri e non anche, come vorrebbe logica e norma, per gli amministratori?
2- l’incompatibilità dovrebbe scattare quando l’interesse è evidente e diretto e non invece generico.
“In considerazione della ricadenza di alcuni immobili di proprietà di miei congiunti nelle aree destinate ai vincoli della variante in base all’elenco trasmesso il 27 febbraio – scrive la Faranda- ed in mancanza di oggettivi criteri di partecipazione da parte di tutti gli amministratori nelle medesime condizioni della sottoscritta, dichiaro di astenermi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione. Con l’occasione invito il segretario generale, i colleghi consiglieri ed i componenti della stessa giunta ad interpretare correttamente le vigenti disposizioni nascenti dagli artt 15 e 16 della L. 30/00 che regolamentano la condizione giuridica degli amministratori locali in relazione al tema oggetto di discussione. Infatti tali norme stabiliscono in primo luogo (art. 15) che, ai fini della suddetta legge, per amministratori devono intendersi “i sindaci, presidenti di province i consiglieri dei comuni e delle province ed i componenti delle giunte comunali e provinciali ecc.”; in secondo luogo l’art. 16 della legge prevede l’obbligo di astensione allorquando sussista correlazione diretta tra il contenuto della delibera e specifici interessi dell’amministratore; dal che consegue la necessità di trovare un criterio oggettivo volto a porre un discrimine tra un interesse generico del singolo al contenuto della delibera ed un interesse specifico di contenuto economico poiché, in caso contrario, la discussione sulla delibera vedrà la partecipazione di pochi soggetti in astratto estranei ad interessi di sorta, con la necessaria ed obbligatoria astensione anche di alcuni componenti della giunta”.
Nei giorni scorsi durante una conferenza stampa del consigliere Santalco è emerso come il sindaco Accorinti sia proprietario di 8 particelle di terreno in area vincolata dalla Variante e due nipoti diretti dell’assessore De Cola abbiano analoghe situazioni.
Sia Accorinti che De Cola (che peraltro è assessore proponente) hanno partecipato e votato 4 delibere relative al Salvacolline. L’interrogativo posto da Daniela Faranda è duplice: perché Le Donne considera “esenti” dalla normativa sull’incompatibilità sindaco e assessore, e perché si estende al massimo il concetto “d’interesse”?
Usciti dall’Aula incompatibili e non, alla fine sono rimasti 10 consiglieri ed il numero legale è caduto.
Non è escluso quindi che la vicenda finisca in mano ad un commissario, ipotesi che sembra piacere all’amministrazione ma che si rivelerà un boomerang. Uno strumento urbanistico le cui sorti finiscono in mano ad un commissario dopo una gestione da “Azzeccagarbugli” è una sconfitta per l’amministrazione della condivisione ed è una sconfitta per la democrazia partecipata.
Sarà l’assessore regionale agli Enti locali Bernadette Grasso a decidere il nome del commissario da inviare a Messina, probabilmente a maggio, con le elezioni alle porte, e sicuramente il buon senso porterà a evitare forzature che stravolgerebbero il nostro territorio per almeno 20 anni.
Rosaria Brancato