Della polemica scaturita dopo la frase del capogruppo di Forza Italia Giuseppe Trischitta a proposito delle “Galline alla riscossa” la cosa che più mi ha colpito è stata la totale assenza di reazione del Consiglio comunale inteso nella sua interezza di uomini e donne. Val la pena ricordare che l’accaduto risale al 25 novembre ed esattamente poco dopo il minuto di silenzio che il Consiglio comunale ha dedicato alla Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Quindi il Consiglio comunale di Messina dedica un minuto di silenzio per celebrare la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne e pochi minuti dopo ha un’amnesia tale da far pensare che siamo di fronte ad una dissociazione collettiva da richiedere l’intervento di uno psicoterapeuta. E’ come se si facesse un minuto di silenzio per la pace nel mondo e un minuto dopo uno dei presenti desse una gomitata al vicino e nessuno alzasse un dito per protestare. Non voglio entrare nelle motivazioni che hanno spinto Trischitta a dare delle “Galline alla riscossa” alle presenti, anche perché ha rettificato il senso che voleva dare alla frase, ma quel che mi sconforta è la reazione dell’Aula. L’esponente di Forza Italia dopo aver dichiarato “Non so perché oggi mi viene in mente il film che ho visto con i miei figli, galline alla riscossa” nel chiedere scusa ai lavoratori dei servizi sociali che attendevano il voto dell’Aula sulla vicenda, conclude additando le 4 consigliere Lucy Fenech, Antonella Russo, Nina Lo Presti, Daniela Faranda, come affette da manie di protagonismo e alla ricerca di visibilità sulla stampa. Le destinatarie del messaggio, colpevoli d’aver detto la loro sulla delibera sui servizi sociali, hanno abbandonato per protesta la seduta e poco dopo sono rientrate. Si è quindi proceduto alla votazione sull’annosa vicenda dei servizi sociali come se nulla fosse accaduto. Non un cenno, né quel giorno né in quelli seguenti, non una presa di posizione, né da parte della totalità del Consiglio né da parte di singoli, e questo nonostante appunto, avessero aperto la seduta col famoso, quanto inutile e a questo punto ridicolo minuto di silenzio. A prendere carta e penna, è stata soltanto Danila La Torre, che ha raccontato su Tempostretto la scena surreale beccandosi gli strali di Trischitta in un clima che ha fatto apparire quasi un’esagerazione aver visto una forma di offesa nei confronti delle donne che fanno politica utilizzando il dono della parola. Non uno straccio di documento, non la sospensione della seduta, come sarebbe stato doveroso e come, senza ombra di dubbio avrebbe fatto la presidente della Camera Boldrini, non una levata non dico di scudi, ma di perplessità. Io non sono una femminista, detesto la doppia preferenza di genere e ho antipatia per le quote rosa ma onestamente un Consiglio comunale che non dice “cio” sulla vicenda mi lascia sbigottita. Personalmente io, uomo, donna, presidente, vicepresidente, consigliere capo o sottocapo, avrei chiesto la sospensione della seduta fino a quando non si fosse chiarito l’equivoco. Personalmente se mi si dice “gallina”, alla riscossa, in fuga, in padella, vecchia, giovane o razzolante, mi irrito. A maggior ragione se in quel momento sono impegnata in un ruolo pubblico al quale sono stata delegata dagli elettori.
Ho visto il film “Galline in fuga” quando mio figlio era piccolo e mi è piaciuto. Narra la storia di un gruppo di galline che si emancipano dal pollaio e scappano, stanche di fare uova dalla mattina alla sera. Notoriamente le galline sono animaletti a due zampe che hanno alcune doti, come la pazienza e la docilità ma hanno una caratteristica: hanno il cervello piccolissimo ed infatti quando si vuole dire cretina ad una donna le si dice gallina. Se siamo in gruppo diventiamo galline starnazzanti. Se ci emancipiamo dal pollaio e vogliamo fuggire da una vita che ci vuole tutta casa e famiglia diventiamo, appunto “galline alla riscossa”. Notoriamente la gallina è femmina, perché il maschio si chiama gallo, o al più, pollo. Se vuoi offendere un uomo e restare in campo animale gli dici al massimo maiale e rischi che lo prenda per complimento. Che in un Luogo della Politica si dica galline alle consigliere e nessuno alzi un dito, neanche le altre colleghe ed i colleghi, che non si abbia il minimo sentimento d’indignazione per chiedere una seppur breve sospensione della seduta fa riflettere. Mi chiedo ma perché avete fatto un minuto di silenzio per le donne che si sono battute per il rispetto della loro dignità? Mi chiedo, perché organizzate le manifestazioni dell’8 marzo? Dire gallina ad una donna che fa politica attacca il senso stesso della sua scelta, demolisce anni ed anni di battaglie per le pari opportunità. Ho apprezzato molto la nota dell’assessore Patrizia Panarello che finora, a distanza di quasi due settimane è l’unica nota ufficiale sull’accaduto. Probabilmente sbagliamo noi a pensare che qualcuno si sia sentito offeso. Tutto sommato che è stato detto, che noi donne non abbiamo abbastanza cervello per stare nella stessa assise con quei cervelloni di uomini…
Invece poi mi sono imbattuta nei risultati delle elezioni regionali in Calabria ed in Emilia Romagna e ho capito perché indignarsi è ancora necessario e far scivolare le cose è un errore che pagheranno le nostre figlie. Penso che le donne di questo Consiglio comunale abbiano una responsabilità nel difendere il loro ruolo e che abbiano perso un’occasione molto più importante del minuto di silenzio per la violenza sulle donne. Violenza che, vorrei ricordarlo, nasce prima dalle parole e poi diventa pugno e schiaffo. La violenza è prima cultura e poi azione.
Alle regionali delle scorse settimane è stato eletto 1 uomo su 9 e solo 1 donna su 74. Molto dipende dalla legge elettorale ed in questo caso in Calabria non c’è la doppia preferenza di genere, che in Emilia invece ha portato ad una quota del 25% delle elette. La Calabria, dove c’erano solo 74 candidate su 348 in lista è passata da 0 a 1 consigliera. Numeri da brivido. Il Parlamento è alle prese con un Italicum che sul fronte donne rischia di essere molto vicino a suo papà, il porcellum. Il nuovo Senato, formato da rappresentanti di Regioni, alla luce di questi dati relativi alle elezioni regionali, rischierà di essere al maschile. Se in Sicilia il numero delle deputate è aumentato lo si deve solo al M5S le cui elette però sono all’opposizione pertanto non finirebbero mai al Senato. I partiti tradizionali sappiamo bene quale concezione abbiano delle donne, quindi il nuovo Senato farà un enorme passo indietro. Considero la doppia preferenza di genere raggirabile con il trucco del “vota uno prendi due” e non sempre a vantaggio delle migliori. In lista finiscono un esercito di sorelle, cugine,amanti, fedelissime, che di tutto godono tranne che di autonomia e di sincera passione politica. Ma quanto accaduto in Calabria impone una riflessione da affiancare all’episodio del 25 novembre. Forse è ancora tempo di continuare a battersi.
Galline in fuga è stato uno dei film d’animazione più visti del 2000 e ha un lieto fine: le protagoniste a modo loro “volano” , acquistano la libertà da un ruolo che le incatenava e si emancipano. Purtroppo, a quanto pare, 14 anni dopo il successo di quel cartone animato che prese anche diverse nomination, è rimasto solo un film. Per troppi e spesso anche per noi stesse, anche quando proviamo a volare restiamo sempre e solo galline. E non sappiamo farci rispettare.
Rosaria Brancato