Da D’Alia in giù inizia lo “scarica -Accorinti”. Il sindaco cavallo di Troia di quelli che c’erano prima

Alla soglia del suo secondo anno di vita, la giunta Accorinti rischia di perdere il largo consenso sino ad oggi trovato in Consiglio Comunale. Dopo l’intervista rilasciata a Tempostretto da Gianpiero D’Alia, presidente nazionale dell’Udc e leader locale del partito (VEDI QUI), è iniziata la gara allo “scarica- Accorinti”.

Ad alzare la cresta, dopo un torpore durato 23 mesi, sono proprio i consiglieri comunali del gruppo che fa riferimento al deputato nazionale, i quali nelle ultime ore hanno chiesto di verificare l’agibilità politica dell’Aula e puntato il dito contro gli alleati del partito democratico, trovando sponda nel gruppo dei Dr (VEDI QUI).

Dopo quasi due anni in cui hanno garantito – delibera dopo delibera – un sostanzioso bottino di voti all’amministrazione Accorinti, diventato ancora più prezioso anche grazie alla fattiva collaborazione dei gruppi consiliari di Forza Italia, Nuovo Centrodestra e SiamoMessina, – i consiglieri comunali Udc e Dr riscoprono improvvisamente l’alleanza col Pd e l’esistenza di una coalizione di centro-sinistra, svanita all’indomani della campagna elettorale, o forse anche prima.

Dr ed Udc hanno fatto sapere di non voler fare più da stampella all’amministrazione Accorinti e hanno invitato i colleghi del Partito Democratico ad assumersi le proprie responsabilità, superando le lacerazioni interne ed assumendo una posizione unitaria e coerente. I centristi ed i democratici riformisti provano a mettere alle strette i colleghi del Pd, per arrivare lì dove hanno fallito tutte le assemblee del partito democratico degli ultimi due anni: far scoppiare la pace e ridare identità ad un partito che ha mille facce, mille anime e tanta confusione all’interno.

Ma perché quanto accade all’interno del Pd deve essere un problema dell’Udc e dei Dr? E cosa c’entrano le divisioni del Pd con l’agibilità d’aula, in questi due anni garantita anche grazie ai voti – seppur altalenanti – di alcuni consiglieri del partito democratico?

Il Pd – in aula rappresentato da ben tre gruppi consiliari (gruppo Pd,Felice per Messina e Progressisti Democratici) e 12 consiglieri comunali è stato spaccato sin dal primo giorno di questa consiliatura, senza che questa abbia provocato, sino ad oggi, una crisi di identità alla coalizione di centro-sinistra – che di fatto non è mai esistita – né all’asse Dr-Udc. I due gruppi consiliari, peraltro, si preoccupano di quanto accade nel Partito Democratico, ma si disinteressano totalmente dell’altro alleato sulla carta, il Megafono.

La sensazione è che dopo la bomba lanciata da D’Alia, il quale ha espressamente parlato di fallimento dell’attuale amministrazione, i consiglieri comunali sino ad oggi più accondiscendenti con l’esecutivo di Palazzo Zanca cerchino una scusa per prendere le distanze da Accorinti e scaricarlo proprio come ha fatto l’ex ministro.

L’entrata a gamba tesa di D’Alia autorizza chi da giugno 2013 è stato al fianco dell’Amministrazione Accorinti – magari non con lo spirito ma sicuramente col ditino per votare tutti gli atti di natura finanziaria – a fare ostruzionismo… mediatico. Solo nelle prossime settimane, quando arriveranno in Aula delibere importanti ( ad esempio il bilancio consuntivo 2014 ed il bilancio di previsione 2105) si potrà dire se da D’Alia in giù stanno recitando il ruolo degli’oppositori o se sono iniziati i primi movimenti in vista dei futuri scenari politici.

Secondo qualche malalingua, non è casuale che il presidente dell’Udc – dopo due anni di religioso silenzio – abbia deciso di far sentire la propria voce di dissenso nei confronti dell’Amministrazione Accorinti proprio adesso. Sono sempre più insistenti le voci secondo cui alle prossime amministrative l’ex ministro voglia schierare in campo, come candidato a sindaco, un pezzo da novanta: l’attuale presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Per lui non si tratterebbe certo di una “retrocessione”, perché se eletto, diventerebbe sindaco della Città Metropolitana. Come si ricorderà, Ardizzone è stato vice-sindaco di Buzzanca da giugno 2008 ad aprile 2010 e da qualche settimana a questa parte non deve più preoccuparsi delle ripercussioni che potrebbe avere il default sul piano personale: anche in caso di dissesto verrebbe, infatti, escluso dall’accertamento di azioni di responsabilità da parte della Corte dei Conti, chiamata a valutare se gli amministratori in carica nei 5 anni che precedono la dichiarazione di dissesto abbiano provocato il default, agendo con dolo o colpa grave. La normativa vigente prevede che anche con una condanna in primo grado gli amministratori riconosciuti responsabili non possono ricoprire cariche pubbliche per un periodo di dieci anni. Il presidente dell’Ars è fuori anche dall’inchiesta sui bilanci, perché nei due anni in cui ha fatto parte della giunta Buzzanca non ha votato nessuno dei bilanci incriminati.

La storia di Adizzone è emblematica per spiegare che, paradossalmente, se oggi il piano di riequilibrio incassasse il “niet” della Corte dei Conti ed il Comune fallisse, verrebbero “indagati” Accorinti ed i suoi assessori e non chi ha amministrato sino al 2010, come Ardizzone ma anche come Fortunato Romano, che lasciarono entrambi la giunta Buzzanca per sedere solo all’Ars, dopo la sentenza della Corte costituzionale sull’ incompatibilità del doppio incarico.

In pratica, questi due anni di amministrazione Accorinti ed i prossimi tre che verranno (perché a nessuno conviene sfiduciare il sindaco) sono serviti e serviranno a rifare una “verginità politica” agli amministratori del passato, cioè a “quellicheceranoprima”, per usare una espressione tanto cara al sindaco.

Consapevolmente o meno, la giunta Accorinti è il cavallo di Troia della vecchia politica, che – a soli due anni dall’elezione dell’insegnante di educazione fisica noto per le sue tante battaglie da pacifista attivista – si sente già autorizzata a fare le bizze e a tirare calci, addossando alla giunta Accorinti un fallimento amministrativo e politico che arriva da lontano, molto lontano.

Qualche osservatore lo dice già da molto tempo: Accorinti salverà tutti quelli che c’erano prima e poi resterà da solo col cerino in mano.

Danila La Torre