“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”

Sono trascorsi vent’anni dall’era di tangentopoli e da quella dello stragismo, era il 1992, eppure questi due anniversari si son rivelati tragicamente attuali, come se invece di 20 anni fossero trascorsi appena 2 mesi dal sangue di Capaci e dalle manette per Mario Chiesa, preso nel suo ufficio del Pio Albergo Trivulzio mentre tentava di gettare le mazzette appena intascate nel water. Quest’immagine è “storia contemporanea” e mi ha fatto una piacevole impressione vedere mercoledì gli universitari di Scienze Politiche durante una lezione sull’anniversario di Tangentopoli parlare con Antonio Di Pietro e fare domande che dimostrano come, a differenza di quanto crediamo, i nostri ragazzi sono “vivi”, non li abbiamo uccisi con l’omertà, le telenovele, i reality e la play station. La mazzetta di 7 milioni di lire che portò Chiesa in carcere impallidisce 20 anni dopo davanti alla paghetta da 5 mila euro al mese per i “pargoli” di Bossi. Bettino Craxi, un mese dopo l’arresto di Chiesa e prima che questi iniziasse a “cantare” mettendo nei guai l’intero sistema, lo definì “un mariuolo”, un ladruncolo da poco. Oggi i diamanti di Belsito, le ville di Lusi e un sistema di tangenti ridotto a baratto (va bene tutto, dalle escort alle casse di champagne, dal giardiniere che ti cura il giardino alla massaggiatrice) hanno reso gli anni cupi di tangentopoli attualissimi e i protagonisti di allora quasi dei liceali rispetto a quelli di oggi. Vent’anni dopo la memoria diventa urgenza e diventa un dovere non dimenticare, perché la “storia” sta trasformandosi in “cronaca”, non è più solo “ieri”, è, drammaticamente “oggi”. La bomba all’istituto Morvillo-Falcone, poche ore prima dell’arrivo a Brindisi della Carovana antimafia ha reso reale l’immagine di 20 anni passati in un lampo. Non bisogna mai abbassare la guardia. E i due anniversari, Mani pulite e le stragi di Capaci e via D’Amelio, sono di un’attualità tale da lasciare sgomenti, e non illuderci mai che il passato non lasci scorie, perché è da quelle finestre che il buio entra e si fa notte. Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, un mese fa, profeticamente ha detto: “ il Paese sta attraversando momenti di tensione, sicchè la congiuntura instabilità politica-instabilità criminale può essere una pericolosa miscela esplosiva e diventa allarmante ricordare che fu proprio l’instabilità politico-istituzionale ad agevolare lo scatenarsi della strategia stragista del ’92-’93. Non si tratta di pessimismo ma tutto ciò suggerisce la massima vigilanza”. In quel lontano ’92 un sistema politico-istituzionale si sfaldava e nel frattempo restavano soli i silenziosi eroi della legalità. In quegli spiragli entrò il buio e furono massacrati. Vent’anni dopo questi due anniversari continuano ad essere “quotidiani”. Ricordo l’indignazione nello scoprire i puff di Lady Poggiolini (moglie del re della sanità) pieni di lingotti d’oro, monete antiche e soldi. Ricordo le monetine lanciate contro Craxi all’uscita dell’hotel Raphael (all’epoca c’erano le lire). Oggi ai cronisti che fanno domande Bossi mostra il dito medio o gli lancia contro i guardaspalle,e Formigoni definisce “sfigato che fa le vacanze da solo” il giornalista che prova a intervistarlo sui viaggi ai Caraibi pagati da Daccò. Nessun politico del ’92 arrivò mai all’arroganza di questa classe politica di fronte alle proteste. E già che ci siamo, ricordiamoci che son trascorsi due mesi da quando i partiti hanno annunciato che avrebbero riformato la legge sui rimborsi elettorali. Nell’era di tangentopoli un referendum disse no ai finanziamenti ai partiti. Ebbene, 20 anni dopo scopriamo non solo che ci hanno preso in giro, ma che hanno anche affinato l’arte. Dal 17 febbraio nero di Mario Chiesa passiamo al 23 maggio nero di Capaci. Nei giorni scorsi si è levata alta la voce di Maria Falcone, che, nel preparare come Fondazione Falcone le cerimonie del ventennale ha detto: “non ho invitato il presidente Lombardo perché in un luogo che è sacro, dove si ricorda la memoria di uomini morti per mano mafiosa non possono esserci politici sospettati di aver avuto rapporti con la mafia”. La sorella del giudice ha anche stigmatizzato il comportamento del Pd siciliano che ha fatto da stampella al governo regionale e ha aggiunto “Lombardo dovrebbe dimettersi”. Venerdì 18 maggio il presidente Lombardo ha annunciato che il 28 luglio si dimetterà e ad ottobre la Sicilia tornerà alle urne, quanto alle solenni celebrazioni ha spiegato “Ho ricevuto l’invito della Prefettura a partecipare alle iniziative per la strage di Capaci, ma non andrò. Ho deciso di non partecipare per evitare imbarazzi soprattutto a me stesso e per rispetto delle figure che vengono commemorate. Non è opportuno che una persona con un’imputazione coatta partecipi a manifestazioni di questo tipo”. Questa vicenda fa capire come davvero il sangue dei magistrati e di quanti hanno combattuto per la legalità, sia ancora caldo e le ferite ancora aperte. Non è tempo di sfumature, perché il grigio è il colore del dubbio, è il colore che a volte può sporcare come il nero. Ma quel che i due anniversari insegnano è che non bisogna mai dimenticare. Quel che per gli studenti di Scienze politiche l’altro giorno era “storia”, tangentopoli, è diventata “cronaca” e quel che i bambini di tutte le scuole ricorderanno il 23, le stragi di Falcone e Borsellino, è “storia”, ma da ieri, con la bomba di Brindisi, non è più storia, è cronaca. Non possiamo fare nessun collegamento tra l’anniversario di Capaci e la bomba, gli inquirenti pare stiano escludendo la pista mafiosa, ma ci sono elementi inquietanti. In ogni caso, anche l’attentato al dirigente dell’Ansaldo di Genova fa comprendere che ci avviciniamo a grandi passi ad una stagione di tensioni. “Sono stati presi di mira i ragazzi-ha dichiarato Maria Falcone- quella porzione di società che punta al cambiamento. Non possiamo mostrare alcun cedimento, non dobbiamo fermarci”. E’ presto per far collegamenti diretti tra Capaci e Brindisi, quel che è certo che già da ieri sera, poche ore dopo la morte di due adolescenti, in tutta Italia ci sono state fiaccolate, nel nome di Falcone e nel nome di Melissa, perché è da subito che dobbiamo dire che non sarà la paura a fermarci. L’indimenticabile papa Giovanni Paolo II , negli anni delle stragi, venne in una Sicilia assolata e gridò dalla valle dei Templi “Questo popolo siciliano attaccato alla vita, che ama la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà di morte”. C’è una frase di Paolo Borsellino che supera le barriere del tempo: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. E’ come se questa frase l’avesse pronunciata oggi, pochi minuti fa.
Rosaria Brancato