Se c’è un dato che emerge da questa prima fase di campagna elettorale per le amministrative è che i partiti hanno ancora una volta deciso di voltare le spalle ai “giovani”. Quella generazione di 30enni e 40enni cresciuti dentro i partiti, da anni impegnati sul territorio, resteranno ancora ai margini della vita politica cittadina, destinati a riempire liste per portare voti ma impossibilitati a giocare un ruolo di primo piano.
Tra i nomi dei candidati a sindaco degli schieramenti principali, ci sono solo over 60. Il centrodestra ha deciso di puntare su Dino Bramanti, direttore scientifico dell’Irccs Neurolesi, che oltre a non avere alcuna esperienza amministrativa, ha superato le 69 primavere e se eletto finirebbe il suo mandato a 74 anni.
Il Movimento Cinque Stelle – giovane per costituzione, essendo nato una decina di anni fa ed entrato in Parlamento per la prima volta nel 2013 – schiererà con tutta probabilità Gaetano Sciacca. L’attuale vertice della Direzione Territoriale del Lavoro ha 62 anni ed è distante dal profilo tipo del candidato a cinque stelle che ha vinto in città importanti come Roma e Torino, dove i pentastellati hanno puntato su persone giovani, attiviste del movimento e sconosciute ai più sino a quel momento.
Un barlume di speranza al momento resta solo nel centrosinistra, che ancora non ha scelto il candidato. In queste settimane è circolato il nome di Antonio Saitta, classe 1963, ma nelle ultime ore sta prendendo piede l’idea di valorizzare le menti più fresche. Pd, Sicilia Futura e LeU hanno avviato un dialogo per trovare la quadra su nomi e programmi da presentare alle prossime amministrative , ma riuscire a fare sintesi non è semplice. Un patto generazionale sarebbe la scelta più rivoluzionaria che il centrosinistra, messo all’angolo dal risultato elettorale del 4 marzo, potrebbe adottare per provare a rialzare la testa. Le resistenze tuttavia non mancano e servirebbe un grande gesto di coraggio e umiltà, qualità che in questi anni sono mancate completamente al centrosinistra.
Fuori dalle coalizioni di centrodestra e centrosinistra e fuori dal Movimento Cinque Stelle proseguono le candidature indipendenti di Cateno De Luca e Pippo Trischitta, quest’ultimo sempre più vicino all’addio a Forza Italia, di cui è capogruppo al Comune.
In campo c’è poi il sindaco uscente Renato Accorinti, che avrebbe potuto chiedere ai messinesi di continuare l’esperienza da lui iniziata cinque anni fa magari facendo un passo indietro e lasciando il posto ad uno dei tanti giovani impegnati e brillanti che fanno parte di Cambiamo Messina dal Basso. L’attuale primo cittadino, che di anni ne ha 64, vuole invece tenersi stretta la poltrona, sebbene nel 2013 dicesse di voler svolgere un solo solo mandato .
L’aspetto anagrafico non è di per sé un valore aggiunto, ma se i partiti ed i movimenti non sono in grado di esprimere una classe dirigente nuova vuol dire che hanno fallito e non sono stati in grado di allevare giovani amministratori capaci di prendere il posto dei “vecchi”, in quel ricambio generazionale chiesto a gran voce dalla tanto decantata società civile. A Messina sono tanti i 30enni e i 40enni di destra, di sinistra , di centro che fanno politica da quando ne hanno 15, che hanno fatto la gavetta , che hanno ricoperto ruoli istituzionali “minori” (consiglieri di quartiere, consiglieri comunali o provinciali , presidenti di circoscrizione) e che non sfigurerebbero di certo a rappresentare la città nel ruolo di sindaco. Nessuno però sembra considerarli.
Danila La Torre