Sei domande per i sette candidati sindaco. Sei nodi cruciali che parlano di lavoro, diritti e sviluppo per capire quale futuro si programma per Messina. E’ stato questo il filo conduttore del confronto con i candidati organizzato dalla Uil. All’appello del sindacato hanno risposto tutti presente: nella sala del Consiglio di Palazzo dei Leoni ieri mattina c’erano tutti: Renato Accorinti, Emilia Barrile che però poi ha lasciato il suo posto all’assessore designato Salvatore Russo, Dino Bramanti, Cateno De Luca, Antonio Saitta, Gaetano Sciacca e Pippo Trischitta. A quindici giorni dal voto, i 7 candidati hanno avuto 2 minuti di tempo per ogni domanda posta dai segretari delle federazioni della Uil che hanno messo sul tavolo i temi fondamentali che il sindacato affronta ogni giorno, temi cardine su cui chi si candida a guidare la città per i prossimi 5 anni deve avere le idee chiare perché non c’è più tempo da perdere.
Lo ha detto a chiare lettere il segretario generale della Uil di Messina Ivan Tripodi che con il suo appello ha aperto il confronto: «Abbiamo l’ambizione e la presunzione di elevare il dibattito per capire idee e progetti non solo dei prossimi cinque anni ma dei prossimi dieci. Senza retorica siamo ben oltre l’ultima spiaggia. La crisi ha investito tutti i settori, la situazione è drammatica. Da queste elezioni passa il crocevia per il futuro di Messina».
E dunque la prima domanda, posta dal giornalista della Gazzetta del Sud Lucio D’Amico, che ha moderato il dibattito, ha puntato l’attenzione proprio sulla prospettiva futura: quale visione di città e quali linee guida e ipotesi di sviluppo?
Renato Accorinti si è dichiarato subito fiero di questi cinque anni perché sono serviti a tracciare la strada. E subito ha fatto parlare quelli che questa amministrazione inserisce nei suoi risultati: «Abbiamo 300 milioni di euro su cantieri precisi: Porto di Tremestieri per liberare la città dai tir dopo 50 anni, piattaforma logistica, cantiere dello svincolo di Giostra, soluzione dopo 30 anni per il secondo Palazzo di giustizia, nuovi servizi sociali con quasi 50 milioni a disposizione». Emilia Barrile vuole invece una città con una burocrazia più snella, che sappia sfruttare ciò che la città offre, dal mare ai colli, pensa a ricreare l’Ufficio Programmi Complessi per riuscire a essere più competenti sulla progettazione regionale ed europea, ma anche project financing per coinvolgere i privati. Per Dino Bramanti sono turismo e commercio il volano di una città in ginocchio, il grande patrimonio del mare, non solo la Zona Falcata, ma anche macchina amministrativa che funzioni. Su politiche sociali e sanità ha riconosciuto le cose buone fatte dall’amministrazione Accorinti e assicura che su quelle si continuerà, ma innalzando la progettazione a livello europei. Per Cateno De Luca serve un’Agenzia di sviluppo per essere in grado di attrarre risorse, serve un nuovo disegno urbanistico, certificazione dei borghi più belli per villaggi, creare un brand fondamentale per turismo. Antonio Saitta ha subito parlato di lavoro: «Messina è una città prostrata per gli errori gravissimi della politica che non ha saputo dare ipotesi di sviluppo. Se Messina non saprà creare occasioni di lavoro continuerà questa parabola discendete. Bisogna partire da Prg, riqualificazione sismica, rischio idrogeologico. Lo sviluppo turistico è il settore che ha maggiori potenzialità di crescita, investire su terziario di qualità, implementare formazione, valorizzare il patrimonio scolastico, rafforzare il rapporto con l’Università». Per Gaetano Sciacca il lavoro dev’essere il vero punto da cui partire: «Sul lavoro ci giochiamo tutto, se non saremo capaci di un Patto con le forze sociali positive saremo destinati all’oblio. Quando vedo progetti avveniristici mi scoraggio, serve ragionare come il buon padre di famiglia». Per Pippo Trischitta il futuro passa da alcuni progetti infrastrutturali: «Svincolo tra Galati e Giampilieri, mini svincolo a Ganzirri, ipotesi svincolo Salice, motodromo che porta lavoro e immagine. E poi mercati nella zona ex Sanderson, tra Pace e Paradiso e in centro in uno stabile tra viale S. Martino e via S. Cecilia per contrastare il potere centri commerciali e dare risposte agli ambulanti».
La seconda domanda è toccata a Laura Strano, segretaria Uil Fpl che ha chiesto risposte su SERVIZI SOCIALI E CASA SERENA.
Per Trischitta la ricetta per rifondare il sistema è l’Istituzione servizi sociali per eliminare le cooperative che sfruttano i lavoratori. Per Sciacca, che all’Ispettorato ha seguito tante vertenze, bisogna smantellare l’attuale assetto affidato alle cooperative che operano senza controllo per restituire serenità a tutto il settore. Saitta punta prima di tutto a riorganizzare il Dipartimento servizi sociali, dice categoricamente no a ipotesi di nuovi carrozzoni, riferendosi all’idea di Trischitta, e vede la necessità di superare il modello attuale fermo ad una progettazione che risale agli anni ’90, con la rivalutazione e il potenziamento di Casa Serena. Per De Luca parlare di servizi sociali significa tirare in ballo baratto amministrativo, autogestione di spazi urbani, social market. Dito puntato contro il rapporto tra quanto il Comune spende e la pessima qualità dei servizi resi e contro la visione dei servizi sociali improntata sulla garanzia dei posti di lavoro. Per Dino Bramanti è necessario creare un ponte con la sanità per rendere i servizi sociali propedeutici a quella che poi è la richiesta sanitaria. Progetto di teleassistenza e progetto pilota su Casa Serena per sperimentare nuove formule per l’assistenza di disabili e anziani. L’assessore designato della Barrile, Salvatore Russo, ha parlato di aprire il mercato dei servizi sociali con nuovi bandi e sinergia con gli operatori anche sanitari. Accorinti invece ha puntato l’attenzione con il dipartimento diventato regia di controllo sulle cooperative, sul segretariato sociale nei sei quartieri, sul centro per l’autismo di Mortelle realizzato con l’Irccs, sui 18 milioni in bilancio e i 30 per le fragilità già pronti per essere spesi.
Il primo a rispondere è stato Accorinti: «Ci batteremo contro i tagli al 118, mentre sul Papardo ci porremo senza pregiudizi, così come fatto per il Piemonte. Se l’accorpamento si rivelerà utile si farà anche quello». Russo, per la Barrile, ha parlato della necessità di servizi diffusi sul territorio e di sinergia pubblico-privato. Per Bramanti il programma di ogni candidato sulla sanità dev’essere chiaro perché la salute dev’essere garantita a tutti: «Dobbiamo organizzarci meglio per non far andare via le persone, si devono parlare tutte le istituzioni per potenziare i settori chiave che rendendo grande offerta al cittadino, puntare sulla prevenzione che purtroppo è ancora poco o nulla utilizzata. E sul Papardo Bramanti, chiamato in causa in modo polemico da Trischitta e De Luca, ha risposto che si tratta di un ospedale che ha problemi gestionali ed economici che non nascono oggi: «Non sapevamo niente dell’iniziativa legislativa di Luigi Genovese. Da sindaco mi impegnerò per garantire l’autonomia del presidio ospedaliero Papardo». De Luca si è dichiarato contrario a “mettere le mani sul Papardo” perché “è bastata l’operazione Piemonte”. Saitta ha sottolineato che sarà necessario tutelare quello che rappresenta l’unico presidio della zona nord e dunque si dovrà valutare cosa prevede il disegno di legge sull’accorpamento. E sulla sanità in città anche il candidato del centrosinistra vede nel sindaco il compito di far fare sistema alle strutture presenti sul territorio e a tutte le forze politiche. Per Sciacca pochi giri di parole: «Siamo contrari all’accorpamento Piemonte-Papardo. Ma pensiamo anche di realizzare un nuovo presidio presso l’ex ospedale Margherita. Le istanze del territorio saranno rappresentate per fare in modo che la sanità non sia luogo di clientele ma di valorizzazione delle tante eccellenze che abbiamo anche in questo campo». Polemico Trischitta: «Non permetteremo che alla candidatura di Bramanti ci sia come contraltare il regalo del Papardo fatto da Luigino su incarico di Germanà. Non vi domandate perché l’assessore Razza e il presidente Musumeci vengono sempre a Messina? Andate a controllare quante sedi satellite dell’Irccs ci sono in tutta la Sicilia e capirete».
Ad accendere i riflettori su SCUOLA E CULTURA è stato poi il segretario della Uil scuola Toti Piccolo che ha messo l’accento su edilizia scolastica e problema mense.
Trischitta ha risposto che ad oggi non si quali progetti l’amministrazione Accorinti ha presentato per intercettare i fondi messi a disposizione dal governo. Per la mensa il problema verrebbe risolto con l’Istituzione servizi sociali e per la cultura parla la lista degli artisti e i progetti come quello di Ranieri Wanderling già sperimentato a Spadafora con laboratori d’arte da creare in ogni villaggio. Per Sciacca, che della sicurezza delle scuole ha fatto una battaglia dell’Ispettorato del lavoro, le scuole possono essere recuperate partendo da protocolli con ordini professionali. Scuole sempre aperte che devono diventare presidi di legalità e cultura. Anche Saitta immagina scuole aperte 12 ore, scuole con laboratori artigianali, musicali, professionali per impegnare proficuamente i giovani. E sulla cultura alcuni punti chiari: rimettere in sesto il teatro, attivare strumenti di promozione culturale in tutti i quartieri, mettere a rete il Museo Regionale, creare la cittadella cultura Annunziata e il Museo del terremoto. Per De Luca la scuola deve diventare oratorio laico, scuole aperte anche in estate con una strategia integrata di servizi e offerta. Tanto da fare per la cultura, dove serve puntare su identità e tradizioni popolari. Bramanti vuole partire dalle emergenze su agibilità e sicurezza degli immobili scolastici, mentre sulla cultura pensa a circuiti di attività museali, rete dei luoghi religiosi, rilancio dei teatri. Russo ha invece parlato di un programma che prevede manutenzione costante e periodica degli edifici con una riorganizzazione delle risorse, vedendo la scuola come presidio territoriale su cui investire. Accorinti ha cercato di rispondere alle critiche dei competitors snocciolando in modo velocissimo un lungo elenco dei cantieri già pronti o con progettazione agli sgoccioli per decine di scuole messinesi.
Accorinti ha risposto che il progetto per la mobilità nello Stretto è in lavorazione con Reggio e a disposizione ci sono 26 milioni complessivi che serviranno a creare il biglietto integrato, ad aumentare gli aliscafi negli orari serali e a creare coincidenze con i treni in arrivo. Partecipate? Nessuno dubbio per Accorinti: il pubblico resta valore assoluto. Voto negativo da parte di Russo che ha definito appena sufficiente il sistema di trasporto locale e ha parlato di sedi miste per tram e bus e semplificazione del biglietto. Per le partecipate un’ipotetica amministrazione Barrile aprirebbe le porte ai privati con l’idea di società miste. Bramanti ha parlato di visione troppo vecchia dell’area dello Stretto e di miraggio Ponte, punta ad un tram più “leggero, senza barriere, elettrico e moderno. Anche Bramanti sulle partecipate non vede futuro solo pubblico ma considera i privati come un modo per agevolare il lavoro. De Luca che non ha risparmiato frecciate alla “famiglia proprietaria dei traghetti di cui Messina è schiava” vuole eliminare il tram, ma non ha parlato del futuristico progetto del tram volante, anche se ha tirato in ballo Pietro Navarra per le “stronzate scritte su Facebook” così le ha definite De Luca che non ha evidentemente gradito il commento del deputato ex Rettore. Per De Luca le partecipate vanno tutte messe in liquidazione con il personale da inserire nella dotazione organica del Comune. Saitta ha subito chiarito che le partecipate resteranno senza dubbio pubbliche perchè il partenariato ha dimostrato solo di saper socializzare le perdite. Il futuro sarà fatto di piani industriali, contratti di servizio, managment selezionato, di un’Atm che non può che essere fulcro di ogni progetto di mobilità cittadina. Sul tram la risposta soprattutto a De Luca: «Il tram non può essere né alleggerito né rivoluzionato con progetti scopiazzati da internet e realizzati Cina». Anche per Sciacca le partecipate devono rimanere sicuramente pubbliche, grandi complimenti per come l’Atm ha saputo dare risposte importanti e positive, ma continuare per creare veri collegamenti a pettine. Sui rifiuti Sciacca non ha nascosto amarezza per il troppo tempo perso dall’amministrazione Accorinti sull’operazione MessinaServizi. Velo pietoso sulla famigerata flotta comunale, ma sì assoluto alla flotta pubblica. Trischitta vuole un tram senza barriere che percorra la città da Giampilieri a Mortelle, 200 assunzioni in Atm, una “tessera Messina” per dire basta al “vergognoso biglietto da 70 euro per attraversare lo Stretto. Società pubbliche o al massimo con l’ingresso di grosse multinazionali.
Inevitabile infine un focus sull’EDILIZIA messo sul tavolo dal segretario della Feneal Uil Pasquale De Vardo: considerati i tempi biblici tra fase di progettazione e fase di realizzazione di un’opera, considerato che le risorse del Masterplan e del Patto per il Sud devono essere spese entro il 2022, nei vostri primi 100 giorni da sindaco che risposta darete? E il risanamento?
Per Trischitta sul risanamento sarebbe sufficiente finire il programma sul rione Taormina e avviare un piano di emergenza per abbattere baracche con amianto e spostare le persone in immobili liberi. Critico sul Prg: “Non posso accettare un Prg che impedisce costruzione su vasta area, bisogna proteggere le colline ma lasciare la possibilità di costruire lì dove è possibile. Sciacca punta su un grande progetto di messa in sicurezza del territorio: «Basta pensare che in questo momento l’unico appalto che si sta realizzando è la messa in sicurezza del viadotto Ritiro. Se puntiamo su messa in sicurezza grandi infrastrutture e abitazioni creiamo ricchezza». Per Saitta serve un nuovo strumento urbanistico che punti su tutela del suolo e delle colline, ristrutturazione dell’esistente, creazione di nuove strutture turistiche Per il risanamento fare pressione sulla Regione per superare i limiti operativi della Legge 10 del ’90. De Luca nei primi 100 giorni punta ad accelerare la fase di progettazione creando un ufficio di progettazione municipale, vuole istituire una società per il risanamento, assegnare immediatamente gli immobili sfitti, demolire lebaracche, partire con un modello snello. Per Bramanti i 40 milioni recentemente inseriti in finanziaria regionale devono essere solo la partenza e puntare ad un modello che non ghettizzare più le periferie ma le renda omogenee con il centro. Per Russo, i progetti di Emilia Barrile passano da un nuovo modello di governance che affronti subito l’emergenza abitativa che si trascina da decenni con un’Agenzia per la casa. Accorinti ha parlato del progetto Capacity che vede Messina unica città da Napoli in giù ad aver fatto una progettazione che ha ottenuto finanziamenti, ha parlato dei primi contratti fatti per liberare Fondo Saccà e Fondo Fucile, della politica di consumo suolo zero. Strenua difesa anche del Prg: «Le linee guida sono straordinarie perché fatte studiando le fragilità del nostro territorio».
Francesca Stornante