Senza tifosi non esiste calcio. I signori che muovono i fili del pallone se lo ficchino bene in testa. In serie A, forse, con gli “anonimi da divano” e gli stadi vuoti, grazie agli introiti dei diritti tv, si possono comunque vincere i campionati. In serie D certamente no. In quinta serie, in questa sorta d’inferno sportivo nel quale il Messina è piombato ormai da cinque anni, servono muscoli, cuore, anima, rabbia, determinazione, intensità. Servono conti apposto e serenità. Servono i tifosi, da sempre forza del Messina. Che siano ancora pochi al San Filippo come giustamente evidenziato dal Dg Vincenzo Lo Monaco o tanti come quelli che arriveranno tra qualche mese, poco importa. Lo “zoccolo” duro c’era e ci sarà. Ci deve essere al San Vito. I tanti bocconi amari ingoiati tra i dilettanti potrebbero essere nettamente addolciti dalla soddisfazione di presentarsi a Cosenza da capolista in uno scontro diretto che si preannuncia davvero entusiasmante.
Negare la trasferta di domenica ai sostenitori giallorossi vorrebbe dire indebolire il Messina. E’ innegabile. La squadra giallorossa, al di là della propria forza tecnica, troverà un ambiente infuocato e non può rinunciare al sostegno e alla spinta dei propri supporters. Che, giusto per fare un esempio, ieri sono rimasti a cantare in maniera incessante ballando “in faccia” all’acquazzone che si è abbattuto sul San Filippo nel secondo tempo di Acr-Savoia. La stessa pioggia che cadde sul settore ospite nella sfida-playoff dello scorso anno, quando il Messina lasciò la Calabria con tre gol sul groppone ma con una parte (seppur ridotta) dei propri tifosi sempre lì, in curva, a cantare e tenere in alto i propri colori! E’ vero, in campionato i tifosi non parteciparono e finì comunque con una sconfitta. Ma il momento era assolutamente diverso. Qui ci si gioca la Lega Pro. La possibilità di acciuffare finalmente ciò di cui, quei “malati giallorossi” che non hanno mai lasciato la barca, meritano di godere. La gioia di esserci e giocarsi una bella partita, decisiva.
Questi tifosi, accanto ad una società che sta dimostrando di sapere fare le cose per bene, possono rappresentare la marcia in più. Hanno riempito in tante occasioni la “curva della speranza”, quando il destino aveva deciso di accanirsi contro il futuro del calcio peloritano: con cortei e appelli, anche tirando fuori i soldi dalle tasche, hanno salvato questa squadra. Ora che finalmente la parola spetta solo al campo, il settore ospiti del San Vito non può rimanere vuoto!