All’incontro organizzato da Rifay Pd c’erano le diverse anime del partito a Messina: renziani, civatiani, chi non ha ancora deciso. Se il Pd nazionale è alle prese con la fase pre-congressuale e quello regionale con lo scontro col Megafono, in riva allo Stretto al dibattito s’intrecciano le vicende messinesi con le inchieste sulla formazione e la batosta elettorale.
“Mettiamo da parte le divisioni, c’è in gioco la sopravvivenza del Pd a Messina”, ha sintetizzato il renziano Alessandro Russo, che nel suo intervento non ha risparmiato bacchettate a quanti, responsabili e silenziosi negli anni scorsi, adesso si svegliano “rivoluzionari”. Parlare di “Rifay Pd” in effetti è un po’ un azzardo per quanti in realtà questo specifico Pd, in Sicilia ed a Messina, lo hanno fatto, anche più volte, ed hanno contribuito a farlo in tutte le scelte, fino all’altro ieri. Ma l’assemblea di oggi nel Salone degli Specchi è servita a seguire la strada dell’unità delle diverse anime ed infatti c’erano tutti, da Piero David a Ciccio Quero, Giuppi Siracusano, Armando Hyerace. Ad aprire i lavori il deputato regionale Filippo Panarello che ha sottolineato come il partito non riesca più a cogliere né rappresentare le istanze di cambiamento della società ed ha auspicato che a Messina si avvii una proficua collaborazione con Accorinti e che, sul fronte Congresso il Comitato di reggenza sappia operare un tesseramento chiaro e trasparente. Prima degli interventi dei presenti è stata la volta di Antonio Saitta: “Il Pd va riformato partendo da se stesso- ha detto, invitando a riflettere sul fatto che la crisi del sistema è soprattutto la crisi dei partiti- Mi auguro che il Congresso non sia un’occasione sprecata e non si limiti ad essere un derby tra i candidati”. Poi Saitta ha analizzato la situazione messinese, ricordando come le prime avvisaglie di uno scollamento con l’elettorato si sono avute nel 2008, quando la differenza tra i voti per il sindaco e quelli per le liste Pd era già un segnale d’allarme. “Non lo abbiamo colto. Ma quanto accaduto in questi mesi è chiaro. Ci sono state le primarie con voti oceanici a dicembre, poi le Politiche, le inchieste di Patti e Messina e le amministrative. Per Accorinti hanno votato elettori storici del Pd e militanti, basta raffrontare il voto emerso dalle Politiche di febbraio con le amministrative. I nostri elettori si sono allontanati. Abbiamo pagato proprio quei voti oceanici di dicembre….Il Pd è stato schiacciato sotto la leadership locale. Ma il Pd messinese è un enorme patrimonio di risorse e di voglia di partecipare. Basta con la logica dei cerchi magici, apriamoci alla città. Questo è Rifay Pd a Messina”.
Limitati gli interventi, perché alle 19.30 la Provincia post-abolizione chiude battenti così gran parte degli iscritti a parlare hanno dovuto rinunciare, anche se il tenore di chi è riuscito a farlo era simile: “rinnovamento”, che significa, persone nuove, magari gli stessi che per decenni sono stati relegati in un angolo.
“Basta con la politica delle clientele e del tornaconto- ha ribadito Alessandro Russo- il Pd messinese ha dato un segnale pessimo, per questo penso che non basta sospendere le persone coinvolte dal partito, occorre che si sospendano dai ruoli che ricoprono per il Pd. Mettiamo da parte le divisioni e ricostruiamo”.
Breve l’intervento di Paolo David, neo capogruppo comunale del Pd, che ha ribadito la determinazione al lavorare insieme, mentre la conclusione è stata affidata al deputato regionale Antonello Cracolici: “Abbiamo le nostre responsabilità, è vero. Abbiamo fatto diventare il Pd una Spa con un Cda che ogni tanto si riuniva, ma senza decidere nulla. Adesso dobbiamo eliminare il “democristiano” che c’è in noi, quello che non affronta i problemi ma li rinvia. Diciamo Rifay Pd contro chi non lo vuole più e preferisce chiudere questo capitolo”. Quanto alla vicenda messinese “un caso da studiare con un candidato che perde al primo turno per 59 voti e al ballottaggio per ben altre cifre…” Cracolici si è soffermato, più che sulle inchieste, sull’aspetto politico “Bisogna avere rispetto ma è inaccettabile che il modello del partito a Messina sia un modello di partito padronale”. Stoccata finale a Crocetta, ed al caso Megafono, all’attenzione del Pd nazionale “I partiti sono come i coniugi, devono essere uno per volta. Anche questa è una questione morale”. Ma il deputato ha poi invitato al dialogo con il governatore perché “il successo di Crocetta è il successo del Pd e viceversa. “Noi stiamo con chi vuole il Pd. Non stiamo con chi vuole la lotta tra chi ha 20 anni e chi 70, perché non basta essere giovani per essere nuovi, ma siamo sempre e solo per il cambiamento”.
Rosaria Brancato