Due palermitani a Messina, punti di forza del Partito Democratico alle prossime elezioni europee del 25 maggio. Non ci sono messinesi nelle liste del Pd e allora, a palazzo Zanca, nel Salone delle Bandiere, arrivano la capolista Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco Chinnici, assassinato dalla mafia 31 anni fa, e Giovanni Fiandaca, uno dei massimi studiosi di mafia e di diritto penale. Il giurista è al terzo posto nelle liste della circoscrizione Sicilia – Sardegna. Tra i due, l’ex presidente della regione sarda, Renato Soru.
Presentati dall’ex vicesindaco di Messina, Antonio Saitta, e dalla professoressa Lucilla Risicato, la Chinnici e Fiandaca hanno esposto lo spirito delle proprie candidature, puntando anche su alcuni aspetti comuni. L’antimafia, anzitutto, nel giorno della commemorazione di Pio La Torre, il deputato ucciso a Palermo 32 anni fa perché aveva proposto il disegno di legge sul reato di associazione mafiosa e le confisca dei patrimoni mafiosi, l’odierno articolo 416 bis del codice penale.
“Quando si ricorda Pio La Torre – ha affermato Caterina Chinnici, che oggi è capo del dipartimento ministeriale per la giustizia minorile – non posso che ricordare anche mio padre, che fu tra i pochissimi a sostenere subito la legge proposta. Erano legati da una profonda stima reciproca, consolidata dalla comune lotta alla mafia. E’ una lotta che continua ancora oggi ed è uno dei valori che voglio portare in Europa. La mia storia familiare è una storia di amore per la Sicilia e di impegno per la crescita e lo sviluppo di questa terra, all’insegna della legalità e del lavoro quotidiano”.
La Chinnici ha poi ricordato la sua precedente esperienza da assessore regionale, per cinque mesi alle politiche sociali, poi alle autonomie locali. “Ripenso piacevolmente ad un incontro in questo salone coi sindaci del territorio, adesso mi ritrovo nuovamente portatrice di un impegno per la Regione. La mia delega per i problemi delle famiglie e dei giovani è stata breve ma intensa e spero di poter riprendere questo discorso in Europa. In quel periodo abbiamo sostenuto le associazioni che si prendono cura di chi ha bisogno ed abbiamo avviato due bandi con fondi comunitari per la formazione dei giovani. Non è giusto che i ragazzi siciliani siano costretti ad emigrare. Avendo fatto il procuratore per i minori, poi, ho colto l’umanità e la sofferenza che si trovano tra i fascicoli. Voglio lavorare per contrastare il disagio sociale”.
Un breve passaggio sui diritti umani e sui migranti. “L’Europa non può lasciare soli la Sicilia e l’Italia nel sostegno ai più sfortunati, è necessario cooperare”. Poi altri temi, quali agricoltura, cultura, arte e turismo, fino alle adozioni internazionali. “Abbiamo un buon sistema ma ci scontriamo con altri inadeguati, che fanno lievitare tempi e costi. Sulla tutela dei minori e la lotta alla criminalità organizzata, l’Italia si pone come punto di riferimento in Europa”. Infine, la conclusione, affidata alla speranza di un Pd unito: “Non sono un politico ma parlo col cuore e credo nella possibilità del cambiamento. Vorrei che il Pd condividesse gli stessi obiettivi”.
Condivisione che, per il momento, c’è almeno da parte del prof. Giovanni Fiandaca, un altro che non è un politico di professione, ma opera da docente di diritto penale dell’Università di Palermo. “La mia disponibilità alla candidatura – ha detto Fiandaca – è nella prospettiva di dare un contributo ad un Pd più forte in Sicilia ed in Europa, superando le divisioni degli ultimi tempi. Non ho mai fatto politica ma il Pd ha sempre rappresentato e continua a rappresentare la mia casa”.
Secondo il giurista, “l’antimafia è un valore fondamentale che dovrebbe rappresentare il prerequisito morale della politica e non uno strumento di lotta politica o per il potere o, peggio ancora, un mezzo per fare affari, come purtroppo a volta accade”. Attenzione puntata soprattutto sul tema della giustizia e del contrasto alla criminalità organizzata: “L’Italia rappresenta un’eccellenza in questo campo, anche grazie all’impegno di Pio La Torre, ma c’è da migliorare in una dimensione europea”. Tema caldo anche quello della scarsità di fondi per le Università italiane: “In altri paesi si punta molto sulla ricerca, l’innovazione e la formazione. Da noi, sono tutti settori sottovalutati”. Ed infine, un approfondimento sui temi della democrazia sovranazionale: “C’è molto da fare – ha concluso Fiandaca – per creare un sentimento di appartenenza al popolo europeo. I partiti sono mancati al loro ruolo e adesso l’Europa rappresenta il simbolo di un andamento economico negativo, anche grazie al predominio della Banca centrale europea. E’ vero, ma credo che le cause siano da ricercare all’interno del nostro paese e nelle mancate riforme strutturali in settori cruciali, che in altri Stati, dove non soffrono come noi, sono invece state fatte”.
(Marco Ipsale)