Per poter entrare in quelle palazzine gli aventi diritto hanno atteso 12 anni, senza contare quelli trascorsi in baracca e che ormai superano i 30, 40 anni.
A distanza di appena due mesi dalla consegna degli alloggi di Camaro Sottomontagna, l’Arisme si appresta a dare una casa “vera” ad altre 50 famiglie nello storico villaggio Matteotti all’Annunziata.
Il presidente Marcello Scurria ed i consiglieri Alessia Giorgianni e Giuseppe Aveni sono stati, è il caso di dirlo “con il fiato sul collo” di impresa e burocrati per completare gli ultimi passaggi indispensabili alla consegna degli alloggi.
L’ultimo ostacolo è stata la collocazione della cabina Enel, che dopo una serie di conferenze di servizi, è stata sistemata in tempi persino europei rispetto agli standard.
Mancano ancora una serie di dettagli ma ormai la consegna delle chiavi è vicina.
Ieri mattina sopralluogo del Cda per verificare lo stato dei lavori nelle 4 palazzine che oltre agli appartamenti hanno anche 10 botteghe a piano terra.
Tra oggi e lunedì sarà pubblicata la graduatoria degli aventi diritto in modo da accelerare le altre fasi procedurali.
Gli alloggi sono di tre tipologie in base alla grandezza (da 50 mq, da 86 mq e da 95 mq), dislocati nei 4 edifici. Alcuni degli appartamenti sono adeguati alle esigenze dei diversamente abili.
Le famiglie che hanno diritto alle abitazioni provengono dalle baracche dell’Annunziata, di via delle Mura, via mercato Vecchio più altri due nuclei di via Taormina che non hanno trovato sistemazione negli anni scorsi.
“Contiamo di consegnare le chiavi delle abitazioni al più presto, ormai il più è fatto, ci siamo impegnati quotidianamente per superare i vari ostacoli- commenta Scurria- Dopo la consegna delle chiavi spetterà ai singoli assegnatari provvedere ad altri passaggi, come la firma dei contratti con l’Enel, gas, Amam”.
L’Arisme attende quindi la consegna dei lavori, la sistemazione delle piccole aiuole e la chiusura del cantiere. Nei mesi scorsi l’amministrazione comunale ha provveduto anche a ripulire l’area attigua dove si trovavano anche due baracche fatiscenti ed una zona incolta.
Le quattro palazzine, per quanto attese per 12 anni dall’inizio dei lavori, vero e proprio paradosso tutto messinese, non hanno l’aspetto dei “casermoni popolari” e seguono una filosofia tutto sommato migliore rispetto a quello che abbiamo visto in passato.
Unico neo, anche questo frutto dei paradossi dello Stretto, la presenza, in condizioni di estremo degrado di una costruzione storica, di epoca mussolinana, posta sotto il vincolo della soprintendenza ma in totale abbandono.
Si tratta di un lavatoio e di quella che un tempo è stata una cappella. I decori che s’intravedono tra le erbacce, sono pregiati, ma l’incuria ha fatto molti più danni della guerra. La struttura non è stata toccata perché sotto vincolo e l’Iacp l’ha consegnata all’amministrazione. Sono pezzi di storia dell’antico villaggio Matteotti, compreso un obelisco che è stato spostato di collocazione per poter costruire una delle 4 palazzine, ma l’impatto visivo, tra gli edifici moderni e i reperti lasciati in quelle condizioni, non è dei migliori.
Il Cda dell’Arisme ha già una serie di ipotesi per la riqualificazione e per poter far sì che dopo decenni in quello stato, possano essere usufruiti nel miglior modo possibile e dignitoso. Una città che dimentica le sue radici, o peggio, le lascia in quello stato, non ha futuro.
Rosaria Brancato