D’accordo, ritrovarsi dalle stelle alle stalle, per chi è abituato al potere in modo ininterrotto può anche essere traumatico, ma la caduta di stile con la quale l’ormai ex governatore Crocetta sta affrontando la sua uscita di scena, ha del patologico.
Nessuno lo ha creduto quando ha dichiarato “Non ho alcun risentimento, per me la politica è servizio, non sarà la mancata candidatura a farmi rinunciare alla politica”.
Nessuno gli ha creduto anche quando ha annunciato che avrebbe presentato la lista del Megafono per le Politiche, memori della tragicomica storiella andata in scena alle Regionali.
Nessuno però si sarebbe aspettato un crescendo rossiniano da film horror.
Rimasto privo di poltrona, palcoscenico e riflettori, è caduto in astinenza e rilascia dichiarazioni più simili a quelle di una star in là con l’età costretta a far spazio alle nuove leve e ad essere relegata al ruolo di comparsa che degne di un politico che ha ricoperto le più alte cariche per rappresentare la sua terra.
Si va da Renzi definito “serial killer che uccide quelli che non la pensano come lui” (lasciando immaginare che è lui, l’ex Re Saro la malcapitata vittima) alla definizione della Sicilia “Crocetto-priva” con un’ “immagine inquietante della Sicilia dove c'è un blocco di potere affaristico, mafioso e massone” . Un quadro a tinte fosche dal quale salva soltanto Leoluca Orlando che appena 2 giorni fa è entrato ufficialmente nel Pd e dimenticando d’aver visto in Orlando, negli ultimi 5 anni, un pronipote di Satana al punto da fargli la guerra e persino una legge contro, la riforma delle Province.
Davide Faraone, con il quale ha governato a giorni alterni e si è fatto dettare assessori e capi di gabinetto, è “quel genio della politica che ha azzerato storie”.
In un crescendo di pathos rispolvera il suo mantra preferito, l’antimafia più antimafia di tutte le antimafie e punta il dito: “Prima si candidavano i nipoti delle vittime di mafia adesso altri nipoti ma qui c’è un problema di igiene politica e di scelte culturali: ad Agrigento candidano il figlio dell’ex sindaco Sodano che ha pure un passato di simpatie di destra” (disse il governatore che si è attorniato di lombardiani, cuffariani, alfaniani).
Di mira ha preso però Messina, che vede come la culla di ogni nefandezza, la stessa Messina che ha ignorato sin dal dicembre 2012 quando promise 40 milioni di euro per salvare Palazzo Zanca dal default per passare poi ad una lunga catena di annunci e bugie. Da vero Vip della legalità, lo stesso Crocetta che lasciò in solitudine l’ex assessore Lucia Borsellino nei giorni delle dimissioni (quando lei scrisse la lettera “lascio per ragioni etiche e morali, sempre più inconciliabili con la prosecuzione del mio mandato” e ancora a proposito del caso Tutino “fatti come questo determinano una lesione all’immagine dell’istituzione”), attacca il Rettore Navarra, candidato del Pd. Dapprima ricorda che è nipote del boss mafioso Michele Navarra (lo zio) ucciso nel 1958, facendo ricadere le colpe degli avi sui nipoti, poi, alimentando la caratteristica cultura del sospetto “o con me o contro di me” cala l’affondo: “Navarra è stato voluto da Faraone per sostituire Genovese. A Messina esiste una massoneria deviata, collusa con la mafia e lo dimostrano le inchieste. In Sicilia è stato azzerato il movimento antimafia, non hanno candidato Crocetta e Antoci ma Navarra in una logica di dialogo con i potenti di Sicilia”.”.
Crocetta dimentica che se il Pd è ai minimi storici in Sicilia e se il centro-destra e il M5S hanno visto nelle Regionali e vedranno nelle Politiche più che campagne elettorali “passeggiate di salute” è anche per colpa dei suoi 5 anni di governo.
Il potere non solo logora chi non ce l’ha più ma addirittura causa attacchi di panico.
Dopo Renzi serial killer, complotti tra mafia-massoneria-poteri forti, ci aspettiamo da Crocetta (che evidentemente fino a ieri non si era accorto di un’isola popolata da loschi figuri), nell’ordine: esposti contro sette dedite al satanismo, una conferenza stampa per mostrare le prove che Renzi è persino vegano, i documenti d’iscrizione nel bisnonno di Faraone al club degli amici del Ku Klux Klan.
Che proprio Crocetta accusi Renzi, dopo avergli consegnato la Sicilia mani e piedi con l’accordo scellerato del 2014, che ha accettato un assessore al bilancio-tutor, fa sorridere.
E’ come il marito tradito che mette le foto della moglie in bikini su facebook e dice al nuovo amante “sappi che ha la cellulite, cucina malissimo, ti farà fa le corna e soprattutto ha intrecciato rapporti di dubbia natura con il massone del piano di sotto, il banchiere delle scie chimiche e un fan dell’Ayatollah”.
Il silenzio in questi casi non è soltanto d’oro. E’ doveroso.
Rosaria Brancato