Sul tavolo di Miccichè è arrivata una bella gatta da pelare. Come anticipato da Tempostretto infatti (leggi qui), più si avvicina la data della presentazione delle liste più i mal di pancia si fanno sentire. A maggior ragione se i sondaggi sorridono al centro-destra e fanno ipotizzare, per Forza Italia, più di un seggio al Plurinominale.
Se gli alleati borbottano chiedendo spazi (ma è probabile che solo Fratelli d’Italia avrà un candidato all’Uninominale per il Senato), è tra i co-inquilini di Forza Italia che potrebbe scoppiare la rivolta.
Pomo della discordia sono le quote rosa, che mai come in questo caso possono equivalere ad un seggio sicuro.
Fino ad oggi il listino bloccato per il Collegio plurinominale (che include gli uninominali di Messina-Barcellona- Enna) vede l’ex ministro Stefania Prestigiacomo capolista, seguita da Nino Germanà ed al terzo posto la deputata uscente Mariella Gullo.
Se dovessero scattare due seggi la terza candidata sarebbe eletta, dal momento che per la Prestigiacomo il seggio scatterà in altro collegio e il listino quindi scorre. Quel terzo posto è appetibile. La Gullo però è quota Genovese, che ha già puntato tutte le sue carte sul cognato Franco Rinaldi e pressa per candidarlo nel Collegio Uninominale di Barcellona, “roccaforte” del centro-destra. Spostando Rinaldi a Barcellona inoltre non dovrebbe affrontare un peso massimo, sotto il profilo dei voti, come il Rettore Navarra, quasi certo candidato del Pd in una sorta di “patto di non belligeranza”.
Il fatto che Genovese abbia due “cavalli” sui quali puntare però sta facendo sorgere non pochi malumori tra i forzisti anche in virtù di un equilibro di forze scaturito dalle Regionali.
Se Santi Formica, non vede affatto di buon occhio il trasloco di Rinaldi a Barcellona, dove puntava di schierare la figlia Elisabetta, a far da “terzo incomodo” e per nulla disposto a stare zitto è il deputato regionale Tommaso Calderone, che con 14 mila voti è stato il secondo nella lista di Forza Italia all’Ars e che, proprio a Barcellona non intende lasciare il passo al “rivale” Formica, che si è fermato a metà dei suoi voti.
Dall’alto dei 14 mila voti Calderone vuol far sentire la sua voce e guarda anche al terzo posto del listino, quello che spetta ad una quota rosa, ed è pronto a fare un nome, ritenendo che due candidati in quota Genovese siano un po' troppi.
Nei giorni scorsi ha chiarito il suo pensiero in un post su facebook: “non credo sia giusto- scrive Calderone– alle prossime elezioni politiche premiare chi ha perso alle Regionali, chi ha perso ed è stato bocciato dal popolo non può essere imposto al popolo in forza di una legge elettorale che ruba all’elettore la possibilità di scegliere. Peggio…se a essere candidati sono figli, figlie e parenti dei bocciati. Il consenso si conquista sul campo e non per un inesistente diritto ereditario. Io e la mia gente non saremo disposti a tradire chi ci ha dato un copioso consenso, alzeremo le barricate, piaccia o non piaccia”
Già nei giorni scorsi Tempostretto aveva evidenziato come, tra le indiscrezioni, fosse spuntato il nome di Matilde Siracusano, indicata dall’ex ministro Antonio Martino (che è uscente) ma su preciso volere dello stesso Berlusconi (leggi qui).
La Siracusano, messinese che da tempo vive a Roma, ex assistente parlamentare di Casini,è diventata berlusconiana di ferro e potrebbe essere schierata nel collegio uninominale di Messina, lasciando Rinaldi a Barcellona e facendo quadrare così lo scacchiere. Anche sul suo nome non mancano molti malumori comunque.
Fuori però resterebbero Formica (che non ha intenzione di accettare la candidatura nel collegio di Messina) e, qualora la “rivolta” di Calderone avesse effetto e Genovese non dovesse puntare i piedi per due caselle, anche la Gullo. Al Senato in Sicilia orientale in pole position resta Urania Papatheu, anche se i malumori potrebbero arrivare a mettere in discussione i diktat di Miccichè che l’ha voluta lì.
Tornando a Messina a sbrogliare la matassa deve essere Miccichè e non sarà facile, dovrà far l’equilibrista e ricordarsi delle promesse fatte il 6 novembre, quando ad esempio a Santi Formica, rimasto fuori, ha garantito spazi per le Politiche. Il coordinatore regionale di Forza Italia nonché commissario (dal 2015) del partito a Messina non può ignorare il peso di chi i voti li ha portati e si vede totalmente escluso dalle decisioni sulle candidature.
In gioco c’è anche il controllo del partito, le amministrative di giugno e le probabili elezioni per la Città Metropolitana. Far saltare il banco, sbagliare candidati, lasciare scontenti sul campo, sarebbe un errore.
Rosaria Brancato