Francantonio Genovese c’è. C’è con lo stesso bacino elettorale che nel 2012 portò all’Ars il cognato Franco Rinaldi con quasi 19 mila voti. C’è con il peso di consensi che portarono all’elezione di Crocetta. C’è, ed è come se gli anni, le inchieste, l’arresto, i processi, le condanne per Corsi d'oro non siano mai esistiti. E’ questo il messaggio che viene da quella che doveva essere una normale presentazione di un candidato all’Assemblea e si è trasformata in una convention. “Io sono qui, nonostante tutto”, è il messaggio che Genovese lancia dal Palacultura con una convention che è prova di forza e guanto di sfida.
Come negli anni in cui per il padre arrivavano le truppe cammellate, il copione si ripete per il figlio. Dieci pullman provenienti dalla zona tirrenica, Palacultura gremito, maxischermi, hostess, staff per la sicurezza, l’inno di Forza Italia ad apertura e l’inno di Mameli per chiudere, il traduttore nel linguaggio dei segni sul palco ed almeno duemila le persone che hanno affollato il salone per ascoltare il primo discorso del più giovane candidato della storia della Regione: Luigi Genovese.
Una dimostrazione di forza ed un guanto di sfida sintetizzata dalle parole di Gianfranco Miccichè, in chiusura della manifestazione: “Diciamo il vero motivo perché tu Luigi sei qui, candidato. Tu sei qui per quello che hanno fatto a tuo padre ed alla tua famiglia. Se non avessero fatto quello che hanno fatto tu non saresti qui. Tu prendi l’eredità, anche se lui non è morto, è solo temporaneamente fuori”. Una sfida aperta alla magistratura, ai rivali politici, al sistema, un messaggio chiarissimo e poi, guardando la sala “se io avessi i voti della metà delle persone che sono qui sarei tranquillo, sarei eletto….sono un po' invidioso”.
Almeno duemila persone in sala, molti giovani, e poi un mix tra forzisti della prima ora e i transfughi del Pd. C’era chi è sempre stato in Forza Italia e chi si è scoperto berlusconiano solo nel dicembre 2015, quando Genovese ha deciso di lasciare il Pd che aveva costruito a Messina. Dieci pullman sono arrivati dalla zona tirrenica (San Fratello, Sant’Agata di Militello, Castell’Umberto, Tortorici, Raccuja, Ucria, Patti, Barcellona, Castroreale, Terme Vigliatore, Milazzo, Rometta, Saponara), come ai tempi di Genovese senior. Dalla zona jonica niente pullman, solo auto. In sala ci sono gli azzurri da sempre, come Santalco (finito nel Pd con Genovese nel 2013 e con lui tornato in Forza Italia due anni dopo), c’è l’ex braccio destra di Crocetta ai tempi del 2012 Giuseppe Ardizzone “meglio non parlare di quel periodo, 8 mesi di gastrite….”, c’è Carlo Abbate “mi piace seguire le convention” (quindi se ne deduce che lo vedremo anche da Micari e da Fava), l’ex centrista con D’Alia Carmelina David. Presente il socio di Genovese in Caronte, Vincenzo Franza, l’ex city manager e fedelissimo Emilio Fragale. Ci sono moltissimi giovani. Per la prima volta di Luigi Genovese sono saliti sul palco big come Miccichè e Renata Polverini, nonché il candidato vice presidente Armao.
Luigi, teso ed emozionato, catapultato dalle aule di un’università e dagli studi di giurisprudenza ad una platea di duemila persone che ogni tre minuti, lo ricopriva di applausi e complimenti, ha aperto la manifestazione facendo anche da “anchorman”. “Amo questa terra ed è qui che voglio crescere e restare” ha esordito soffermandosi sui dati di migliaia di giovani che emigrano per studiare e per lavorare, tematica che comunque non lo riguarda da vicino nè mai lo riguarderà. Un terreno scivoloso quello in cui poi si è addentrato quando ha accusato “la politica negli ultimi anni non ha fatto nulla ed al peggio non c’è mai fine, è bene che cali il sipario sul governo Crocetta che è un treno destinato a deragliare”.
Ha dimenticato che padre e zio hanno governato questa città negli ultimi 10 anni e che Crocetta a Palermo ce l’hanno portato loro. Nel 2012 il Pd a trazione genovesiana portò Crocetta alla vittoria grazie ai 51 mila voti (dei quali 19 mila erano di Rinaldi). Anche Miccichè e la Polverini sembrano ignorare questo particolare. La Polverini ha definito Crocetta il “peggior presidente”, e Miccichè ha raddoppiato: “ Abbiamo avuto il peggior presidente della Regione ed il peggior presidente dell’Ars”.
Francantonio Genovese, seduto in prima fila, si prepara a spostare la stessa mole di voti verso Musumeci
“So che sono fortunato, e questo lo devo ai miei genitori- ha concluso Luigi Genovese- Voglio dimostrare di essere capace. Non capace di prendere voti, ma di progettare e costruire. Studio a Roma, avrei potuto tranquillamente restare nella mia zona di confort. Invece ho deciso di no, questa è una mia scelta e questa non è la mia zona di confort. Citando Steve Job voglio dire siate affamati, siate folli. Questa candidatura è una mia scelta, dobbiamo puntare alla felicità. Io ci credo”.
Per Luigi Genovese una candidatura all’Ars a 21 anni, come prima esperienza in assoluto, una strada spianata per raccogliere voti, un Palacultura gremito non è una zona di confort….ma probabilmente gli altri in lista in Forza Italia che grazie a lui vedranno scattare il secondo seggio (se non il terzo) lo trovano molto confortevole..
Quando Genovese junior finisce il breve discorso il pubblico si alza in piedi in standing ovation. Il messaggio è stato lanciato.
Chiude Miccichè in siciliano: “abbiamo avuto un gran c… quest’anno sarà facile vincere…. Stavolta non c’è spesa per nessuno…”
Finito l’inno di Mameli inizia la processione verso la prima fila dove ci sono Francantonio Genovese, Luigi Genovese e Franco Rinaldi e così come in passato, inizia il rito delle strette di mano, i selfie ed una lunga fila in attesa. Alla fine il buffet con arancini e pidoni.
E se dal palco Luigi ha detto “se dovessi essere eletto”, seduto in prima fila il padre ha mandato il suo messaggio: nonostante Corsi d’oro 1 e corsi d’oro 2, nonostante l’operazione Matassa io sono qui e mi concedo anche il lusso di dirottare una mole di voti che peseranno. Nel 2012 il vantaggio andò a Crocetta. Cinque anni dopo andranno al suo rivale di allora, Musumeci. Nel 2012 riuscì a far scattare 3 seggi per il Pd. Azzoppato dalle inchieste e dai processi manda in campo uno studente alla sua prima esperienza politica, in un’Ars a 70, una giungla. La foto di Luigi tra la Polverini, Miccichè ed Armao (che hanno iniziato a far politica quando lui non era ancora nato) è emblematica ed anche le loro dichiarazioni “spazio ai giovani” non corrispondono alla realtà perché altri giovani (dal cognome sconosciuto) spazio non ne trovano in Sicilia neanche come delegati ad un’assemblea di condominio.
Ma tutto questo al pubblico del Palacultura non interessa, quando dalla sala qualcuno grida “viva la famiglia Genovese” scatta la standing ovation.
Rosaria Brancato