“Io ritorno a casa mia, quella che a Messina ho contribuito a costruire dalle fondamenta. E torno dalla porta principale”. C’è chi lo ha definito un traditore, chi un pentito, chi un guastafeste perché, con il suo bacino di voti, in qualsiasi lista vada dà comunque fastidio. Nino Germanà non si sente nessuna delle tre cose: “Forza Italia è casa mia. Basta guardare con chi mi sono candidato 5 anni fa: con Musumeci e con l’allora Pdl, in area Forza Italia. Oggi, 5 anni dopo, sono con Musumeci e con Forza Italia. La gente continua a telefonarmi, ha capito la mia scelta di coerenza. Credo nei governi di responsabilità, questo sì. Proprio per questo ho sostenuto l’ingresso nella giunta Crocetta dell’assessore Vermiglio, che fino a prova contraria è un assessore tecnico. Il sostegno esterno, dallo scorso anno, è stato un modo per incidere ed i risultati che ha portato al territorio Vermiglio sono sotto gli occhi di tutti. Ma i governi di responsabilità devono avere un termine”.
Vermiglio, entrato come assessore tecnico nel Crocetta quater (insieme all’altro messinese, Maurizio Croce), nel novembre 2015, ha presentato le dimissioni questa mattina, dopo un breve scambio di missive con il governatore che lo aveva invitato a candidarsi in una qualsiasi lista del centro-sinistra oppure a lasciare l’incarico.
Di fatto l’inusuale lettera di Crocetta ha accelerato una decisione che sarebbe comunque arrivata nei prossimi giorni, quando anche la candidatura di Germanà con Forza Italia sarà ufficializzata.
“Non si può pensare, come sta facendo il Presidente Crocetta di imporre una candidatura ai propri assessori, tantomeno ad un tecnico. Proprio perché il sostegno esterno è un’esperienza a termine. Io avrei potuto sposare la coalizione del centro-sinistra se il candidato fosse stato un moderato come Giovanni La Via, che appartiene all’area Alfano. Sarebbe stata una forzatura probabilmente, ma preferibile a quanto accaduto. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scelta di Fabrizio Micari. Non per la persona, ma perché è stata imposta da Leoluca Orlando. Non ci sto a passare per servo sciocco del Pd. Non c’entra nulla questa candidatura con la mia storia politica”.
Germanà rivendica l’aver fondato Forza Italia, l’essere stato alla Camera per 5 anni con quel partito, sottolinea i rapporti personali che ha sempre avuto con Miccichè, Berlusconi, con i vertici del partito. Nel 2012 scelse di dimettersi dal comodo posto alla Camera perché in Sicilia era in corso lo scontro tra le due anime interne al Pdl: ex An ed ex Forza Italia. Si candidò tra gli azzurri e lasciò fuori un big di An come Giuseppe Buzzanca. Nel novembre 2013 nasce Ncd, dal divorzio di Alfano con Berlusconi. Da quel momento a livello nazionale gli alfaniani sono alleati del Pd di Renzi. A livello regionale non c’è mai stato un ingresso politico nel governo Crocetta, ma solo tecnico, con Vermiglio, nel novembre 2015, ed in “coppia” con D’Alia.
Adesso il suo ritorno in Forza Italia sta creando nervosismi sia nella stazione di partenza, AP, che in quella di arrivo, la lista che già conta Genovese, Formica, Grasso.
In un post su facebook D’Alia ha puntato il dito contro i trasformismi di questa campagna elettorale, che sta vedendo soprattutto tra gli alfaniani numerose fughe.
“Il nervosismo ci sta tutto. C’è chi vorrebbe solo liste bloccate e chi le preferenze. Io sono stato alla Camera con il listino bloccato, ma nel 2012 ho preferito misurarmi con le preferenze e mi sono candidato all’Ars. Io non temo le competizioni. Quando D’Alia parla di trasformismo certamente non si riferisce a me”.
Tornando alla coalizione del centro-sinistra, dopo l’addio di Germanà (che fa seguito a quello del senatore Bruno Mancuso e di altri esponenti alfaniani in tutta la Sicilia) la lista di Alternativa Popolare a Messina sarà guidata dal presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. In un primo momento, come spiegato da D’Alia, si era pensato di candidare Ardizzone nella lista dei territori (quella di Orlando) e Germanà in AP, per puntare a due seggi. I centristi avrebbero comunque sostenuto la lista di AP. Con Germanà in Forza Italia la strategia è mutata ed il presidente dell’Ars sarà il capolista di AP.
“Non voglio fare polemica, ma se fino a non molto tempo fa Ardizzone era candidato nella lista dei territori e non in AP insieme a me e a tutti i centristi, mentre invece adesso è capolista ne deduco che forse temeva la competizione”.
Alla domanda se sia pentito di essere transitato nel 2013 con Alfano in un’esperienza sempre più a trazione Pd risponde di no: “ Quando sono entrato a far parte di Ncd l’ho fatto perché credevo che quest’esperienza puntasse ad un radicamento nei territori, elemento che in Forza Italia stava venendo a mancare. Alfano viene da una scuola democristiana pensavo puntasse molto su questo. Non è andata così. Non sono pentito, così come sono invece soddisfatto del lavoro che ho fatto all’Ars in 5 anni per il mio territorio, sto pensando alla battaglia per il Piemonte-Neurolesi e a tutto il lavoro fatto in questi due anni dall’assessore Vermiglio, dal Museo, al Parco di Tindari, all’autonomia dei poli museali, al piano paesaggistico. Ma non voglio parlare di questo. Adesso sto tornando a casa”.
Rosaria Brancato