Il voto disgiunto (ovvero la preferenza per il candidato Ars di un partito e la preferenza per il candidato Presidente della coalizione avversaria) non è particolarmente diffuso e si attesta solitamente in percentuali piuttosto basse. Prevale invece l’effetto trascinamento, se cioè l’elettore indica il solo candidato all’Ars e nessuna preferenza per il governatore quel voto va automaticamente al candidato della coalizione del partito di appartenenza. Ma in questa elezione 2017, con cinque candidati e quindi una percentuale di vittoria che si abbassa (Crocetta è diventato governatore con poco più del 30,50% ), anche il voto disgiunto ha un suo peso e può essere determinante.
Così la tentazione di “favorire” quelle due X separate inizia a farsi strada nel centro-sinistra.
Nonostante ufficialmente nessuno lo dica, soprattutto dopo il pasticcio Messina e le polemiche sulla lista Arcipelago, la campagna elettorale di Micari non spicca il volo e i suoi stessi alleati stanno riflettendo. All’interno del Pd poi sono i veleni maggiori che si nascondono dietro dichiarazioni di facciata o tiepidi comportamenti elettorali.
Insomma ognuno pensa al suo orticello, alla sua poltroncina all’Ars come primo obiettivo anche perché gli scranni sono stati ridotti a 70 ed è una guerra casa per casa.
In silenzio quindi pare che la tentazione del voto disgiunto, se non strutturato almeno sussurrato, si stia facendo strada per attutire i colpi di una sconfitta alle urne e guardare ai prossimi 5 anni con una “cambiale”.
La differenza per la vittoria la faranno davvero poche migliaia di voti.
Sembra che più che nel Pd siano le “ali” più moderate a non insistere per il voto a Micari. Se in casa Pd c’è chi, come il classico marito tradito che si evira per dispetto alla moglie, pensa di lasciare i voti a Cancelleri, tra gli alleati l’ipotesi è un’altra, e guarda a Musumeci.
Il candidato Presidente del centro-destra da giorni, dopo il caso degli impresentabili ha ribadito che sugli uomini in squadra le decisioni in caso di vittoria le prenderà lui e le sue dichiarazioni dopo l’arresto di Rizza e la condanna di Pino hanno fatto calare il gelo con Forza Italia.
Chiunque sarà eletto non avrà la maggioranza in Assemblea, non tale da poter dormire sonni tranquilli e dovrà cercarsela di volta in volta.
Se dovesse vincere Cancelleri ha già annunciato che non farà alleanze e che spetta ai deputati avversari decidere se sposare o meno i singoli provvedimenti.
Se dovesse vincere Musumeci, lo spazio per ampie coalizioni c’è, a maggior ragione se il leader di Diventerà Bellissima dovesse arginare ambizioni e aspettative degli “impresentabili e affini”.
Un voto disgiunto per Fava viene escluso dagli esponenti del centro-sinistra perché preferirebbero murarsi vivi in casa piuttosto che far votare “uno di sinistra” come direbbe Nanni Moretti. Quindi il disgiunto per Fava lo faranno esclusivamente gli elettori non strutturati ( e probabilmente saranno molti), che voteranno il candidato Ars più vicino e il candidato governatore che ritengono più affine alle loro posizioni.
Non si dice ma si fa ed è così che nelle ultime ore i calcoli pensando al 6 novembre li fanno in tanti……..
L’ipotesi è quella di votare per l’Ars con il centro-sinistra e per il Presidente a destra. Il 6 novembre questi voti disgiunti peseranno, e molto, sulla bilancia.
Nel frattempo Micari il 24 ottobre convola a nozze ed il viaggio di nozze lo ha rinviato al dopo urne. Probabilmente quel che sta vedendo intorno a lui è uno spettacolo che sarà meglio dimenticare il più in fretta possibile.
Rosaria Brancato