Sarà un autunno caldo per la giunta Crocetta alle prese con la riforma delle Province e la creazione delle città metropolitane (Palermo, Catania e Messina). La bozza Valenti proprio su quest’ultimo punto però prevede un taglio dei piccoli Comuni, fatto questo che ha scatenato una vera e propria levata di scudi.
Per il capogruppo dei Dr all’Ars, il messinese Beppe Picciolo, la riforma è un’occasione storica, ma deve essere gestita nell’ottica dell’ottimizzazione dei costi e nell’interesse della collettività, evitando che con la nascita dei Liberi Consorzi i Comuni accorpati azzerino alcune competenze. I Dr lanciano l’idea degli Stati generali del Territorio a Messina con una serie di proposte.
“Molte aggregazioni di Comuni non vengono considerate nelle strategie di turno portate avanti dai vari Dipartimenti regionali- spiega Picciolo- In Sicilia questo percorso ha consentito al territorio di riconoscersi all’interno di 26 coalizioni territoriali che gestiscono progetti di sviluppo identificati come PIST. Queste aggregazioni sono il frutto di un percorso di innovazione che parte da lontano, soprattutto da Agenda 2000. Tantissime realtà come queste sono riuscite a creare stabili modelli di governance in cui figurano i cosiddetti “consigli territoriali”, quei consessi costituiti dai Sindaci che vengono evocati con la nuova riforma delle Province. Il Calatino, le Madonie ed i Nebrodi, sono esempi di neo formazioni. Questo è un patrimonio da valorizzare e non da disperdere!”
Secondo l’analisi del deputato dei Democratici riformisti l’attuale situazione è figlia anche di un modo di procedere all’interno dell’amministrazione regionale “per compartimenti stagni”, in modo che ogni singolo dipartimento, non dialogando con gli altri, procedeva per la propria strada, spesso in competizione con gli altri.
“Basterebbe fare l’esempio del bando sui distretti turistici o le stesse Ato, o i CST (centri servizi territoriali). Sarebbe stato preferibile rafforzare le aggregazioni esistenti invece che favorire occasionali raggruppamenti di comuni. Oggi è prevista la formazione di Ambiti di Raccolta Ottimale dei Rifiuti denominati ARO. Solo nel versante tirrenico, il comprensorio noto come Ganimè, costituito da 15 comuni tra Villafranca Tirrena e Milazzo, e che, dagli anni 90, costituiva una società consortile per la gestione dei rifiuti Tirreno eco sviluppo2000, si frammenta e gli enti locali partoriscono ben tre ARO al posto di una. Questa non è né programmazione né integrazione. Il territorio non si costruisce soli con i numeri”.
Il gruppo dei Dr, insieme ai presidenti di Commissione Greco e Forzese entro ottobre presenterà una proposta che prevede che Messina sia la sede di una sorta di “Stati generali del territorio”, un momento di concertazione, insieme al governo regionale per mettere a confronto esperti in materia e chi opera quotidianamente nel territorio e ne conosce le problematiche e le esigenze.
“Non dobbiamo inventare niente, basta puntare sulla valorizzazione dei raggruppamenti esistenti, sulla programmazione e sulla gestione dei servizi in forma associata e sul mantenimento delle identità locali, ossia dei comuni. In vista dei Liberi Consorzi ritengo che le 26 coalizioni potranno costituire l’ossatura di base della nuova struttura territoriale siciliana. Questo scenario porterebbe al massimo quattro consorzi in più rispetto ai 22 ipotizzati da Crocetta, che, diventa solo uno se escludiamo le tre città metropolitane. Ma ci troveremmo con sistemi maturi, organizzati. Le Madonie, ad esempio, sono un territorio interno, ma perfettamente organizzato, in cui tutte le politiche di sviluppo sono state rese operative attraverso strutture consortili di gestione come l’ufficio unico”.
Secondo l’idea dei Dr non servirebbero costi eccessivi, perché la gestione si muoverebbe all’interno dei bilanci dei singoli comuni, ed i servizi dovrebbero essere svolti in forma associata. Verrebbe anche meno il rischio, emerso dalla bozza Valenti, degli accorpamenti dei piccoli comuni con meno di 5000 abitanti.
“Con gli accorpamenti tra piccoli comuni non solo si sconvolgerebbe il riferimento della comunità in tema di identità- prosegue il capogruppo regionale dei Dr- ma si creerebbero dei comuni “più grandi” con aspettative “più grandi” con ripercussioni sugli assetti e interessi comprensoriali in contrasto con l’idea dei liberi consorzi. Oggi dobbiamo avere l’umiltà di renderci conto che questa Sicilia così com’è non ce la fa. Con i liberi consorzi il costo di gestione del singolo comune si riduce notevolmente e quindi viene meno l’esigenza degli accorpamenti. Gli Stati generali del Territorio, potranno consentire un punto di svolta per il varo della nuova norma di riordino, consentendoci di acquisire quei saperi necessari perché “il legislatore” illustri la propria idea e si possa avvalere delle professionalità dei tecnici di primo livello che il comitato scientifico ha già individuato, per provare a riscrivere un nuovo modello organizzativo di Sicilia”.
Rosaria Brancato