Senza giustizia non può esserci né lavoro né sviluppo. E’ questo il messaggio sintetico che i candidati della Lista Amnistia giustizia e libertà intendono far arrivare a destinazione. A Messina la presentazione del programma da parte di Saro Visicaro e Andrea Brancato è avvenuta in un luogo simbolico: davanti all’ingresso visite del carcere di Gazzi. Basta dare un’occhiata ai numeri della giustizia lenta a Messina, come suggerisce Visicaro. Sono 17.858 le cause pendenti presso la sezione lavoro, oltre 22.000 le cause civili iscritte a ruolo. Ogni anno ne vengono iscritte altre 9.000 nuove di zecca, per una media di 1.500 cause per ogni giudice. In organico però, ricordano i Radicali (che hanno dato vita alla lista per le Politiche), mancano 11 giudici. Se guardiamo agli avvocati sono impegnati in 2000[1 ogni 100 abitanti].
Nel carcere di Gazzi attualmente sono ristretti 357 detenuti , nonostante la capienza prevista sia di 189. “All'OPG di Barcellona– spiega Visicaro– il mancato utilizzo dei fondi per risolvere la situazione drammatica della struttura dimostra l'incapacità e l'inadeguatezza delle amministrazioni. La vicenda poi del secondo palazzo di giustizia e il "balletto" del bando riguardante l'immobile di via Bonino non è che lo scandalo nello scandalo complessivo della città di Messina”.
Nonostante la Costituzione preveda il diritto alla giustizia nei fatti non ci sono le condizioni anche per motivi puramente “burocratici” o logistici. Sono i numeri a parlare in tutta Italia. Nel solo settore penale, negli ultimi 12 anni, a causa dell’eccessivo numero dei procedimenti pendenti, sono stati dichiarati estinti per intervenuta prescrizione quasi due milioni di reati. La media annuale di prescrizioni è di 165 mila ogni anno. L’elevato numero dei reati che ogni anno rimangono di conseguenza impuniti, accompagnato al numero di processi pendenti e all'impossibilità che siano definiti in tempi ragionevoli, ha ormai determinato una sfiducia generalizzata dei cittadini nel sistema giustizia. Nel 2012 i detenuti hanno raggiunto le 67 mila unità, a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 45 mila posti, cifre queste che hanno causato un sovraffollamento insostenibile delle strutture penitenziarie.
Il sovraffollamento, la mancanza di spazi, l’inadeguatezza delle strutture carcerarie, la carenza degli organici e del personale civile, lo stato di sofferenza in cui versa la sanità all’interno delle carceri, sono lo specchio di un sistema che deve essere rivisto.
“Noi proponiamo una riforma radicale- spiega Visicaro- senza l’amnistia e l’indulto non è pensabile realizzare una seria riforma della giustizia e dar vita ad un progetto organico di interventi diretti a restituire credibilità ed efficienza all'intero sistema giudiziario”. I punti cardine del programma della lista Amnistia giustizia e libertà sono: 1) Separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri, salvaguardando così l’indipendenza del pubblico ministero dai poteri politici. 2) Riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. 3) Riforma del principio di obbligatorietà dell’azione penale 4) Introduzione di un regime di responsabilità civile effettiva dei magistrati nei confronti dei cittadini danneggiati da atti o provvedimenti giudiziari posti in essere con dolo o colpa grave. 5) Limitare o cancellare il numero dei magistrati fuori ruolo, in particolare di quelli distaccati presso i Ministeri, e soprattutto presso il Ministero della Giustizia. 6) Disciplinare il diritto di elettorato passivo dei magistrati alle cariche politiche.
“Quello dei magistrati in politica, per quantità e qualità,- sottolineano i candidati- è un fenomeno che non ha eguali in nessuna altra democrazia occidentale. Senza negare che l’elettorato passivo è un diritto fondamentale, che spetta a chiunque, si tratta di evitare, in particolare per i pubblici ministeri, che l’ingresso in politica si presenti come la naturale prosecuzione di un esercizio partigiano dell’azione penale. A questo scopo appare opportuno introdurre regole più stringenti stabilendo, ad esempio, che l’eleggibilità sia condizionata non alla semplice messa in aspettativa ma alle dimissioni, da presentare inderogabilmente un certo numero di anni prima delle elezioni”.
Rosaria Brancato