E’ il giorno del nuovo sciopero dei lavoratori marittimi, che per la quarta volta nel giro di un mese incroceranno le braccia contro le ultime decisioni avanzate dalla società Caronte&Tourist sul futuro del personale. Lo stop durerà dalle 12 di oggi fino alle 12 di domani. Per sei ore, divise tra la mattina e il pomeriggio, è garantito il servizio di una nave a singolo ponte.
Per le prestazioni indispensabili, Caronte e Tourist mette in servizio la nave traghetto Acciarello (o altra a doppio ponte) sulla tratta Rada San Francesco/Villa San Giovanni, e la nave traghetto Archimede (o altra a ponte unico) sulla tratta Tremestieri/Villa San Giovanni. Ma l’Orsa non ha permesso che neppure questi navi partissero e così il servizio è totalmente fermo. Il poco traffico è dirottato agli imbarcaderi delle Ferrovie dello Stato.
Il primo sciopero risale al 21 settembre. A guidare la protesta l’Orsa marittimi, affiancata a ruota da tutte le sigle sindacali. 69 licenziamenti o la decurtazione del 25% dello stipendio a tutto il personale. Sono queste le condizioni dettate dalla compagnia di navigazione, condizioni “inaccettabili” per i lavoratori. Sindacati e Caronte viaggiano su due rette parallele che non si incontrano mai. Nessuna ipotesi di compromesso si è profilata in quest’ultimo mese. A pesare sulla testa dei dipendenti come una spada di Damocle è però la scadenza della procedura sindacale, al termine della quale la normativa prevede che la società possa procedere ai licenziamenti.
Compattezza e solidarietà hanno determinato le manifestazioni promosse fino ad oggi, simbolo di stanchezza da parte dei lavoratori e di voglia di riconoscimento verso il lavoro svolto sino a questo momento. Dai sindacati, diverse le proposte avanzate, tra cui la condivisione di un accordo d’area o il riposizionamento della forza lavoro. Proposte tutte legate imprescindibilmente a un passo indietro rispetto alle posizioni iniziali che nessuno intende però abbandonare. La Caronte ha dato le sue motivazioni: calo del traffico marittimo, aumento del carburante, abolizione dei benefici contribuitivi.
Fino ad oggi nulla di fatto. Ai lavoratori grande solidarietà è stata dimostrata dalla città di Messina. Numerose le associazioni e le sigle sindacali che si sono affiancate alla loro protesta, a cui oggi si aggiunge anche il partito di Rifondazione comunista: “Questa vicenda da un lato è un segno ulteriore dell’atteggiamento di un’azienda che è abituata a non rendere conto a nessuno delle proprie scelte, dall’altra si inquadra nel periodo drammatico che stiamo vivendo, in cui in tutta Europa i padroni cercano di approfittare della crisi per incrementare i loro profitti a scapito dei salari e degli stipendi”.
E mentre ancora domani sarà in corso lo sciopero dei lavoratori marittimi, un’altra protesta avrà luogo a piazza Cairoli. Il comitato “La nostra città” ha promosso una manifestazione contro il passaggio dei mezzi pesanti in via la Farina, arteria purtroppo famosa per i tragici incidenti che l’hanno riguardata, l’ultimo solo due giorni fa. Insieme all’aiuto del comitato “SpazioMessina”, la manifestazione sin dal mattino coinvolgerà chiunque vorrà andare a firmare la petizione popolare, “in cui si chiedono provvedimenti immediati e adeguati per la sicurezza urbana collettiva di tutti, conoscere l’iter dei lavori di appalto del percorso alternativo di Via Don Blasco finanziati dall’Autorità portuale e, soprattutto, di avviare un’indagine approfondita per conoscere i motivi di ritardo nell’esecuzione dei lavori dell’approdo di Tremestieri”.
(Giusy Briguglio)