MESSINA – Si era detto entro fine aprile ma, come spesso accade, era una previsione troppo ottimistica. Ora si punta a inizio estate, quindi entro giugno, sperando che questa sia la volta buona.
Nel cantiere più importante di via don Blasco, l’area ex Rifotras, il sopralluogo da parte del vicesindaco Salvatore Mondello e del direttore dei lavori Antonio Rizzo. “Ho potuto constatare l’accelerazione dei lavori. Superate le molte criticità, si tenta di consegnare la nuova strada prima possibile”, dice Mondello senza indicare date, in modo prudente.
Non ci sono più cancelli, né da un lato né dall’altro, e si vede il percorso delineato, anche se ancora non asfaltato, che lascia intuire il nuovo spazio quando sarà percorribile.
Ma perché è così importante quel tratto? Perché è l’ultimo ostacolo tra viale Europa e via Salandra e, di conseguenza, quando sarà aperto si creerà un percorso unico da via Santa Cecilia a viale Gazzi, rendendo disponibile un nuovo tratto di 700 metri, preziosa alternativa a via La Farina, spesso intasata. E si potrà liberare anche il tratto di via Salandra collegato con via La Farina, lì dove ora si riversa tutto il traffico in entrata e uscita dalla nuova via don Blasco.
L’altro cantiere in corso è proprio in via Santa Cecilia, ma nella parte a valle, sotto il ponte ferroviario. Lì dev’essere abbassata la quota stradale e servirà qualche mese in più. Ma anche quando quei lavori saranno completati bisognerà attendere ancora per allungare il percorso della nuova via don Blasco.
Subito dopo, infatti, dovrà essere demolito e ricostruito il viadottino che collega il cavalcavia alla vecchia via don Blasco. E lì, durante i lavori, si potrà arrivare solo da via Santa Cecilia.
Il percorso, infine, sarà allungato anche verso sud. Solo 200 metri ma altrettanto preziosi per evitare il tappo di viale Gazzi. Già oggi la via Franza prosegue naturalmente fino al muro della caserma del XXIV Artiglieria. Il percorso, a quel punto, virerà verso via Taormina. Ma per realizzarlo bisogna demolire una quarantina di baracche del rione Taormina, quelle a ridosso del muro della caserma. Solo una decina sono abitate e quindi, prima ancora, bisognerà trovare una sistemazione per chi da tempo vive lì.