Operazione Rais: 2 condanne e 9 rinvii a giudizio per i mercanti d’uomini

Il gup Giovanni De Marco ha deciso due condanne e nove rinvii a giudizio nell’udienza preliminare dell’operazione “Rais”. Erano imputati gli organizzatori dei viaggi della speranza dal Nord Africa in Sicilia, scafisti e fiancheggiatori. Gravissime le ipotesi di reato contestate: associazione a delinquere e sequestro di persona a scopo di estorsione mentre sono stati tutti prosciolti dal reato di tratta di esseri umani.
Pesante la condanna con il rito abbreviato inflitta ad uno dei boss dell’organizzazione, l’egiziano Salid Osman Gabir, 20 anni di reclusione, proprio come la richiesta del PM Giuseppe Verzera. Condannata a due anni anche la figlia Reda Gabir. Sono stati invece rinviati a giudizio, e compariranno davanti alla Corte d’Assise il prossimo 14 gennaio, gli altri nove imputati, compreso l’egiziano multimiliardario Abu Yussef tuttora latitante nel suo Paese. Della lista fanno parte sette egiziani, un italiano ed un palestinese. Gli arresti scattarono lo scorso 16 maggio
L’operazione “Rais” scattò all’alba del 16 maggio scorso. Furono arrestate dieci persone, sette egiziane e palestinesi e tre italiane. Tre gli sbarchi intercettati dalla Polizia nel giro di pochi mesi che ha consentito di arrestare 33 persone e di rimpatriare 277 clandestini. L’inchiesta scattò dopo che nel luglio 2010 la Polizia Stradale di Messina intercettò sull’autostrada Messina-Catania un autocarro con 81 immigrati sbarcati la notte precedente sulla spiaggia di San Leone ad Agrigento. In manette finirono quattro scafisti. Poi grazie alla collaborazione di alcuni di loro ed alle intercettazioni telefoniche gli investigatori scoprirono l’esistenza dell’organizzazione. Si scoprì che emissari dell’organizzazione si recavano nei villaggi egiziani prospettando il viaggio in Italia per cifre fra 6000 ed 8000 euro. Agli immigrati venivano ritirati i documenti e i soldi, venivano ammassati sui barconi, senza mangiare e bere per tutta la durata della traversata, circa una settimana. Una volta sbarcati in Italia trovavano ad attenderli autocarri, pullman e perfino taxi messi a disposizione dall’organizzazione. Con questi mezzi raggiungevano le stazioni ferroviarie dove trovavano un biglietto per il nord Italia. Una volta giunti a destinazione, solitamente in qualche località del nord Italia ma anche all’estero, telefonavano ai familiari in Egitto che saldavano le spettanze agli organizzatori del traffico di clandestini.