Come nelle più classiche delle telenovele, è necessario fare il riassunto delle puntate precedenti. A inizio anno la soddisfazione per i lavori di messa in sicurezza del torrente San Michele, attesi da tempo. Il 15 gennaio, però, l’associazione culturale San Michele segnalava che durante i lavori era stato dismesso l’impianto di illuminazione.
Il 30 gennaio, in una riunione a palazzo Zanca, alla presenza dei dirigenti comunali competenti, l’incomprensione sembrava chiarita. L’ing. capo del Genio Civile, Gaetano Sciacca, aveva spiegato che il distacco dell’impianto di pubblica illuminazione non aveva nulla a che vedere con la messa in sicurezza del torrente ed era emersa la volontà comune di rimediare all’inconveniente.
Nella stessa riunione, è stato esaminato un progetto preliminare per la costruzione di una strada arginale simmetrica a quella esistente, che potrebbe rappresentare la soluzione definitiva al problema. Il commissario regionale per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, Maurizio Croce, ha confermato la possibilità di usufruire di un finanziamento quantomeno per uno stralcio della strada in progetto. Per accedervi, il Comune deve portare avanti l’iter trasformando il preliminare in definitivo.
Un passo in avanti, dunque, se non fosse che da quel giorno nulla è cambiato per ciò che concerne l’illuminazione e la contrada Pisciotta di San Michele è ancora al buio.
Ci è voluta una nota ufficiale dell’ing. capo del Genio Civile, Gaetano Sciacca, il 7 marzo, per provare a chiarire la vicenda: “L'ordinanza di ripristino dell'originario stato dei luoghi emessa da questo Ufficio fa riferimento all'eliminazione dello strato di asfalto esistente in alveo e nell'attraversamento fra le due sponde del torrente San Michele. In merito alla presenza dell’impianto di illuminazione pubblica ricadente a margine dell'alveo torrentizio a servizio del nucleo abitato, non risulta oggetto dell'ordinanza poiché non determina situazione di ostacolo al deflusso delle acque”.
Ma il direttore di sezione del coordinamento comunale ai dipartimenti tecnici, l’ing. Salvatore Saglimbeni, non concorda con la nota di Sciacca. Lo fa presente in una nota del 12 marzo al dirigente del dipartimento Urbanizzazioni, l’ing. Antonio Amato.
Secondo Saglimbeni, l’interpretazione data da Sciacca nella nota del 7 marzo è in contrasto con la diffida emessa dallo stesso Genio Civile nei confronti del Comune a dismettere “qualsiasi tipo di pavimentazione ricadente all’interno degli alvei torrentizi e di qualsiasi elemento di superficie che possa indurre chiunque a ritenere di transitare su una regolare strada”.
Proprio sul “qualsiasi elemento di superficie” tipico di una strada, si basa la replica di Saglimbeni. “E’ evidente – scrive – che l’illuminazione pubblica rientra tra gli elementi propri della viabilità ordinaria e pertanto, stante la promiscuità tra le aree abitate e il torrente, non vi può essere efficace separazione tra le zone illuminate extra torrentizie e quelle torrentizie. Si ritiene che il ripristino dell’illuminazione possa avvenire provvisoriamente con la contestuale apposizione di una idonea cartellonistica monitoria ben evidente, nelle more della realizzazione di opere di sistemazione dell'alveo (passerelle e strada arginale) che definitivamente pongano rimedio all’attuale condizione, di cui comunque si evidenzia la pericolosìtà, indipendentemente dalla presenza o meno dell'illuminazione pubblica”.
Ecco, finalmente, il responso. Adesso si attende che quanto stabilito venga messo in atto. E’ vero che la soluzione definitiva della viabilità di San Michele è rappresentata dalla costruzione della nuova strada arginale. Ma è ancor più vero che i tempi di realizzazione non saranno immediati. E due mesi senza illuminazione pubblica possono anche bastare.
(Marco Ipsale)