E’ indiscutibile. L’Italia, l’Europa ma anche altri Stati di varie latitudini, stanno vivendo momenti drammatici, alcuni dei quali per fatti legati ai capricci della natura e quindi dell’imponderabile, ma anche per responsabilità dell’uomo, come la tragedia recente del Ponte Morandi a Genova e altri eventi tragici che non devono deprimerci e cedere allo sconforto. Terremoti, ponti che crollano anche una settimana dopo il “solenne taglio del nastro”. Pullman che precipitano e vari altri fatti di cronaca nei quali da sempre, emerge la figura istituzionale di un Servitore dello Stato presente in tutte le situazioni di emergenza o necessità d’intervento, siano queste riguardanti persone, animali o cose. Mi riferisco a quel Servitore dello Stato la cui presenza in casi di eventi naturali drammatici ma anche di fatti determinati dall’incoscienza o irresponsabilità dell’uomo, si erge a figura umana e professionale. Mi riferisco al “Vigile del fuoco” o se preferite “U pumperi”, le origini secondo gli storici, risalgono addirittura all’anno 26 d.C. quando l’Imperatore Augusto ne decise la nascita, attrezzandolo per fare fronte alle calamità naturali, o disastri di varia natura. In Italia il Corpo dei VV.FF. ha iniziato l’attività a pieno regime nel 1945, quando i governanti di quel tempo ritennero necessario organizzare una valida combinazione di uomini e mezzi, atti a fronteggiare le necessità urgenti determinate dagli incendi, urbani o boschivi. Nel tempo l’organizzazione si è perfezionata sia nell’elemento umana, come nelle strutture e mezzi e nella preparazione professionale. Nei tempo, il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco è stato inserito nell'ambito dei “Corpi di Polizia ad ordinamento civile” dipendente del Ministero degli interni, la cui Gerarchia vede in cima il Dirigente Generale e via via a scendere fino all’ultimo gradino dove è collocato il “perno principale” dell’intera organizzazione” ovvero “VIGILE DEL FUOCO”.
Questi Pompieri li vediamo un giorno sì e l’altro pure intervenire dappertutto; mettere in sicurezza cornicioni di stabili, rimuovere carcasse d’auto con estrazione di persone da mezzi coinvolti in incidenti stradali, abbattere alberi pericolanti, aprire porte di abitazioni i cui proprietari hanno smarrito le chiavi, salvare animali rintanati in cima a qualche albero o finiti in un tombino, ma soprattutto, scavare con le mani, nella speranza di trovare un sopravvissuto, operazione questa che ha commosso ed emozionato tutti. Si tratta di persone giovani – ma anche di età avanzata – che lavorano con passione quali che sia la condizione atmosferica che insiste. L’uniforme che indossano ha una linea appesantita, che probabilmente non ne agevola i movimenti e i numerosi stemmi la rendono ancora meno snella. Quanto a stemmi e Bandiere, i puristi del “latino extravergine” (absit iniuria verbo) hanno segnalato che il motto impresso sulla bandiera dei Pompieri “FIAMMA DOMAMUS, DONAMUS CORDEM” contiene un errore giacché il termine CORDEM in latino non esiste e che la parola corretta è “COR”. Sarebbe oltremodo facile rispondere al “purista” che “Errare humanum est”. Resta che il significato del motto, compreso anche da chi di latino sa nulla, è: “DOMIAMO LE FIAMME DONIAMO IL CUORE”.
Antonino Marino