Si era capito subito che la prima stesura del disegno di legge della Regione sulla città metropolitane non poteva funzionare. I sindaci dei 13 comuni del messinese, che sarebbero stati cancellati per confluire nella Città Metropolitana di Messina, erano esplosi durante l’incontro con l’assessore regionale Patrizia Valenti, annunciando battaglia contro quello che era sembrato un provvedimento calato dall’alto e soprattutto poco chiaro. Nel frattempo la Regione si è rimessa a lavoro e ieri ha presentato un nuovo ddl, modificato nei punti chiave che i sindaci di tutta l’Isola avevano contestato. Di questo si è palato durante l’incontro che ha riunito sindaci e cittadini nell’aula consiliare del Comune di Villafranca Tirrena e promosso dall’amministrazione targata Matteo De Marco. A spiegare i dettagli del nuovo disegno direttamente l’assessore regionale Patrizia Valenti, a discutere di quelle che saranno le conseguenze del nuovo assetto che dovrebbe derivarne c’erano il Ministro alla Pubblica amministrazione e alla semplificazione Giampiero D’Alia, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone, il deputato nazionale del Pdl Vincenzo Garofalo.
L’assessore Valenti ha innanzitutto chiarito che se nella stesura iniziale si prevedeva il ridimensionando degli enti locali trasformandoli in municipalità, adesso i Comuni resteranno esattamente come sono. Rimangono i sindaci e i consigli che però non saranno eletti direttamente dai cittadini ma dagli altri colleghi sindaci e consiglieri della città metropolitana. Manterranno però la possibilità di redigere i propri bilanci, fermo restando l’obbligo di versare alla città metropolitana la quota per i servizi che saranno gestiti in comune. L’adesione sarà volontaria, ogni Comune potrà scegliere a quale aderire e c’è anche la possibilità di optare tra la città metropolitana e il Libero consorzio di Comuni, il nuovo organo che dovrebbe prendere il posto delle Province. “Sarà salvaguardata, ma questo lo era anche prima, l’identità di ogni singolo Comune” ha spiegato la Valenti e “questa sarà una formula più morbida perché ci siamo resi conto che non siamo ancora pronti al modello europeo di città metropolitano”.
Assolutamente convinto del valore delle città metropolitane, il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, preoccupato solo del fatto che la Sicilia non riesca a creare lo stesso tipo di realtà metropolitana rispetto alle altre città italiane. “Nella prima bozza c’era effettivamente un vizio di forma perché erano stati sentiti solo i sindaci di Catania e Palermo, mentre Messina era rimasta fuori, certo è che non possiamo perdere quella che è indiscutibilmente un’opportunità”.
Dubbioso, invece, il deputato Pdl Vincenzo Garofalo. “Questo passaggio delle città metropolitane mi fa capire ancor meno la scelta di cancellare le Province. Sull’onda del populismo e dello spender meno sono state fatte scelte avventate, mentre si dovrebbe puntare solo a rendere più efficienti e professionali i servizi, a partire da un vero sistema di trasporto pubblico locale. Attenzione però a non confondere il concetto di città metropolitana con quello di Area Integrata dello Stretto, un obiettivo che si deve continuare a perseguire perché rappresenta le esigenze della gente”.
Per il Ministro D’Alia “la riorganizzazione territoriale in Sicilia, con l'istituzione delle città metropolitane, è fondamentale per garantire la sopravvivenza dei Comuni siciliani che, con la crisi economica del Paese e i tagli delle risorse agli enti locali, non potranno andare avanti ancora a lungo, nè potranno garantire i servizi ai cittadini”. Ma, secondo il ministro, non funzionerà se saranno solo i Comuni a cambiare, mentre la Regione resterà ferma. “La Regione siciliana ha una struttura elefantiaca, inefficiente e non ha più le risorse per mantenere questa struttura: la riforma ammnistrativa dell'ente, quindi, non può più aspettare.
Più sereni, rispetto alla riunione di un mese fa a Fiumedinisi, i sindaci presenti all’incontro. Durante i diversi interventi hanno ribadito una serie di preoccupazioni su quelli che sono i punti ancora poco chiari e, a proposito di questo, hanno chiesto all’assessore Valenti più trasparenza. Il timore è che “i grandi mangino i piccoli” visto che ancora non è stato chiarito il peso di ogni singolo comune all’interno della città metropolitana. “Il cittadino ha bisogno del contatto diretto con gli amministratori” hanno poi sottolineato numerosi sindaci, sottolineando che per le piccole realtà che hanno sempre garantito buoni servizi non può certo essere Messina il modello di riferimento. Si è chiesto anche di guardare al futuro e di pensare ad una programmazione in prospettiva, ma anche di prevedere dei sistemi per evitare che i servizi costino di più rispetto a quando ogni singolo comune lo gestiva in autonomia, si teme anche che questo esperimento finisca come quello delle Ato. I dubbi restano dunque tantissimi, ma sembra esserci la volontà di discutere e confrontarsi per scegliere la strada che possa portare più benefici possibili ai cittadini. Una strada che però, a quanto pare, è ancora lunga.