Di Silvia De Domenico
MESSINA – “Difficile ma non impossibile. L’amore oltre i confini terreni” è il titolo del libro che Marta Battello ha scritto per raccontare la storia del suo Ares, il suo cane. Non è ancora stato pubblicato e l’autrice non sa da quando sarà disponibile: “Sognavo la data del compleanno di Ares. Il 20 maggio avrebbe compiuto 11 anni”.
“Ho iniziato a scriverlo quando hanno diagnosticato il tumore al mio Ares”, racconta l’autrice. Il titolo nasce proprio da una frase che Marta ripeteva sempre agli altri e a sé stessa: “È difficile farlo guarire ma non impossibile”. Poi però non è andata così. A marzo il cane ha lasciato per sempre la mano della sua padrona. I due erano legati da più di 10 anni ed erano diventati inseparabili (leggi qui la storia).
Alcune parti più scientifiche del testo Marta le aveva già scritte qualche anno prima, in qualità di etologa. Quindi il libro è un intreccio fra la sua storia personale e il racconto dell’incontro casuale con Ares e la parte più tecnica da dottore di ricerca in etologia cognitiva. “Ho sempre amato i cani e gli animali, ma non volevo fare la veterinaria proprio per non vederli soffrire”, racconta Marta. “Poi però ho iniziato a fare ricerca all’università e mi è stato affidato come tema lo stress, il dolore e la sofferenza negli animali”. E’ li che Marta ha iniziato a definirsi un’evoluzionista, il suo scopo era dimostrare ai colleghi che le emozioni non sono solo legate all’essere umano ma anche alla specie animale.
Allo scritto più squisitamente scientifico, negli ultimi mesi si sono aggiunte parti molto più personali “perché quando Ares si è ammalato scrivere era l’unico modo per esprimere quello che provavo in quel momento. Mettevo nero su bianco per non disperarmi”. Marta voleva farsi vedere forte dal suo cane, che già soffriva parecchio, e allora i momenti più tristi li scriveva per non esternarli. Era una sorta di diario, un’elaborazione del lutto prima ancora che Ares morisse.
Gli ultimi mesi della vita del suo cane li ha trascorsi in treno e poi in macchina fino a Zurigo. Viaggi della speranza per regalare qualche giorno in più al suo amico peloso. Insieme hanno percorso 3000 km in 5 giorni: “Ha fatto l’impossibile, fino a quel maledetto 22 marzo, in cui ho realizzato che Ares non voleva più lottare e allora anche io ho smesso. Per amore. E l’ho accompagnato, abbracciandolo, nel suo ultimo viaggio”. Anche se aveva fatto di tutto per non perderlo, era arrivato il momento per Marta di accettare che era davvero arrivata la fine. Ha capito che doveva fermarsi, perché era stato lo stesso Ares a chiederglielo con gli occhi. È stata una scelta dolorosa, che non tutti intorno a lei hanno compreso.
Ha tenuto la zampa al suo cane fino ali ultimi istanti di vita nella clinica veterinaria. E poi da li sono iniziati 15 giorni di buio. Due settimane in cui ha smesso di vivere, di lavorare, di uscire e si è rifugiata in quelle pagine. Sulla pagina Fb di Ares tante persone l’hanno contattata e le sono state vicino e li Marta ha pensato che da quella tragedia poteva trarre qualcosa per aiutare altre persone. Ha capito che il suo modo di raccontare e spiegare le cose poteva essere utile ad altre persone che avevano perso o stavano perdendo un animale domestico. “Mi ha contattata una ragazza di Roma che stava affrontando un percorso simile. Ecco perché ho pensato di creare una rete attraverso la sofferenza e un passaggio di informazioni riferite alla malattia che non sono facili da reperire”.
Il suo racconto intende stare vicino a tutti quelli che si trovano in uno stato di stallo e di disperazione tale che non si riesce a esprimere. Soprattutto quando tutti intorno minimizzano e non comprendono il tuo dolore. Marta è titolare della sua attività lavorativa e si è potuta permettere di assentarsi per alcuni giorni, ma chi è dipendente non ha diritto ad elaborare il lutto, non ha diritto ad una pausa dalla vita di tutti i giorni. “Non mi sentivo compresa nel mio dolore, sentivo di avere attorno persone che fingevano di essere empatiche. Tante persone che perdono un cane o un gatto vengono considerate esagerate nelle loro reazioni. Ecco il libro si rivolge a chi perde un animale e deve affrontare la perdita, che sia improvvisa, per malattia o per vecchiaia. 100 pagine che provano ad essere una “guida” per prepararsi alla perdita e accettare quello che provi durante la perdita, quando la sofferenza viene vista come debolezza”.
“Io il lutto lo conoscevo, ho perso tante persone nella mia vita, ma la perdita di Ares è stata diversa. Lui per 10 anni è stato la mia famiglia”. Marta infatti non è originaria di Messina, si è trasferita in città lontana dagli affetti per studiare e poi lavorare. Quando ha trovato Ares, in un cassonetto, sono andati subito a vivere insieme ed è diventato la sua famiglia.
“Nel periodo della malattia e nella perdita il mio ragazzo Alessandro è stato fondamentale, si è fatto carico di Ares anche se non aveva mai avuto cani in passato”.
Marta vive con 3 gatti e sogna un futuro costellato da altri cani. Oltre a quelli che già la circondano durante l’orario lavorativo. Nel suo lavoro di etologa e riabilitatrice, è a stretto contatto tutti i giorni con cani di diverse razze e taglie. E anche Ares l’ha aiutata nella sua attività: “Era il mio collaboratore numero uno. Ha riabilitato, come cane guida, moltissimi altri cani”.
Ares non era solo un cane per Marta e la sua non poteva essere una vita di passaggio, doveva rimanere la sua storia: “Dovevo qualcosa a lui e tutti quelli che hanno seguito la nostra storia sui social e ci hanno voluto bene”.