Non ci sta Giuseppe Santamaria e risponde a muso duro. Dalla sua abitazione al villaggio Matteotti il padre di Daniele, la guardia giurata morta ieri mattina al pronto soccorso del Papardo forse per un ritardo nei soccorsi, adesso dice la sua. Finora si era limitato a presentare con la nuova un esposto ai Carabinieri. Ma, dopo le precisazioni della direzione sanitaria del Papardo secondo la quale Daniele avrebbe atteso non più di dieci minuti, Giuseppe Santamaria chiede la parola:
“I medici sono responsabili e devono pagare. Chiedo giustizia per mio figlio e spero che questo serva in futuro per evitare comportamenti analoghi nei confronti di altri pazienti”. Poi Giuseppe Santamaria ,con gli occhi gonfi di lacrime, ripercorre quei drammatici momenti che hanno preceduto la morte del figlio: “Ho accompagnato io mio figlio al pronto soccorso, perché accusava forti dolori al braccio, alla schiena e alla spalla. L’infermiere del triage gli ha dato un codice verde considerando non gravi le sue condizioni, e sono passati 35-40 minuti d’attesa. Più volte ho cercato di attirare l’attenzione dei medici, ma niente. Poi ho detto a mio figlio di stendersi su una barella perché aveva dolori sempre più forti ed è morto tra le mie braccia. A quel punto i medici sono arrivati e inutilmente hanno cercato di rianimarlo e gli hanno anche fatto una puntura. Ho chiesto spiegazioni, ma non hanno saputo fornirmele e ho chiamato i carabinieri. E’ una vergogna mio figlio poteva essere salvato e invece oggi stiamo qui piangendo la sua morte per la negligenza dei medici”.