Cultura

“Volevo essere Maradona”, storia di Patrizia Panìco, guerriera del calcio femminile

Il calcio per me è amicizie che durano nel tempo, amori, città, viaggi, sfide, impegno, condivisione, uguaglianza. Non ha confini. E’ un istinto primario. E’ essenzialmente la mia vita. A 8 anni volevo essere Maradona. Sono diventata Patrizia Panico, ma prima di tutto sono stata Bruscolo. E questa è la mia storia”.

Quella di Pat, nata in periferia, cresciuta strappando il pallone ai bambini di Tor Bella Monaca, sognando di essere Maradona e diventando pioniera prima e calciatrice dei record poi è molto più di una storia di calcio.

Volevo essere Maradona”, scritto dalla giornalista del Corriere dello Sport Valeria Ancione, è molto più di una biografia e di un libro sul calcio. E’ innanzi tutto un libro sui sogni e sulla capacità di realizzarli, a costo di sacrifici, impegni, lacrime, sconfitte, umiliazioni, ma anche tanta gioia nel raggiungere il traguardo.

Il sogno di Patrizia aveva la forma del pallone– spiega Valeria, che ha presentato il suo secondo romanzo nel Salone delle Bandiere, nel corso di un incontro organizzato da Daniela Bonanzinga– Ma ognuno di noi ha un sogno con una forma diversa e questo libro è scritto per chi non si arrende”.

In questi giorni di un’Italia che si appassiona all’Azzurro-Rosa, che scopre improvvisamente il calcio femminile, la Nazionale che ai mondiali sta facendo faville e batte anche la Cina, la storia di Patrizia Panìco ci ricorda che quando i riflettori sono spenti, le calciatrici ritornano ad essere figlie di un dio minore. Già, perché se le partite dei mondiali stanno registrando picchi di audience nessuno ricorda che le calciatrici non sono considerate “professioniste” né trattate come tali. Durante i campionati viene mandata in onda da Sky solo una gara a settimana. Non hanno ingaggi neanche lontanamente vicini a quelli dei colleghi uomini, non hanno previdenza, e se il loro sogno ha la forma di un pallone devono comunque trovare un altro lavoro e allenarsi la sera. Fino a pochissimi anni fa c’è stato chi, ai vertici della Lega Nazionale Dilettanti ha detto “ma perché dobbiamo continuare a dare soldi a queste 4 lesbiche?”

Leggere la storia di Patrizia Panico è importante perché è grazie alla sua tenacia che oggi possiamo applaudire la Nazionale di calcio femminile. Senza lei che “è meglio di Maradona”, che contendeva il pallone ai maschi nelle partite nella strada di Tor Bella Monaca, senza lei o Carolina Morace e le guerriere come loro, gli spettatori neanche avrebbero immaginato che c’è un calcio forse meno spettacolare, ma ugualmente potente e bello a vedersi.

Volevo essere Maradona è un libro per ogni giovane che insegue un sogno, per ogni genitore che si trova a volte smarrito di fronte al sogno del proprio figlio, impreparato. E’ un libro sulle periferie, dove anche un soffio fa la differenza tra una vita perduta ed una conquistata. E’ un libro sulle donne, quelle che magari non impazziscono per le Barbie e hanno le ginocchia sbucciate per le cadute in strada e che usano la grinta per non arrendersi in qualsiasi campo.

Oggi è ancora difficile per le donne, non solo per le calciatrici, ma in qualsiasi settore- spiega Valeria Ancione– Io stessa quando ho iniziato a proporre gli articoli sul calcio femminile mi sono accorta di un diverso trattamento. Da allora non ho mai smesso di raccontare le storie di queste donne straordinario, che hanno una forza, anche interiore, trascinante. Fanno sacrifici immensi, ma continuano ad essere discriminate. Penso che il calcio maschile sia ormai saturo. Dopo aver portato Ronaldo, puoi portare Messi, ma il calcio femminile può essere l’ultimo fortino. I riflettori non devono spegnersi dopo il mondiale. Ci sono club, come la Juventus che sta iniziando ad investire. Ma è un fatto culturale, dobbiamo abbattere prime queste barriere culturali che fino a pochi anni fa le ghettizzava appellandole come gruppi di lesbiche. C’è ancora tantissimo da operare sul piano soprattutto dei diritti ed iniziare ad investire”.

Valeria Ancione

La scelta dell’autrice è stata quella di raccontare Bruscolo e non Patrizia Panìco, il momento in cui il sogno ha preso la forma del pallone e non quando è diventata la calciatrice dei record. C’è Pat la bambina, c’è l’adolescente, c’è la famiglia, i sentimenti, le relazioni umane, gli amici, le speranze, le sconfitte e le vittorie.

Oggi i numeri della Panico sono questi: ha il record di capocannoniere della Serie A (vinto 14 volte), quello delle presenze con la maglia della Nazionale (con cui ha disputato 204 gare segnando 110 gol). In carriera ha conquistato 10 scudetti, 5 Coppe Italia e 8 Supercoppe Italiane. Nel 2015 è entrata a far parte della “Hall of Fame del calcio italiano” e nel 2017 è stata la prima donna ad allenare una Nazionale maschile. Dal 2018 è alla guida tecnica della Nazionale Under 15.

 “ E poi ….sono successe tante cose” è il titolo della postfazione scritta dalla stessa Panico: “Ho vissuto la borgata come se fosse uno stadio, con i giocatori in alcuni giorni compagni di squadra e in altri avversari da battere. La mia casa è colma di trofei, maglie azzurre e scudettate, ho numeri che fanno impazzire il pallottoliere e che conosco soltanto perché qualcuno me li viene a raccontare. Non ho mai dato importanza a titoli, record, non per falsa modestia ma per qualcosa di più semplice: segnare e far segnare è stato il mio istinto e la mia fortuna

Bruscolo è diventata davvero come Maradona, anche se i suoi numeri molti non li conoscono a memoria e la formazione della Nazionale non siamo in grado di dirla allo stesso modo. E’ rimasta umile e guerriera. Un esempio che conclude così: “E ora eccomi qui, Ct della Nazionale Under 15, eroina di un romanzo che racconta quello che ero, quello che volevo diventare e sono diventata. Perché non erano solo visioni di una bambina, ma i superpoteri che credevo di possedere allora- e guardate bene che ce li avete anche voi- li ho ancora: si chiamano sogni ed io non smetto mai di sognare”.

Rosaria Brancato