Nei giorni scorsi ho letto un articolo del collega Marco Ipsale che mi ha fatto arrabbiare moltissimo ed invito tutti a leggere (leggi qui). L’argomento erano gli aeroporti. I numeri erano quelli del 2016 e dei primi due mesi del 2017, quindi aggiornatissimi.
Reggio nel 2016 ha avuto un bilancio di poco meno di 500mila passeggeri, mentre Catania ha sfiorato gli 8 milioni, cifre chiarissime che non lasciano scampo.
Tra gennaio e febbraio poi Reggio con la riduzione dei collegamenti settimanali di Alitalia (da 56 a 14), ha registrato un ulteriore -7% contro un incremento a Catania del +18 %. Fontanarossa chiuderà il 2017 con oltre 9 milioni di passeggeri.
Reggio ha solo 2 destinazioni dirette (Roma e Milano) mentre Catania un centinaio.
Possiamo dire che su 10 messinesi (e intendo residenti nel capoluogo e non certo nella zona jonica o tirrenica) 1 viaggiatore sceglie Reggio e 9 vanno a Catania.
In entrambi i casi, se non sei un’istituzione, un politico o una persona che per svariati motivi ha rimborsate le spese, e quindi paghi di tasca tua, la vera odissea è raggiungere gli scali. Per andare a Fontanarossa o vai in auto (e paghi anche il parcheggio) o prendi la Sais. Più facile a dirsi che a farsi, perché le corse Sais sono poche (ancora meno nei week end e quasi nulle la sera) e il viaggio, dipende dal traffico, può durare fino a 2 ore. Il treno non ha collegamenti diretti all’aeroporto quindi alle quasi 2 ore per arrivare alla stazione devi aggiungere la navetta per Fontanarossa.
L’idea della fermata del treno all’aeroporto, che ridurrebbe ad 1 ora e 20 il collegamento da Messina è solo un’idea, costerebbe relativamente poco, ma non c’è neanche il progetto.
Il Minniti di Reggio, per il quale la politica locale si straccia le vesti, oltre ad offrire un numero di voli e destinazioni del tutto irrisorie e irrilevanti, è pressocchè irraggiungibile con comodità. Soppresso da tempo immemorabile il collegamento con il bus, fallito quello con l’aliscafo, le alternative sono: metromare fino a Reggio solo nei feriali e fino ad una certa ora, poi taxi o (quando c’è) bus navetta. Seconda ipotesi, raggiungere la Caronte e a Villa prendere un taxi. Come si vede ipotesi a portata di mano solo per chi non ha problemi economici.
Inoltre sia a Catania che a Reggio i voli hanno prezzi allucinanti.
La bravura della classe politica calabrese ha portato al di là dello Stretto ad un Frecciargento che ha ridotto i tempi di percorrenza fino a Roma a 4 ore e 30 (che diventeranno 4), rendendo superfluo per i calabresi il volo per la Capitale dal Minniti. Per i messinesi, manco a dirlo, quelle 4 ore diventano un calvario per via di una tabella orari degli aliscafi fatta apposta per farti andare a nuoto e per l’unica alternativa: il famoso pedibus dall’attracco della Caronte a Villa fino alla stazione.
La domanda che, correttamente, Marco Ipsale si poneva è questa: perché la classe politica messinese, che non si è mai interessata più di tanto all’argomento, adesso alza le barricate per difendere Reggio quando dovremmo, e avremmo dovuto, impegnarci per migliorare i collegamenti con Catania?
Abbiamo perso tutti i treni finora, perché voler salire sull’unico treno che ci porterà, chissà quando, in un aeroporto che gli stessi reggini disertano e dove ci sono pochi voli?
Ad aprile a Reggio i voli settimanali Alitalia sono scesi a 14 e il numero scenderà. Concordo con la necessità di un’Area integrata dello Stretto, ma ogni azione dovrebbe essere calibrata.
La giunta Accorinti ha voluto un matrimonio con Reggio che non vede dall’altra parte uguale entusiasmo. Non mi riferisco al fatto che in 4 anni abbiamo avuto due assessori di Reggio mentre Falcomatà non ci fa neanche gli auguri per Natale, ma sulle battaglie che interessano davvero Messina sull’altra sponda si registra la stessa adesione emotiva di un frigobar. Solo per fare un esempio: il porto di Tremestieri. Sulla sponda di Reggio qualcuno si sta attrezzando? NO.
Stiamo facendo una battaglia per l’obiettivo sbagliato, il Minniti, accontentandoci di briciole che non c’interesseranno perché noi a tavola pranziamo a Catania.
E’ come se ci battessimo per la Reggina in serie A mentre noi annaspiamo tra i dilettanti.
Ad Accorinti sindaco Metropolitano vorrei ricordare che oltre alla giusta battaglia per l’Area Integrata dello Stretto potrebbe volgere lo sguardo oltre che davanti a sé anche a destra e a sinistra, da Tusa a Letojanni, passando per Floresta e Villafranca.
Messina Città Metropolitana è fatta di 108 Comuni che sono, per chi amministra, molto più importanti di Reggio Calabria, che di Città Metropolitana ha già la sua e se ne cura eccome.
Intanto, sul fronte trasporti sentiamo da anni da ministri, deputati, istituzioni, amministrazioni solo PAROLE. Dal febbraio 2013 il due volte sottosegretario e plenipotenziario di Renzi in Sicilia Davide Faraone, ha scoperto solo la scorsa settimana che i voli hanno tariffe eccessive (uso un eufemismo). La Sardegna ha la continuità territoriale alla faccia nostra da anni ed anni. Il ministro Delrio ci annuncia le delizie delle promesse per il Minniti di Reggio, assecondando le istanze della politica locale, senza avere la più pallida idea di chi siano i passeggeri del Minniti, ovvero chi ha il rimborso spese.
Nei mesi scorsi è venuto il magnate indiano dal cognome impronunciabile ed ha promesso la costruzione dell’aeroporto del Mela negli stessi anni in cui l’amministrazione ha varato il piano di riequilibrio. Scalo del quale abbiamo parlato per anni senza mettere una sola pietra reale. Ha chiesto di fare in fretta e firmare un protocollo entro febbraio. Sicuramente nel vivo della campagna elettorale lo faranno tornare per prendere in giro lui come prendono in giro noi da decenni.
Quanto al Ponte i politici sono diventati maestri nell’arte del non dire. Poiché nel governo ci sono esponenti di destra e di sinistra e poiché non sanno se hanno di fronte un si pontista o un no pontista, rilasciano dichiarazioni surreali.
Esempio: il Ponte è una priorità assoluta nel contesto di scelte prioritarie che prioritariamente riguardano le infrastrutture intermodali di collegamento col corridoio Berlino Palermo ma, perché no, anche Tunisi e Capo nord.
Nel dubbio ognuno capisce quello che vuole.
Mentre si stracciano le vesti per i brandelli di un aeroporto destinato a finire per “mancato uso”, l’amministrazione Accorinti ha fatto come Massimo Troisi nel film “pensavo fosse amore e invece era un calesse”.
Incontri a Roma, sopralluoghi per parlare di accoglienza dei migranti e del futuro della caserma di Bisconte senza “accorgersi” che si stava parlando di hotspot. Struttura che porterà a Messina 3 mila migranti.
In sostanza l’amministrazione Accorinti sostiene che nel corso di riunioni e riunioni a Roma aveva pensato che il governo volesse trasformare l’ex caserma in un Castello e invece ci ritroveremo un Hotspot.
Nel frattempo però facciamo bizzarre battaglie per aeroporti che non usiamo.
Tutti a bordo dell’asino che vola. Signori, allacciate le cinture.
Rosaria Brancato