Ieri sera l’affondoera arrivato direttamente da Palermo, quando la deputata 5Stelle Valentina Zafarana in aula ha chiesto al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichèse Cateno De Luca avesse realmente presentato le sue dimissioni annunciate a più riprese, in ultimo durante il comizio domenica sera. Miccichè però non ha esitato a dire che non era giunto niente da parte del deputato De Luca. Nonostante fossero già passati due giorni. Ma oggi pomeriggio DeLuca ha deciso di chiudere la querelle e ha trovato il tempo per inviare ufficialmente la sua lettera di dimissioni dall’Ars.
Per dimostrarlo ha pubblicato sulla sua pagina Facebook la ricevuta della PEC, la posta elettronica certificata, che riporta in oggetto la dicitura “Dimissioni dal Parlamento siciliano”. Il destinatario è l’Ufficio di gabinetto dell’Ars, in allegato c’è la lettera con cui il sindaco spiega i motivi della sua scelta. E la ricevuta è arrivata alle 17:11. Quindi alla fine De Luca ha scelto il più pratico ed efficiente metodo della posta elettronica per notificare la sua richiesta di dimissioni, rinunciando al “postino” Danilo Lo Giudice che adesso si prepara a succedergli all’Ars.
Ed è proprio a Lo Giudice che De Luca dedica il suo primo pensiero post dimissioni: «Eccomi pronto a mani nude a fare il sindaco di Messina. Auguri onorevole sindaco Danilo Lo Giudice facci sognare nel parlamento siciliano».
Finisce così il doppio incarico di De Luca, eletto deputato all’Ars nel novembre 2017 e poi sindaco di Messina lo scorso giugno. Un doppio incarico a cui il primo cittadino non avrebbe rinunciato e che anzi voleva essere strategia e tattica da usare in aula e fuori, un’arma di persuasione con cui “convincere” consiglieri, creditori e chiunque incontrerà sulla strada del Salva Messina. E’ per questo che adesso De Luca dice di essere pronto a mani nude fare il sindaco».
LA LETTERA
Con la presente rassegno le mie dimissioni da Deputato della gloriosa Assemblea Regionale Siciliana avendo scelto di svolgere il ruolo di Sindaco della città di Messina e di Sindaco della città metropolitana di Messina.
Pur nella consapevolezza di poter rimanere ancora in carica nella doppia veste di Deputato e di Sindaco per altri lunghi mesi – essendo la commissione verifica poteri impossibilitata ad operare per la pendenza dei ricorsi che rendono i singoli componenti giuridicamente incompatibili ed impossibilitati ad operare – ho deciso di togliere la S.V. dall’imbarazzo istituzionale nel quale si sta trovando, optando per l’esercizio del mandato elettorale di Sindaco di Messina.
Lei, signor Presidente, mi conosce più di altri e sa bene che io sono un uomo innamorato della vera politica e delle sobrie istituzioni ed ha potuto constatare che mai ho espletato i miei mandati elettorali senza aver onorato degnamente la fiducia che gli elettori hanno sempre riposto in me. La mia frenetica attività parlamentare, testimoniata da migliaia di emendamenti alle proposte di legge, soprattutto quelli di natura finanziaria, ne è una indelebile prova scolpita negli atti parlamentari.
D'altronde, se io – figlio di contadina e di muratore – all’età di quarantasei anni ho già avuto il privilegio di essere eletto Sindaco in tre comunità diverse e per ben tre volte al Parlamento Siciliano, vuol dire che il popolo ha sempre apprezzato la mia “politica del fare”, vera via maestra al cospetto della diffusa e contagiosa politica delle chiacchiere e del “poi vediamo”.
Ho indugiato per qualche mese in più nel doppio ruolo di Deputato e di Sindaco, non perché ho voluto approfittare della circostanza che la legge non prevede un termine perentorio per effettuare tale scelta, ma perché avevo la necessità di poter esercitare una incisiva azione di persuasione nei confronti del consiglio comunale – ove non ho alcun consigliere eletto nelle liste a me collegate a causa di un sistema elettorale alquanto balordo che va al più presto corretto – per poter ottenere gli urgenti ed importanti provvedimenti che la città di Messina necessita per uscire dal baratro finanziario nel quale l’abbiamo ereditata.
Non le nascondo che la data delle mie dimissioni da Deputato erano state effettivamente fissate per il prossimo 23 novembre, dopo aver ottenuto l’approvazione della rimodulazione del piano di riequilibrio finanziario preceduto dall’approvazione delle centinaia di delibere che fanno parte del progetto “Salva Messina”, ma ciò per le eccessive strumentalizzazioni tutt’ora in atto – oltre a mettere ulteriormente in imbarazzo la Sua autorevole persona – rischierebbe di compromettere l’intera strategia che responsabilmente il consiglio comunale ha già votato il quindici ottobre scorso con una storica ma necessaria apertura di credito nei miei confronti.
Non ho sopportato oltre, però, le strumentalizzazioni di alcuni personaggi che, ledendo la mia onorabilità, mi hanno accusato di rimanere ancora nella doppia veste di Deputato e di Sindaco per convenienze economiche, dimenticando che non vivo di politica e che il reddito derivante dai miei ruoli politici ha sempre rappresentato una piccola parte del mio complessivo reddito da lavoro di dirigente aziendale.
Infatti, solo gli stolti non comprendono che abbandonare il blasonato e ben pagato ruolo di Deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana per svolgere il ruolo di Sindaco significa rinunciare ad oltre diecimila euro al mese ed a votarsi a consistenti sacrifici e ad incalcolabili rischi di varia natura: se ho fatto questa scelta è perché amo di più fare il Sindaco che il parlamentare, in quanto sono sempre stato e conto di continuare ad essere un amministratore dei palazzi di governo e non un politico dei palazzi di potere.
Ho deciso di rinunciare alla possibilità di potermi dimettere da Sindaco di Messina continuando a svolgere il ruolo di Deputato, nella malaugurata ipotesi di bocciatura del progetto “Salva Messina”, per amore di Messina e perché la mia indole di guerriero di trincea mi impone di reagire alle sfide, pur se strumentali e provocatorie, combattendo a mani nude e senza alcuna comoda protezione. Io ho scelto di servire la mia città ed i messinesi hanno scelto il mio programma. Cercherò di realizzarlo, se sarà possibile, con questo consiglio comunale, altrimenti sarò costretto a chiedere ai miei concittadini di tornare al voto per mettermi nelle condizioni di amministrare con il sostegno della maggioranza dei consiglieri.
Resta inteso che, come di consueto, mi assumo tutta la responsabilità di ciò che affermo e di ciò che farò – ivi incluso il rischio di non essere rieletto nel caso di mie dimissioni anticipate perché non compreso o non gradito nei miei modi di fare e di pensare – fermo restando che se oggi sono alla guida della prestigiosa comunità di Messina è perché ho liberamente affrontato una elezione a sindaco, sovvertendo tutti i pronostici, con il mio spregiudicato pragmatismo e modo di essere: io ci metto la faccia e quindi decido io con chi e come amministrare, non essendo un soggetto condizionabile dalle mode o dalle pressioni occulte o mediatiche.
Se malauguratamente si genererà un cortocircuito istituzionale tra la Giunta Comunale ed il Consiglio Comunale ci sottoporremo tutti quanti nuovamente al giudizio della comunità perché non è mia indole passare il tempo limitando la mia presenza nel Palazzo Municipale alla gestione dell’ordinaria amministrazione: io sono di tutt’altra pasta rispetto ai miei predecessori perché non campo di politica ed esisto nella mia dimensione umana e professionale a prescindere dalla politica.
Tutto ciò mi rende UOMO felice e spregiudicatamente LIBERO!
Non è responsabilità mia se la comunità non ha ritenuto, oltre ad eleggermi Sindaco, di consegnarmi una maggioranza stabile e coesa in consiglio comunale figlia del medesimo programma di governo, probabilmente perché il ruolo di tale organo in questa città è stato fino a qualche mese fa svilito e reso inefficace dal comportamento della gran parte di coloro che ne hanno fatto parte.
Non sarà colpa mia, quindi, se una parte delle organizzazioni sindacali e la maggioranza del consiglio comunale preferiranno continuare a navigare su una nave che sta per affondare, rinunciando ad immediate e consistenti fatiche per ripararla e far giungere, sani e salvi, tutti i naviganti in un porto sicuro.
Ma ora Messina ha bisogno di essere difesa e salvata dall’ultimo e violento attacco proveniente da quegli ambienti che non hanno alcuna intenzione di chiudere con le misere logiche del passato, preferendo il lucro delle risorse pubbliche per pochi intimi piuttosto che il diffuso e stabile benessere per l’intera collettività.
Io non ho paura di essere travolto da queste potenti caste ed a mani nude sono pronto a fronteggiarle ed a combatterle nella speranza che la città si unisca a me per cancellare definitivamente questa oligarchia miope ed egoista, rappresentata anche da tanti blasonati sepolcri imbiancati, che la tiene da troppo tempo sotto scacco.
Mi auguro, Signor Presidente, che la politica regionale non continui a mortificare i palazzi municipali e che non si ripetano più i crescenti prelevamenti dal fondo delle autonomie locali per finanziare lo sperpero di denaro pubblico derivante dall’eccesiva impostazione “palermocentrica” dell’amministrazione regionale ormai ridotta ad un autoreferenziale pachiderma.
Spero che la politica di governo regionale la smetta di paralizzare le risorse extraregionali e ne deleghi al territorio la gestione, evitando di rallentare quella doverosa azione di buongoverno che solo i palazzi municipali possono concretamente garantire alle comunità di riferimento.
Sono fermamente convinto che Danilo Lo Giudice, giovane Sindaco di Santa Teresa di Riva, che mi sostituirà tra qualche giorno nel Parlamento Siciliano, saprà portare avanti l’azione di difesa degli interessi della Sicilia e dei Siciliani essendo – come me – uno dei tanti figli del territorio che umilmente e con caparbietà sono riusciti ad emergere senza essere figli d’arte o strumento dei poteri forti che ne hanno determinato il successo elettorale.
Esimio Presidente, è risaputo che il mio sogno, se uscirò vivo e con successo dal governo della città di Messina, è quello di ritornare nell’Assemblea Regionale Siciliana da Presidente della Sicilia e dei Siciliani, perché ritengo – forse peccando di presunzione – che il progetto di radicale Svolta che sto cercando di attuare nella mia città possa tornare utile ed essere da esempio a tutta la Sicilia.
Il mio non è un addio, quindi, ma un arrivederci!
Nell’ossequiarla, signor Presidente auguro ai miei colleghi parlamentari le migliori fortune nell’interesse della Sicilia e del Popolo Siciliano e la prego di voler dare ampia diffusione alla presente lettera trasmettendone copia a tutti i Deputati ed ai componenti del Governo Regionale.
Con deferenza
Cateno De Luca Sindaco dei Messinesi
F.St.