Di Mascio, Santarelli, Martorano. Potete finalmente cancellarli dalla mente questi nomi. Come il passato fosco, doloroso che evocano. L’approssimazione, il dilettantismo, il tiriamo a campa’, la superficialità, la negligenza a tratti sfociata nel dolo che ha umiliato migliaia di tifosi ed appassionati. Tutto da resettare. Si volta pagina, a fatica, ma si volta pagina. Nonostante le resistenze al cambiamento dell’ultima ora.
Il passo indietro di Bonina, dopo la tardiva accelerazione del fine settimana, rende giustizia al buon senso del “re dei supermercati” che ha riparato ad un errore di tempistica e strategie. La sua voglia matta di pallone abbinata ad una solidità economico-finanziaria rara, lo abbiamo sempre detto, rappresenta un patrimonio per questa provincia da non disperdere. Ma, a tempo debito. La priorità era innanzitutto chiudere immediatamente la fase di transizione, l’interregno di Manfredi e cominciare a lavorare. Già perché – forse gli anni di astinenza da calcio vero lo hanno fatto dimenticare a qualcuno – le dinamiche tecniche ed amministrative di una società di calcio degna di questo nome impongono l’assunzione di scelte strategiche già a metà giugno. Dal ritiro (Casteldisangro), all’allenatore (con ogni probabilità GaetanoCatalano), alla rosa. Insomma Lo Monaco non poteva aspettare, perché il Messina non può permettersi di aspettare.
Aspettando la cessione del residuo 33% che dovrebbe materializzarsi nelle prossime ore, la quasi totalità del 67% acquisito dal gruppo di imprenditori sportivi siculo-campani è stato intestato al rampante Vincenzo, che già ieri sera nelle sue prime uscite radiofoniche e televisive da socio di riferimento del Messina, ha mostrato disinvoltura, equilibrio e genetica conoscenza della materia, mentre una piccola quota è stata intestata al consulente di fiducia della famiglia Torrisi, che diventerà il nuovo presidente. Un segnale preciso , da non sottovalutare: la discesa in campo diretta del rampollo di famiglia rappresenta un netto segno di discontinuità rispetto alla recente esperienza di Milazzo.
Una rivoluzione copernicana nel modo di fare calcio quella che attende tutti coloro che, a vario titolo, ruotano intorno al Messina. I tifosi che finalmente torneranno ad essere semplicemente tali, depositari di una smisurata passione, la componente in più nelle partite difficili, i protagonisti di carovane esterne senza precedenti, i registi di strepitose coreografie. Punto e basta. Come è giusto che sia. Il ruolo di tappabuchi (a volte mediatori, a volte finanziatori, etc) che, per necessità, di fronte alla latitanza di Istituzioni ed operatori economici sono stati costretti ad assumere, diventerà solo un tenue ricordo. I giornalisti che si confronteranno con una management professionale, autorevole e per questo in grado di fissare regole e limiti invalicabili, fisici e non. Per tutti, nessuno escluso.
Gli amministratori. Colpevolmente assenti in questi anni, pronti a trincerarsi dietro la mancanza di una proprietà serie e solida. Oggi niente più scuse: ogni richiesta di un gruppo di imprenditori sportivi capaci merita attenta valutazione, ponderata riflessione, ma anche risposte rapide, e non semplici parole. Il primo severo banco di prova è rappresentato dall’ampliamento dell’agibilità parziale del San Filippo, attualmente limitata a 6900 posti, in seguito al crollo del muro di contenimento a monte della Tribuna C. I Lo Monaco hanno già in mente un prestigioso Triangolare da intitolare alla memoria di Franco Scoglio da giocare a cavallo di Ferragosto ed al quale parteciperanno Genoa e probabilmente Juventus. Politicanti permettendo.
Pietro Di Paola