Elezioni precari della ricerca. Una nuova identità collettiva contro disorganizzazione e arroganza accademica

A poche ore dalla proclamazione degli eletti in rappresentanza dei dottorandi, degli specializzandi e degli assegnisti di ricerca in seno al Senato Accademico ― in seguito alle votazioni del 12 e 13 Dicembre per il rinnovo degli organi di governo dell’ateneo messinese ― è possibile esprimere alcune valutazioni su questa esperienza elettorale, a partire da una doverosa precisazione: questo momento di partecipazione è patrimonio esclusivo delle battaglie del Coordinamento dei Precari della Ricerca e di NIdiL CGIL. Nessuno tra i docenti, né tantomeno tra i candidati altri rispetto a quelli espressi dal coordinamento, ha espresso una sola parola in favore del diritto alla rappresentanza di queste figure professionali.

La prima valutazione riguarda i precari che hanno deciso di partecipare ad un inedito (e da molti osteggiato) processo di sindacalizzazione, e che hanno confermato la necessità di aggredire le contraddizioni vissute dentro i dipartimenti e le facoltà: dalla qualità dei percorsi formativi, alle prospettive occupazionali, dalla sicurezza nei luoghi di lavoro all’autonomia della ricerca. Come pensavamo, le elezioni hanno offerto un prezioso momento di confronto, hanno rafforzato il nostro radicamento e con esso le relazioni ed i rapporti umani. Le votazioni meritano in questo senso una valutazione positiva, soprattutto per il futuro della nostra iniziativa sindacale.

Una seconda considerazione di tutt’altro segno concerne l’organizzazione di queste elezioni, svoltasi all’insegna della più grande superficialità da parte degli organi dell’ateneo preposti, a partire dalla definizione del regolamento, per andare alla formazione delle liste dell’elettorato, mai pubblicate in forma completa, fino a raggiungere il grottesco con la dislocazione dei seggi: nei fatti, a centinaia di specializzandi di Scienze MFN è stato negato il diritto al voto. Questa disorganizzazione è attribuibile solo in parte alla novità rappresentata dalla partecipazione al voto dei precari: le ragioni profonde risiedono nella storica superficialità con cui l’Ateneo, ed in particolare le sue strutture burocratiche, sono abituati a trattare questo settore debole.

Nel merito dei risultati, Claudio Ampelli, del Coordinamento Precari della ricerca e NIdiL CGIL è stato eletto per gli assegnisti di ricerca, Alessia Bramanti e Domenico Mallamace rispettivamente per i Dottorandi e gli Specializzandi. Com’è noto, l’assegnista è aperta espressione del movimento sindacale e dei precari che ne fanno parte, ma gli altri due da chi erano sostenuti? Da un gruppo di amici, è stato detto, senza un barlume di progettualità o un minimo tentativo di radicamento nella galassia dei precari della ricerca. L’unica qualità emersa a tutt’oggi è che dottoranda e specializzando sono entrambi figli di docenti universitari. Anche per questo il consenso maturato dal coordinamento dei precari ha un valore aggiunto: perché non è figlio di nessuno. Rappresenta un punto di vista, anche culturale, autonomo e disinteressato.

Nei due giorni ha votato oltre il 51% degli assegnisti; un segnale forte dalla parte più avanzata della ricerca “non strutturata-, che attende risposte sul proprio destino professionale. Il dato conferma che l’intuizione di ricomporre le singolarità più qualificate dentro una soggettività collettiva si è rivelata corretta. Al contrario, l’opportunismo politico non sempre paga. Il “quorum- per dottorandi e specializzandi (consistente, secondo lo Statuto dell’Università nella metà più uno degli aventi diritto al voto,) non è stato raggiunto e quindi, da regolamento, queste due figure dovranno tornare al voto. Su questo punto la nostra organizzazione sindacale ha già presentato ricorso presso l’Ufficio Elettorale dell’Ateneo e si impegna a fondo fin da ora e in tutte le sedi affinché si torni rapidamente alle urne. Contro l’arroganza e contro l’opportunismo.

p. NIdiL CGIL

Daniele David