Una grande sfida

Arrivare in un nuovo Stato, vivere in un’altra terra, trovarsi faccia a faccia con una cultura estranea, un mondo che finora si era ignorato, un’altra lingua da imparare , e tanta voglia di ritornare a casa. Sono questi i pensieri che affollano la mente di un immigrato che si accinge a dare una svolta decisiva alla sua vita, con una scelta fatta a volte in modo drastico: lasciare il proprio paese.

L’impatto con la lingua viene ulteriormente reso difficile dalla presenza di dialetti locali, di uso comune fra amici, parenti o colleghi, che non consentono allo straniero normali rapporti sociali o comunque gli procurano un rallentamento nell’inserimento del collettivo.

L’azione della maggior parte dei mass-media d’Europa non contribuiscono ad una corretta visione del fenomeno di immigrazione,

essi si occupano di immigrati solo se accadono fatti gravi, per lo più di cronaca,che attentano alla sicurezza pubblica; si parla di stranieri quindi solo come un problema relativo alla sicurezza.

Ma proviamo ad osservare il “problema- da un’altra angolazione e l’immigrazione può divenire così, necessità di integrazione.

Essa sembra oggi rappresentare una grande sfida non solo per la nostra città o per il nostro paese, ma per tutta l’europa. il problema del singolo diviene quindi problema della collettività e diventa nello stesso tempo una lotta in opposizione a quelle chiusure mentali e culturali che danno luogo al fenomeno della xenofobia .

Ma cosa vuol dire in sostanza integrazione?

Integrazione è quel processo che si crea fra un singolo individuo straniero e lo stato che lo

ospita con la formazione e l’azione di diversi eventi che diano una formazione chiara per la nuova vita comunitaria.

Integrazione vista quindi come sinonimo di istruzione per una crescita dell’intera comunità europea o se vogliamo dire meglio, per un allargamento dell’Europa che man mano va assumendo una sempre maggiore svolta multicolore e multirazziale creando un investimento per il futuro.

Per mia esperienza personale so che in Germania, per esempio, esiste un programma statale di integrazione sociale per gli stranieri, che aiuta gli emigrati ad assimilarsi pienamente. Un programma funzionante, grazie al quale lo straniero non si sente escluso dalla società.

Non ci sarà mai una crescita se si chiudono le porte al mondo, ed è un concetto del tutto fuori moda avere solo “paura dello straniero- e di ciò che non si conosce.

Purtroppo oggi, l’immigrato viene a volte isolato e ghettizzato da una mancata ed adeguata informazione intesa come “istruzioni d’uso-.

Per esempio Il migrante che legge articoli o messaggi pubblicitari sull’immigrazione in lingua italiana, oltre alle eventuali difficoltà linguistiche, non si sente il destinatario principale all’informazione.

Manca un collegamento diretto, un azione mirata alla comprensione, una volonta specifica di alcune istituzioni che il più delle volte by-passano il problema.

La mia idea del’integrazione é tale: non basta un solo desiderio da parte dell’ immigrato per integrarsi in un nuovo ambito socio-culturale. La parte accogliente (lo stato) deve prestare completa assistenza agli stranieri. Quindi l’integrazione, come l’amore, deve essere reciproca.

IRYNA CHUMAKOVA

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