Non abbiamo mai dubitato dell’onestà intellettuale del Prof. Luigi Giuseppe Angiò, Titolare della Cattedra di Chirurgia d’Urgenza e di Pronto Soccorso e Direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale I della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Messina, ma soprattutto amico e punto di riferimento in ambito professionale per molti di noi, che, universitari e ospedalieri, abbiamo avuto la fortuna di attingere ai suoi insegnamenti e che sul suo appoggio oculato, esperto, incondizionato ma anche discreto, per l’innato rispetto che ha sempre avuto dei colleghi, abbiamo fatto e facciamo affidamento nei momenti più difficili della nostra attività di medici e soprattutto di chirurghi. Anche chi negli ultimi anni lo ha vessato, impedendogli di espletare compiutamente i suoi compiti istituzionali, non può dimenticare che il Prof. Angiò non si è saputo negare, pur avendone tutte le buone ragioni, e gli è stato al fianco a rincuorarlo, a rassicurarlo e a mettergli a disposizione tutta la sua esperienza.
Sì, perché proprio questo vogliamo dire: pur sicuri dell’onestà di Luigi Angiò, non avremmo creduto, se non avessimo toccato con mano, attraverso i documenti che il medesimo ha messo a nostra disposizione, che ci siano stati dei colleghi che abbiano mobizzato il Docente, demansionandolo e, quindi, dequalificandolo professionalmente, con tutte le conseguenze che tale circostanza ha per il medesimo comportato anche sul piano umano e sociale.
Oltre, però, a non riuscire a dare una plausibile spiegazione a questa triste vicenda, quello che soprattutto non comprendiamo è come mai, gli Organi Istituzionali, preposti anche alla vigilanza e ai quali ripetutamente nel corso degli anni il Prof. Angiò si è rivolto, non abbiano fatto nulla per impedire il prosieguo dell’azione mobbizzante e, anzi, e questa è storia di questi ultimi giorni, anziché doverosamente aprire un’inchiesta amministrativa, dal Docente sollecitata al fine di accertare i fatti e di identificare e sanzionare i responsabili – pronto peraltro a pagare di persona qualora, il che ci sembra poco probabile, fosse stata accertata una sua responsabilità -, hanno pensato bene, approfittando di una richiesta di trasferimento che il Prof. Angiò, “stanco di rubare lo stipendio- e contestualmente all’invito di esperire un’indagine interna, ha avanzato, di trasferirlo nell’Unità Operativa di Chirurgia Oncologica, in cui, però, non potrà più svolgere l’attività assistenziale attinente a quella disciplina – Chirurgia d’Urgenza – che insegna dal 1986.
Ogni parola, ogni frase è insufficiente per esprimere il nostro sdegno di fronte a un siffatto evento e, nel mentre affianchiamo il Prof. Angiò in questo triste momento della sua vita lavorativa, esprimendogli la nostra più sincera solidarietà con i fatti, di cui questo nostro scritto è una prima manifestazione, l’unica speranza che ci rimane è che gli Organi preposti, ai quali il Docente si è rivolto nel tentativo di fare rispettare i propri diritti, non ritardino a intervenire e a fare chiarezza, per la migliore funzionalità del Policlinico Universitario messinese.
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