Dopo quasi quattro mesi dalla sentenza con la quale il C.G.A. ha invalidato le elezioni amministrative, che avevano visto l’elezione a sindaco del dott. Francantonio Genovese, per la città di Messina la luce in fondo al tunnel del caos appare sempre più come un lontano miraggio.
La classe politica cittadina continua a dimostrare la propria inadeguatezza, rispetto all’esercizio del ruolo di comando che legittimamente le compete, e la propria incapacità nel dare alla città un progetto ed una visione d’insieme che le permetta di uscire dalla secche economiche e sociali in cui si ritrova invischiata. Da troppi anni ormai vi è in atto un sotterraneo scontro tra potere politico e potere giudiziario le cui manovre si fa fatica a capire cosa c’entrino con il bene comune, anche se siamo sicuri che esse contribuiscono ad aumentare il senso di frustrazione e confusione vissuto quotidianamente da ogni cittadino.
Nella situazione in cui si ritrova la città, come è evidente, sarebbe molto più opportuno pensare di rimboccarsi le maniche e ricominciare a lavorare per il bene di tutti. Già, ma da dove ripartire? In un clima di insicurezza e di sfiducia generale nelle istituzioni e nella politica da dove è possibile trarre energie positive che consentano alla città di cambiare rotta e rifiorire sotto ogni punto di vista, sia esso politico, sociale, economico e culturale?
Consapevole che una tale situazione di stallo politico è generata da una crisi che interessa l’umano in ogni suo aspetto, la Compagnia delle Opere intende indicare due punti fermi attraverso i quali è possibile intraprendere un cammino diverso da quello sin qui compiuto.
Innanzitutto è più che mai necessaria una sana e seria applicazione del principio di sussidiarietà. Ossia di quel principio secondo il quale a rispondere ai bisogni generali della gente siano innanzitutto i cittadini, singolarmente o riuniti in associazioni, e solo successivamente sia lo Stato a farlo, là dove la società non riesce ad intervenire. La sussidiarietà, ricordiamolo, non solo permette di rendere efficienti ed efficaci i servizi forniti agli utenti, ma – cosa ancor più importante – rende responsabile la società su temi quali l’istruzione, la sanità, i servizi sociali, la pubblica amministrazione, l’economia e la cultura.
Strettamente connessa alla sussidiarietà, come si può ben comprendere, è “l’emergenza educativa-. Dal papa Benedetto XVI all’Unesco – per dire soltanto due realtà di spicco -, tutti siamo d’accordo che ci troviamo dinnanzi a una emergenza, perché vediamo la fatica che fa la nostra società (e la nostra società siamo tutti noi, nessuno escluso) a trasmettere le ragioni del vivere, cioè a introdurre al reale tutti i nuovi membri del nostro popolo. Il disinteresse mostrato da ognuno di noi per la città, che porta inesorabilmente a una passività, ci fa capire la natura della crisi in cui siamo coinvolti: questa non è soltanto un problema politico, ma è una crisi dell’umano.
Responsabilizzare attraverso l’educazione il popolo significa gettare le basi per un futuro prospero e proficuo. Solo chi è in grado di capire se stesso e comprendere le proprie esigenze e i propri bisogni può costruire e dare risposte concrete alle esigenze e ai bisogni altrui. In tal senso la Giornata della Colletta Alimentare, che si è svolta lo scorso 24 novembre, o le Tende di Natale rappresentano un mirabile esempio.
Non sappiamo cosa accadrà prossimamente, né ci interessano i giochetti e gli accordi preelettorali che le segreterie dei vari partiti ordiranno. Alla politica e ad entrambi gli schieramenti, però, non possiamo non chiedere di farsi carico di realizzare quanto è stato loro suggerito: ne va del bene e del futuro di tutti noi.
Compagnia della Opere di Messina
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