La Sicilia e Messina. A volte dimentichiamo che prima di appartenere ad una città siamo figli di una terra, la Sicilia. Poco più di cinque anni, 1713- 1718, è durato il regno di Vittorio Amedeo II di Savoia. Siamo stati tutti testimoni di vere e proprie trattative di vendita, potremmo parlare, nel caso specifico, di permuta.
In più di un’occasione, infatti, il sovrano ha chiesto di poter cambiare il regno di Sicilia con Milano, Firenze, la Toscana e infine la Sardegna. L’importante era, come facile immaginare, mantenere lo status di sovrano.
Prima, fra tutte, la Spagna di Filippo V, figlio di Luigi XV, re di Francia, ha cercato di trarre vantaggi dalla difficile situazione vissuta dall’isola, con la speranza di poter recuperare il regno perduto cinque anni fa.
Nell’affare si sono inseriti anche gli austriaci e l’imperatore Carlo VI, figlio dell’imperatore Leopoldo I.
Le trattative hanno interessato principalmente la compagine austriaca, se di trattativa si può parlare. L’esercito imperiale, attraversato lo stretto, ha occupato Messina, devastandone i sobborghi.
Un conflitto che non ha risparmiato nessuno, che nel giro di due anni ha messo l’isola e Messina in ginocchio, ponendo le premesse di una crisi che in prospettiva sarà difficile superare.
Dopo l’ennesimo spargimento di sangue, la Spagna non ha potuto fare altro che abbandonare ogni sogno di gloria, davanti all’Austria, padrona del campo.
In tutto questo, che fine ha fatto il Savoia? Alcune indiscrezione parlano di un sovrano soddisfatto dagli accordi di pace raggiunti, come non essere felici di poter cingere la corona di Sardegna!
Per Messina cosa si prospetta adesso? La nuova amministrazione, facendosi portavoce dei desideri del sovrano Carlo VI, ha dichiarato la ferma intenzione di aiutare la città. Non è un mistero infatti che abbia sofferto notevolmente lo stato di guerra.
La maggior parte dei lavoratori ha preferito lasciare Messina, insostenibile si è fatto l’aumento indiscriminato del costo della vita. Molte zone, un tempo popolatissime, appaiono oggi deserte e numerosi sono i nuclei abitativi abbandonati.
Abbiamo cercato di sondare gli umori della popolazione, e gran parte degli intervistati hanno attribuito ai palermitani la causa dei disagi, rei di aver tentato ogni strada per impoverire la città.
Intanto da Vienna, capitale dell’impero asburgico, sono giunte numerose attestazioni di compiacimento per la fedeltà che la nostra amministrazione ha fino ad ora dimostrato. La città ha finalmente ottenuto il monopolio nell’esportazione della seta e una sostanziale riduzione delle quote di imposta.
Carlo VI, ha inoltre riconosciuto lo status di porto franco. Si spera che queste iniziative possano contribuire al ripopolamento della città.
Non possiamo che apprendere con animo sollevato della politica di apertura, decisa dalla nuova amministrazione, nei confronti della comunità di ebrei, nuovamente presente in città. Carlo ha permesso che essa che potesse disporre di una sinagoga, pur imponendo loro di portare un distintivo giallo.
Siamo di fronte, quindi, ad iniziative economiche e sociali che nel breve tempo riusciranno a sortire gli effetti desiderati.