L’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria ha forse un primato nazionale. Se non la prima, di certo è fra le primissime ad aver sospeso dipendenti – 15, nello specifico – per aver rifiutato di vaccinarsi. Sospensione dalle funzioni e dallo stipendio: un provvedimento adottato ai sensi del decreto legge numero 44 del primo aprile scorso.
Giusto chiarire che si tratta di «operatori sanitari»: gli amministrativi, se anche hanno rifiutato di vaccinarsi, non saranno comunque sospesi. Perché non è questa, evidentemente, la ratio legis, ma d’impedire ogni ulteriore diffusione del Sars-Cov-2.
In realtà, i dipendenti diffidati per un’apparente posizione no vax erano circa il doppio: un’altra quindicina, ricevuta la diffida, è corsa a vaccinarsi. Quelli sospesi sono dipendenti che operano quasi tutti nella Jonica reggina, specie sul versante dell’ospedalità territoriale. Ma di certo, frangente che sgomenta, sono tutti medici e infermieri che operano a stretto contatto col pubblico.
Se manterranno la decisione di non immunizzarsi, potranno restare sospesi fino a fine anno.
«Nessun intento persecutorio, ma abbiamo una legge da applicare. E in più – aggiunge a Tempostretto il commissario dell’Asp di Reggio Calabria Gianluigi Scaffidi – non dobbiamo perdere credibilità, per nessun motivo».
L’auspicio però, come potrete sentire dall’intervista audiovideo a Scaffidi che vi propone Tempostretto, è che il provvedimento faccia da stimolo per questi dipendenti a vaccinarsi, per essere così reintegrati. Innanzitutto, per un fatto di vicinanza umana.
Ma non manca neppure un risvolto paradossale della vicenda. Infatti l’Asp è “costretta” a privarsi dell’operato di addetti delle cui prestazioni però, essendo «vistosamente sotto organico», ha maledettamente bisogno.