di Giuseppe Fontana, riprese e montaggio Silvia De Domenico
MESSINA – Il campo da rugby “Arturo Sciavicco”, a Sperone, continua il proprio percorso di riqualificazione ma resta al di là di un torrente che non ha un passaggio adeguato. Il caso dell’attraversamento per raggiungere il terreno di gioco, recentemente riqualificato ma ancora, di fatto, agibile soltanto in deroga, continua a tenere banco ormai da decenni. Appena un anno fa, agli inizi di febbraio 2022, il presidente del Messina Rugby, Pietro Todaro, ci aveva parlato di “un sogno che si avvera“, nel raccontare la rinascita dell’impianto.
Ad oggi, però, resta il problema principale: il campo c’è, ma per arrivarci? Bisogna percorrere una strada sterrata che dall’ospedale Papardo “sale” verso le abitazioni e poi svoltare a sinistra, nel bel mezzo della vegetazione e del torrente, attraversandolo e rischiando, nei giorni di pioggia, di restare impantanati o bloccati da una parte e dall’altra. Come in effetti è successo varie volte, a quanto racconta chi quel campo lo vive ogni giorno tra allenamenti e partite di campionati nazionali, regionali e giovanili.
“Servirebbe un accesso adeguato – spiega l’ingegnere Leone Pidalà – e in questo momento non esiste. Abbiamo segnalato più volte la mancanza e l’assoluta necessità che venga realizzato. Il modo in cui si arriva è solo attraverso questa briglia realizzata dal Genio Civile anni fa e consente il passaggio, ma non si può dire che sia un accesso adeguato”. Pidalà prosegue: “Qui siamo su un torrente, basta che piova un’ora e non si passa più. Rischi di restare bloccato nella struttura”.
Rincarano la dose i presidenti delle due società coinvolte. Francesco Cavallaro guida la Messina Rugby Lions 1971: “Per chi fa un campionato regionale come il nostro il problema più grosso è portare qui il pubblico, messinese e non, in un luogo senza tribune e in cui bisogna arrivare a piedi e non in sicurezza. Ma soprattutto convincere i genitori a portare i bambini in un campo che è splendido, ma la strada? Il problema di restare bloccati c’è, molti genitori riflettono anche su questo prima di affidarci i bambini che diventano poi atleti”.
“Noi facciamo la serie B – racconta invece Pietro Todaro – e le società devono lasciare il pullman lontano e arrivare a piedi. Ma la criticità maggiore sono pubblico e genitori. Non è ammissibile che chi ci vuole seguire resti nella collinetta”. Chiude poi Pidalà: “Non possiamo partecipare nemmeno a un bando per finanziamenti senza la strada. Ci verrebbero negati proprio perché non c’è una adeguata accessibilità. Avevamo pensato di porre in essere altri servizi, ma così è difficile”.