servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – I lavori per la realizzazione del parco “Casa Nostra”, a Tremonti, si sono conclusi ormai 4 anni fa. Dopo una gestazione durata 10 anni e un’attesa lunga 30. Poi finalmente il collaudo finale a dicembre dello scorso anno nel complesso Casa nostra. Ci sono voluti più di 3 milioni di euro per ridare dignità a queste colline. Eppure il parco non è mai stato inaugurato e ancora oggi 3 cancelli su 4 sono chiusi. I cittadini che abitano in zona non sanno se considerare lo spazio aperto o meno. Anche perché non c’è stata nessuna apertura ufficiale e quasi tutti gli ingressi sono appunto chiusi.
Che qualcuno lo utilizzi però è certo. All’interno infatti ci sono rifiuti ovunque. Nonostante il collaudo, infatti, non sono stati posizionati i cestini per la raccolta differenziata. Inoltre i giochi sono stati vandalizzati e i tavoli in cemento imbrattati.
Insomma una struttura nuova che nel frattempo è già diventata vecchia, senza pulizia e manutenzione. Eppure le telecamere sono state posizionate, ma a quanto pare non bastano per fare da deterrente all’inciviltà.
L’abbiamo visitata con il consigliere comunale Giandomenico La Fauci, che ha già presentato un’interrogazione all’amministrazione per capire quale potrà essere il futuro del parco e quale modello di gestione si intende adottare. “Se dovrà essere affidato a privati tramite un bando o dato in gestione ad esempio a Messina Social City, che sta facendo un buon lavoro a Villa Dante”, mette nero su bianco La Fauci. Insomma quali azioni immediate intende intraprendere il Comune di Messina per preservare la struttura da ulteriori danni o atti vandalici? E’ quanto chiede nell’atto appena depositato il vice presidente del Consiglio.
Ampi spazi con una vista unica sullo Stretto. Proprio perché strutturato su più livelli, il parco si presterebbe a diversi utilizzi. Al suo interno ci sono infatti un anfiteatro per eventi e spettacoli, delle zone per mangiare con tavoli e panche in cemento, dei gazebo che potrebbero essere destinati ad attività per anziani e bambini, delle aree con prato sintetico e giochi.
Quella del complesso Casa nostra è una delle lunghe storie di risanamento della città di Messina. Tutto iniziò nel 1993 con una frana. 13 palazzine che sorgevano sulla collina di Tremonti furono evacuate. 78 famiglie lasciarono la propria casa e da li iniziò una lunga battaglia per i cittadini che si costituirono in un comitato. “Risaniamo Casa nostra” è stato composto nel 2013 da cittadini resilienti che non si sono arresi al degrado. Hanno lottato, hanno bussato alle porte di politici e istituzioni e infine hanno ottenuto quel risanamento in cui non hanno mai smesso di sperare.
A raccontare questa storia dallo scorso anno c’è una grande fenice. Un’opera simbolo di rinascita di un luogo e resilienza di chi lo abita. Una statua realizzata con alcuni dei materiali delle palazzine demolite. Un gruppo di cittadini ha messo insieme i pezzi, ha lavorato nelle cantine per dare forma ad un’idea di riscatto. La sua realizzazione è stato un lavoro partecipato, del tutto a spese degli ideatori. La fenice vuole essere un simbolo anche per le generazioni future del complesso, ma non solo. E’ ben visibili dalla strada e anche dall’autostrada e vuole ricordare a chiunque la osservi che “con l’impegno di tutti e camminando a testa alta si può risorgere dal degrado, causato da un uso selvaggio del territorio della collina di Tremonti”, spiega il rappresentante del comitato Silvestro Bonanno.
Oggi quel simbolo di resilienza rischia di diventare una cattedrale nel deserto. I cittadini che abitano a Casa Nostra hanno atteso l’opera per più di 30 anni, di cui 10 di lavori, per poi non vederla mai splendere davvero.
Vedi qui la galleria fotografica 👇🏻